di DELIO DE MARTINO* - Una vita vissuta in cinque lingue da un poeta ancora giovane e già affermato cantante lirico. È questa la malia di Florilegium, la prima silloge poetica di Flavio Ferri-Benedetti, spagnolo di origini italiane, appena pubblicata da Levante editori nella ricca collana “Bibliotechina di Tersite”. Nato a Scandiano, in Emilia, e trasferitosi da giovanissimo in Spagna per seguire i genitori, Ferri-Benedetti ha girato il mondo e continua a farlo per lavoro. Un errare per il globo che lo ha portato a un continuo mescolamento di lingue ma anche di atmosfere, emozioni e suggestioni sparse tra Italia, Spagna, Svizzera, Germania e Austria. Una vita che ha tutte le sfumature dei colori dell’arcobaleno come suggerisce anche la copertina del grazioso volumetto, in cui un arcobaleno si staglia dalla voragine di un paesaggio desolato per solcare un cielo minaccioso e carico di angosciosi nuvoloni (Flavio Ferri Benedetti, Florilegium, Antologia poetica -1999/2016 - con illustrazioni originali di Silvano Ferri-Benedetti, Levante editori Bari, 2017).
Il titolo in latino, la lingua sostrato della maggior parte delle lingue europee, tenta in qualche modo di riassumere l’ecletticità delle poesie e della personalità di un poeta che unisce la passione per la poesia al canto, agli studi di traduzione (laurea in “Traduttori e interpreti” all’università di Castellón de la Plana) e alla ricerca filologica. Ferri-Benedetti è dottore di ricerca presso l’Universitat de València e la sua tesi di dottorato ‘El hilo de Hipsípila’ è stata recentemente pubblicata proprio presso Levante (2015).
Scorrendo le pagine si ritrovano poesie in italiano - dalla patina a tratti arcaica -, in valenziano, in spagnolo, in tedesco e in inglese con accenni in francese, in portoghese ed anche in latino e in greco antico. Ogni poesia riporta l’indicazione di origine e la data di composizione, come in un diario.
Il volumetto è diviso in due sezioni che corrispondono alle due fasi della vita vissute finora da Ferri-Benedetti che ha compiuto da poco 34 anni: “l’adolescenza” e l’inizio del viaggio”. La prima sezione si conclude con un sonetto rivolto alla madre “persa nei suoi pianti” che vede il figlio uscire dal suo “nido” in volo verso una vita nuova. Dopo l’adolescenza vissuta a Vila real e a Castellón de la Plana, l’autore si trasferì a Basilea, dove iniziò a frequentare la Schola Cantorum Basiliensis, da dove iniziò la sua carriera artistica.
I temi delle liriche sono molto vari e spesso traggono spunto da un’emozione (Amarga soledad), dalla suggestione di un paesaggio o di un elemento della natura (Brisa del desierto, Airone), da una sensazione (Dolore) o da una percezione (Rumore), da un raptus disperatamente saffico (In volo).
La forma metrica preferita è quella più classica della tradizione poetica italiana fin dai tempi del sommo poeta, il sonetto: in totale 60 indicati con numeri romani. All’interno di una metrica molto tradizionale non mancano però innovazioni stilistiche e retoriche come è evidente nell’ultimo sonetto della raccolta dove il pastiche linguistico raggiunge il massimo grado e greco antico, latino, italiano, spagnolo, francese e tedesco si mescolano all’interno dello stesso testo poetico in un accorato appello al proprio angelo custode. Si tratta di un tentativo forse illusorio, forse disilluso di trovare finalmente una lingua che possa metter in contatto la disperazione della condizione umana con una realtà trascendente che spesso ci lascia senza risposta.
Non mancano ad ogni modo poesie meno tradizionali nella metrica, maggiormente influenzate dalle avanguardie del ‘900 come ad esempio Stanchezza, che riprende chiaramente lo stile ermetico.
Ferri-Benedetti ama le prosopopee e si rivolge spesso ai suoi stessi sentimenti in versi che trasformano le poesie in un dialogo con se stessi, un dialogo monologante. Altre volte la violenza dell’amore si manifesta in versi più duri in cui il sentimento amoroso diventa ora una malattia ora una violenza ora un tradimento. Frammenti di poesia antica e nuova.
Dai versi di Florilegium traspare inoltre la passione per la letteratura classica attraverso un citazionismo leggero e quasi impalpabile ma che impreziosisce le liriche legandole ai grandi mitemi dell’uomo. Già nel sonetto di apertura l’autore rivolge un appello a un Poseidone dolente («Poseidó dolent») mentre si consuma il suo tormento nel Tartaro nascosto del suo animo. Sparsi tra i versi di altre liriche suggestioni mitiche si ritrovano nella similitudine della propria vita con quella della Fenice (sonetto XII), nel fato che si svolge “non lungi dal Parnaso o dall’Eliso” (sonetto XVI) o il “tetro fil d’Aracne” dipinto nella memoria dei ricordi dell’Emilia (In Emilia), o “lancinante… coltello delle dita sul collo che ha baciato la Medusa” (sonetto XXXV) fino al “Centauro semideo, figlio di Bacco (sonetto LV) e al soldato con “occhi greci” di un “fanciullo e guerriero” d’alto lignaggio d’antichi semidei (sonetto LI).
Questa piccola, struggente odissea di un’anima innamorata è accompagnata dai malinconici bei disegni di Silvano Ferri-Benedetti che illustrano le emozioni delle poesie con un tratto sfumato e onirico. L’explicit del Florilegium è proprio l’amara illustrazione di un uomo che procede sulla riva del mare al calar del sole, con l’unica compagnia di un cane che cammina però in direzione contraria, metafora del solitario e incerto cammino della vita umana illuminata a tratti dalla passione dell’arte.
* Professore a contratto Laboratori di Comunicazione visiva e Storia della comunicazione radiotelevisiva Università di Bari
Il titolo in latino, la lingua sostrato della maggior parte delle lingue europee, tenta in qualche modo di riassumere l’ecletticità delle poesie e della personalità di un poeta che unisce la passione per la poesia al canto, agli studi di traduzione (laurea in “Traduttori e interpreti” all’università di Castellón de la Plana) e alla ricerca filologica. Ferri-Benedetti è dottore di ricerca presso l’Universitat de València e la sua tesi di dottorato ‘El hilo de Hipsípila’ è stata recentemente pubblicata proprio presso Levante (2015).
Scorrendo le pagine si ritrovano poesie in italiano - dalla patina a tratti arcaica -, in valenziano, in spagnolo, in tedesco e in inglese con accenni in francese, in portoghese ed anche in latino e in greco antico. Ogni poesia riporta l’indicazione di origine e la data di composizione, come in un diario.
Il volumetto è diviso in due sezioni che corrispondono alle due fasi della vita vissute finora da Ferri-Benedetti che ha compiuto da poco 34 anni: “l’adolescenza” e l’inizio del viaggio”. La prima sezione si conclude con un sonetto rivolto alla madre “persa nei suoi pianti” che vede il figlio uscire dal suo “nido” in volo verso una vita nuova. Dopo l’adolescenza vissuta a Vila real e a Castellón de la Plana, l’autore si trasferì a Basilea, dove iniziò a frequentare la Schola Cantorum Basiliensis, da dove iniziò la sua carriera artistica.
I temi delle liriche sono molto vari e spesso traggono spunto da un’emozione (Amarga soledad), dalla suggestione di un paesaggio o di un elemento della natura (Brisa del desierto, Airone), da una sensazione (Dolore) o da una percezione (Rumore), da un raptus disperatamente saffico (In volo).
La forma metrica preferita è quella più classica della tradizione poetica italiana fin dai tempi del sommo poeta, il sonetto: in totale 60 indicati con numeri romani. All’interno di una metrica molto tradizionale non mancano però innovazioni stilistiche e retoriche come è evidente nell’ultimo sonetto della raccolta dove il pastiche linguistico raggiunge il massimo grado e greco antico, latino, italiano, spagnolo, francese e tedesco si mescolano all’interno dello stesso testo poetico in un accorato appello al proprio angelo custode. Si tratta di un tentativo forse illusorio, forse disilluso di trovare finalmente una lingua che possa metter in contatto la disperazione della condizione umana con una realtà trascendente che spesso ci lascia senza risposta.
Non mancano ad ogni modo poesie meno tradizionali nella metrica, maggiormente influenzate dalle avanguardie del ‘900 come ad esempio Stanchezza, che riprende chiaramente lo stile ermetico.
Ferri-Benedetti ama le prosopopee e si rivolge spesso ai suoi stessi sentimenti in versi che trasformano le poesie in un dialogo con se stessi, un dialogo monologante. Altre volte la violenza dell’amore si manifesta in versi più duri in cui il sentimento amoroso diventa ora una malattia ora una violenza ora un tradimento. Frammenti di poesia antica e nuova.
Dai versi di Florilegium traspare inoltre la passione per la letteratura classica attraverso un citazionismo leggero e quasi impalpabile ma che impreziosisce le liriche legandole ai grandi mitemi dell’uomo. Già nel sonetto di apertura l’autore rivolge un appello a un Poseidone dolente («Poseidó dolent») mentre si consuma il suo tormento nel Tartaro nascosto del suo animo. Sparsi tra i versi di altre liriche suggestioni mitiche si ritrovano nella similitudine della propria vita con quella della Fenice (sonetto XII), nel fato che si svolge “non lungi dal Parnaso o dall’Eliso” (sonetto XVI) o il “tetro fil d’Aracne” dipinto nella memoria dei ricordi dell’Emilia (In Emilia), o “lancinante… coltello delle dita sul collo che ha baciato la Medusa” (sonetto XXXV) fino al “Centauro semideo, figlio di Bacco (sonetto LV) e al soldato con “occhi greci” di un “fanciullo e guerriero” d’alto lignaggio d’antichi semidei (sonetto LI).
Questa piccola, struggente odissea di un’anima innamorata è accompagnata dai malinconici bei disegni di Silvano Ferri-Benedetti che illustrano le emozioni delle poesie con un tratto sfumato e onirico. L’explicit del Florilegium è proprio l’amara illustrazione di un uomo che procede sulla riva del mare al calar del sole, con l’unica compagnia di un cane che cammina però in direzione contraria, metafora del solitario e incerto cammino della vita umana illuminata a tratti dalla passione dell’arte.
* Professore a contratto Laboratori di Comunicazione visiva e Storia della comunicazione radiotelevisiva Università di Bari