TREVISO - Non venivano effettuate le vaccinazioni nel trevigiano e l’azienda sanitaria richiama i pazienti: la colpa sarebbe di un'infermiera che avrebbe simulato l'iniezione dei vaccini, gettando invece via le fiale e siringhe. A sollevare il sospetto dei colleghi il fatto che i bambini non piangevano quando erano affidati all’operatrice per fare il vaccino.
Il caso interessa circa 500 persone, bambini e adulti, individuate dall’azienda, che sono stati contattati tramite un’apposita lettera in questi giorni. Riassumendo la vicenda, con una nota l’azienda sanitaria trevigiana ha spiegato che “lo scorso giugno 2016, la direzione riceveva la segnalazione di alcuni suoi operatori, in cui era motivato il sospetto che una collega – da poco giunta a Treviso con concorso di mobilità – potesse non eseguire correttamente le vaccinazioni”.
E “verificata subito da parte dei dirigenti la sussistenza del sospetto manifestato”, la Direzione aziendale ha fatto denuncia al Comando carabinieri Nas di Treviso. Da qui è iniziato un procedimento, durante il quale però “l’Aulss 2 è stata vincolata al rispetto dell’obbligo del segreto istruttorio, previsto dal Codice di procedura penale, e quindi impossibilitata a svolgere azioni che potessero interferire col corso delle indagini”. L’assistente sanitaria – ha sottolineato la Ulss – ha vaccinato solo per circa tre mesi, essendo stata trasferita ad altro incarico dopo che si erano manifestati i sospetti nelle colleghe. Ai primi di marzo di quest’anno la Procura della Repubblica ha trasmesso all’Azienda la richiesta di archiviazione del procedimento da parte del Pubblico ministero e il decreto d’archiviazione da parte del giudice delle indagini preliminari. Le conclusioni del pubblico ministero erano specificate “in assenza di ulteriori elementi a carico”.
Il caso interessa circa 500 persone, bambini e adulti, individuate dall’azienda, che sono stati contattati tramite un’apposita lettera in questi giorni. Riassumendo la vicenda, con una nota l’azienda sanitaria trevigiana ha spiegato che “lo scorso giugno 2016, la direzione riceveva la segnalazione di alcuni suoi operatori, in cui era motivato il sospetto che una collega – da poco giunta a Treviso con concorso di mobilità – potesse non eseguire correttamente le vaccinazioni”.
E “verificata subito da parte dei dirigenti la sussistenza del sospetto manifestato”, la Direzione aziendale ha fatto denuncia al Comando carabinieri Nas di Treviso. Da qui è iniziato un procedimento, durante il quale però “l’Aulss 2 è stata vincolata al rispetto dell’obbligo del segreto istruttorio, previsto dal Codice di procedura penale, e quindi impossibilitata a svolgere azioni che potessero interferire col corso delle indagini”. L’assistente sanitaria – ha sottolineato la Ulss – ha vaccinato solo per circa tre mesi, essendo stata trasferita ad altro incarico dopo che si erano manifestati i sospetti nelle colleghe. Ai primi di marzo di quest’anno la Procura della Repubblica ha trasmesso all’Azienda la richiesta di archiviazione del procedimento da parte del Pubblico ministero e il decreto d’archiviazione da parte del giudice delle indagini preliminari. Le conclusioni del pubblico ministero erano specificate “in assenza di ulteriori elementi a carico”.
Tags
AttualitÃ