'L'insostenibilità degli sprechi in sanità', convegno all'Oncologico di Bari

BARI - Il benessere sociale? Uno stile di vita. Gli sprechi in sanità? Una parentesi. Viaggiano in questa direzione le ambizioni di Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, promotrice del convegno in programma domani alle 15 nella sala congressi dell’Istituto “Giovanni Paolo II”.

Asvis riunisce oltre 160 tra le più importanti istituzioni e reti della società civile che si prefiggono di far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile, il documento approvato dalle Nazioni Unite che impegna l’Italia a perseguire traguardi ambiziosi per il raggiungimento, entro il 2030, dei 17 obiettivi chiamati Goals (Sustainable Development Goals – SDGsS): dall’eliminazione della povertà alla crescita economica e alla buona salute.

L’evento di domani, che contestualmente sarà celebrato nelle più importanti città italiane, contribuirà a rendere lo sviluppo sostenibile tema centrale dell’agenda politica nazionale e locale. Dalle 10 alle 13, porte dei laboratori di Genetica molecolare, Nanotecnologie e Farmacologia in vitro aperte al pubblico, per diffondere, al di là dei confini dell’Ospedale, le dinamiche della ricerca.
A seguire, il convegno dal titolo evocativo ”L’insostenibilità degli sprechi in sanità”, al quale interverranno: il Direttore Scientifico facente funzione dell’Istituto tumori, Nicola Silvestris, il Direttore Generale, Antonio Delvino, il professor Michele Mirabella, Ambasciatore del “Giovanni Paolo II”, Ivan Cavicchi, Docente dell’Università Tor Vergata di Roma, esperto di politiche sanitarie, la professoressa Carla Collicelli, sociologa e il professor Antonio Moschetta, ordinario di Medicina Interna dell’Università di Bari e Presidente del corso di laurea di Medicina e Chirurgia.

Lo specchio della realtà non riflette un’immagine rosea. L’accesso al sistema sanitario nazionale, garantito a tutti e in maniera appropriata diventa, ora più che mai, una tematica rovente. I dati contenuti nel rapporto dell’Ocse Tackling Wasteful Spending on Health (Affrontare gli sprechi in sanità) parlano chiaro: «Dal lavoro svolto emerge ad esempio che il 10% dei pazienti dei paesi Ocse subisce un danno durante o a seguito dei trattamenti sanitari- anticipa la professoressa Carla Collicelli, sociologa del welfare, segretariato Asvis- più del 10% della spesa ospedaliera è impiegata per porre rimedio a errori o infezioni contratte in ospedale; 1 bambino su 3 nasce per parto cesareo; la diffusione dei farmaci equivalenti (fuori brevetto e dunque meno cari di quelli soggetti a brevetto ma terapeuticamente altrettanto efficaci) varia tra il 10% e l’80% rispetto alla spesa farmaceutica dei diversi paesi; ed un terzo dei cittadini dei paesi Ocse ritiene che il sistema sanitario sia corrotto o molto corrotto».

Uso inappropriato e talvolta eccessivo di farmaci antibiotici, ritardi nelle dimissioni e carenze della continuità terapeutica: un pendolo che oscilla tra i pessimi esempi del modello italiano, in grado però di essere regolato e riposizionato. «Il documento è denso di esempi e di linee-guida utili per migliorare la situazione dal punto di vista del buon uso delle risorse e della lotta agli sprechi- continua la Collicelli- dalle campagne informative per sviluppare la consapevolezza, alle liste di percorsi diagnostico-terapeutici efficaci e dal costo adeguato (ad esempio Choosing Wisely) e di procedure da evitare (do not use), ai sistemi di standardizzazione dei costi e delle procedure, all’incremento della prevenzione, al corretto uso delle tecnologie, alla Health Technology Assessement (Hta), ai sistemi di sorveglianza nazionali e internazionali, alle varie forme di educazione alla salute, alla incentivazione economica da introdurre per favorire il buon uso delle risorse, agli acquisti per procurement, alla integrazione tra prevenzione, cura e riabilitazione, alla migliore organizzazione dei controlli, alla trasparenza dei dati».

Il goal da lanciare nella rete della sostenibilità ha le ore contate.