di FRANCESCO GRECO - S. MARIA DI LEUCA (Le) - 60 anni di sacerdozio sono un bel traguardo, specie se vissuti con trasporto e intensità , senza risparmio di energie, al servizio delle tante comunità , intra ed extra moenia, a cui un uomo della Chiesa si dona nell’arco di una vita lunga e feconda.
Don Giuseppe Martella, conosciuto e apprezzato come “don Peppino” da Montesardo, nipote dell’indimenticabile don Vincenzo, fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1957 (nella stessa celebrazione, don Tonino Bello da Alessano divenne Diacono). La sua parabola religiosa e umana si è quindi intrecciata più volte con quella del Vescovo di Molfetta, Ruvo di Puglia, Giovinazzo e Terlizzi (mancato prematuramente nell’aprile 1993) dagli anni del liceo a quelli nel Seminario Vescovile di Ugento.
I 60 anni di missione pastorale saranno commemorati dalla Comunità Diocesana con una serie di eventi: tre giorni di preghiera nella Chiesa Madre di Montesardo, con le riflessioni di due giovani sacerdoti (don Antonio da Alessano e don Biagio da Corsano). Giovedì prossimo, 6 luglio, alle ore 19.00, S. Messa solenne presieduta dallo stesso don Peppino. Il giorno successivo, 7 luglio alle ore 20.00, S. E. Monsignor Vito Angiuli, Vescovo della Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, presiederà la Concelebrazione Eucaristica nella Basilica-Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae, a Leuca.
DOMANDA: Quando si accorse di avere la vocazione?
RISPOSTA: “Fin da fanciullo, poi si è consolidata nell’adolescenza. Ho frequentato la scuola pubblica fino al V ginnasio, ad Alessano. Col primo liceo sono entrato in Seminario a Molfetta, dove con don Tonino ho frequentato il liceo e continuato la Teologia. A 23 anni (mancavano solo 10 giorni), sono stato ordinato sacerdote, a Montesardo, dall'allora Vescovo Monsignor Giuseppe Ruotolo, che ha guidato la Diocesi per circa 30 anni e le cui spoglie mortali giacciono in questa Basilica".
D. Che ricordo ha di don Tonino?
R. “Fra di noi c’è stata sempre una sincera amicizia e un apprezzamento vicendevole. In lui ammiravo le molteplici qualità , bravo e completo in ogni campo, ma sempre umile e pronto a comprendere e ad aiutare tutti”.
D. Quale fu la sua prima destinazione?
R. “La Parrocchia della Natività di Tricase, come Vice-Parroco. A 28 anni sono stato nominato Parroco di Gemini, dove sono rimasto per 20 anni, dal 1962 al 1982. Nell’ottobre 1982 sono stato destinato alla Cattedrale di Ugento e vi sono rimasto fino al 1999, quando sono passato alla Parrocchia Cristo Re nella Marina di Leuca, sino all’agosto 2011. Contemporanemente (2009-2011) sono stato Amministratore Parrocchiale a Salignano, in seguito all’improvvisa e prematura scomparsa di Don Salvatore Abaterusso, già mio collaboratore nella Parrocchia della Cattedrale. Dal 1° settembre al 31 dicembre 2011 ho svolto il ruolo di Amministratore Parrocchiale nella parrocchia di San Lorenzo Martire in Barbarano. Succesivamente, e tutt’oggi, sono volontario nel Santuario-Basilica di Santa Maria de Finibus Terrae, a Leuca. Ho ricoperto anche molti incarichi negli uffici della Curia Diocesana”.
D. In questi anni cosa ha dato e avuto dalle comunità con cui si è relazionato?
R. “Ho dato amicizia, affetto, disponibilità a tutti e aiuto umano e spirituale, che continuano ancora oggi. Ho ricevuto stima, comprensione e collaborazione, e soprattutto mi hanno spronato a crescere nella fede e nell'apostolato”.
D. Lei fu ricevuto in udienza privata da San Giovanni Paolo II…
R. “Accadde nel 1982, l’anno successivo all’attentato in Piazza San Pietro. Ero con il Vescovo di allora, Monsignor Mario Miglietta. Un incontro fugace ma molto emozionante… Conservo la foto scattata dal fotografo pontificio".
D. La sua missione si è estesa anche lontano da terra di origine?
R. “Oltre ai viaggi a Fatima, Lourdes, Medjugorie, Santiago de Compostela, ecc., sono stato in Africa, dove è forte la presenza dei Trinitari, dei Vocazionisti, ecc. nei posti più difficili.
Tre volte in Madagascar. La prima con la Madre Generale delle Suore Vocazioniste: visitai tutte le case dove svolgono il loro apostolato. Ricordo tanti bambini e un’estrema povertà materiale e morale. La seconda fui ospite del Nunzio Apostolico S. E. Monsignor Paolo Gualtieri e girammo quel paese meraviglioso in lungo e in largo. La terza volta per partecipare alla inaugurazione del nuovo Vocazionario dei PP. Vocazionisti, edificio per accogliere i tanti giovani malgasci che chiedono di essere formati per accedere al Presbiterato. I cristiani lì vivono una fede di testimonianza, fanno km. e km. per partecipare alla messa.
Anche in Rwanda sono stato tre volte. La prima nel 1996, con don Tito Oggioni, che era stato Parroco di Acquarica del Capo e poi partì Missionario "Fidei Donum" per svolgere il suo apostolato in quella terra lontana e dove morì.
Da poco era terminata la guerra civile (1994) che insanguinò il paese con milioni di morti, nell’indifferenza della comunità internazionale. Ricordo ossa umane sparse ovunque e prigioni all'aperto stracolme di detenuti: solo quando i reclusi erano moribondi stendevano dei teli per un po’ d’ombra. Celebrai la S. Messa in uno di quei lager (molti infatti sono cattolici) e mi stringeva il cuore nel vedere questa massa di corpi umani seduti per terra e denutriti e tanti parenti che attendevano fuori del carcere per consegnare ai carcerieri qualche cibo per i propri congiunti.
Ora è un paese più avanzato: il governo presieduto dai Tutsi si sta impegnando per dare un volto più umano alla popolazione”.
Vogliamo augurare a don Peppino una vita serena e gioiosa, spendendo il resto dei suoi giorni per il bene spirituale dei tanti pellegrini che giungono da ogni parte d'Italia nella Basilica di S. Maria di Leuca.