BARI - Nota del Consigliere regionale Mino Borraccino, Presidente della II Commissione consiliare (Affari Generali e Personale).
“La lunga stagione - dichiara Borraccino - durante la quale la Puglia è uscita dell'emergenza rifiuti e dal relativo commissariamento (condizione nella quale l'avevano trovata Nichi Vendola e il Centrosinistra nel 2005), è oramai alle spalle.
Nel 2007, infatti, - prosegue - la gestione dei Rifiuti Solidi Urbani tornava ai territori che, autonomamente, avevano il compito di definire il ciclo dei rifiuti, seguendo le linee guida regionali. Ricordiamo, infatti, che il primo Piano Rifiuti della gestione Vendola aveva sancito la cancellazione degli inceneritori pubblici, precedentemente definiti e messi a gara da Fitto e dal Centrodestra, e la crescita della raccolta differenziata.
Dopo circa 10 anni di gestioni provinciali in conclusione di un lungo periodo di monitoraggio e supporto nei confronti dei territori, dopo aver riscontrato le difficoltà che questi ultimi hanno avuto nel raggiungere gli obiettivi (la percentuale di differenziata e il livello tecnologico nella gestione del ciclo sono troppo disomogenei fra i vari comuni e le province pugliesi), la Regione Puglia ha avocato a se, nel 2016, attraverso l'Agenzia Unica ATO, tutte le competenze e le risorse per la gestione dei Rifiuti Solidi Urbani.
Per questo oggi, a differenza di qualche anno fa, è possibile definire il quadro completo nel quale realizzare gli impianti pubblici necessari a chiudere il ciclo dei RSU nel rispetto della volontà politica e attraverso l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili.
Chiediamo, quindi, all'Agenzia Regionale Unica, appositamente istituita, di produrre una pianificazione chiara per la chiusura del ciclo che definisca, per ogni provincia:
- centri pubblici per la raccolta dei materiali da differenziata, in accordo con i consorzi di recupero con cui i Comuni potranno convenzionarsi e realizzare maggiori economie in maniera proporzionale alla percentuale di raccolta differenziata che avranno raggiunto;
- impianti di compostaggio pubblici;
- impianti per il recupero di materia, definendo, per la frazione secca residua, una strategia di uscita dall'incenerimento ai fini del recupero energetico che produce emissioni inquinanti in atmosfera e ulteriori scorie (sotto forma di ceneri tossiche) da smaltire in apposite discariche.;
- un moderno piano tariffario, basato sul principio del “chi inquina paga”, attraverso il quale premiare i comuni che differenziano con percentuali adeguate alla Legge e sanzionare pesantemente quelli che non si adeguano;
- applichi il principio della rotazione dei siti, già previsto dall'ultimo Piano rifiuti regionale, non autorizzando nuovi impianti, o ampliamenti delle discariche esistenti, nei territori che attualmente si stanno facendo carico di ospitare gli impianti di smaltimento.
Il ricorso alla definizione di una impiantistica pubblica è necessario per sottrarre la Regione a qualunque logica di condizionamento; l'interesse pubblico è quello di produrre meno rifiuti possibile e questo, a volte, contrasta con l'interesse dei gestori privati che, al contrario, guadagnano di più in presenza di una maggiore produzione di rifiuti e dalla conseguente necessità di smaltirli.
Oltre a tutto questo, è necessario un intervento urgente, finalizzato alla tutela di quei territori che nel corso degli anni si sono impegnati a sopportare carichi inquinanti, al fine di consentire alla Puglia, e persino a intere aree extra-regionali, di risolvere i problemi di smaltimento di rifiuti urbani e speciali.
Se penso alla provincia di Taranto e alle copiose richieste di autorizzazioni ambientali che riguardano gli impianti per il trattamento e lo smaltimento di ‘Rifiuti Speciali’ già esistenti, non posso immaginare che la Regione lasci che il Presidente della Provincia, eletto tramite accordi trasversali di ceto politico, senza che nessun cittadino lo abbia votato per assumere tali decisioni, continui a consentire: l'ampliamento della discarica Italcave a Statte (in piana area SIN); l'ampliamento della Discarica ex Ecolevante di Grottaglie; il mantenimento della discarica “Vergine” a Fragagnano; il Raddoppio dell'impianto di incenerimento di CDR-CSS, la realizzazione di un inceneritore di rifiuti speciali e l'impianto di trattamento per rifiuti liquidi, nel comune di Massafra.
Per questo motivo Sinistra Italiana chiede al Presidente della Regione Puglia, in virtù dei poteri di controllo che la legge gli ha conferito in materia, di commissariare la delega sulla gestione dei ‘Rifiuti Speciali’, precedentemente concessa alla Provincia di Taranto.
Il recupero delle deleghe in materia di gestione di ‘Rifiuti Speciali’ e delle procedure di VIA-AIA che, nel 2009, furono trasferite alle province, è un argomento che va affrontato anche in generale. Che senso ha lasciare che le Province, le cui classi di governo non sono più elette direttamente dal popolo, continuino a decidere su argomenti così importanti per la collettività?, conclude Borraccino.
“La lunga stagione - dichiara Borraccino - durante la quale la Puglia è uscita dell'emergenza rifiuti e dal relativo commissariamento (condizione nella quale l'avevano trovata Nichi Vendola e il Centrosinistra nel 2005), è oramai alle spalle.
Nel 2007, infatti, - prosegue - la gestione dei Rifiuti Solidi Urbani tornava ai territori che, autonomamente, avevano il compito di definire il ciclo dei rifiuti, seguendo le linee guida regionali. Ricordiamo, infatti, che il primo Piano Rifiuti della gestione Vendola aveva sancito la cancellazione degli inceneritori pubblici, precedentemente definiti e messi a gara da Fitto e dal Centrodestra, e la crescita della raccolta differenziata.
Dopo circa 10 anni di gestioni provinciali in conclusione di un lungo periodo di monitoraggio e supporto nei confronti dei territori, dopo aver riscontrato le difficoltà che questi ultimi hanno avuto nel raggiungere gli obiettivi (la percentuale di differenziata e il livello tecnologico nella gestione del ciclo sono troppo disomogenei fra i vari comuni e le province pugliesi), la Regione Puglia ha avocato a se, nel 2016, attraverso l'Agenzia Unica ATO, tutte le competenze e le risorse per la gestione dei Rifiuti Solidi Urbani.
Per questo oggi, a differenza di qualche anno fa, è possibile definire il quadro completo nel quale realizzare gli impianti pubblici necessari a chiudere il ciclo dei RSU nel rispetto della volontà politica e attraverso l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili.
Chiediamo, quindi, all'Agenzia Regionale Unica, appositamente istituita, di produrre una pianificazione chiara per la chiusura del ciclo che definisca, per ogni provincia:
- centri pubblici per la raccolta dei materiali da differenziata, in accordo con i consorzi di recupero con cui i Comuni potranno convenzionarsi e realizzare maggiori economie in maniera proporzionale alla percentuale di raccolta differenziata che avranno raggiunto;
- impianti di compostaggio pubblici;
- impianti per il recupero di materia, definendo, per la frazione secca residua, una strategia di uscita dall'incenerimento ai fini del recupero energetico che produce emissioni inquinanti in atmosfera e ulteriori scorie (sotto forma di ceneri tossiche) da smaltire in apposite discariche.;
- un moderno piano tariffario, basato sul principio del “chi inquina paga”, attraverso il quale premiare i comuni che differenziano con percentuali adeguate alla Legge e sanzionare pesantemente quelli che non si adeguano;
- applichi il principio della rotazione dei siti, già previsto dall'ultimo Piano rifiuti regionale, non autorizzando nuovi impianti, o ampliamenti delle discariche esistenti, nei territori che attualmente si stanno facendo carico di ospitare gli impianti di smaltimento.
Il ricorso alla definizione di una impiantistica pubblica è necessario per sottrarre la Regione a qualunque logica di condizionamento; l'interesse pubblico è quello di produrre meno rifiuti possibile e questo, a volte, contrasta con l'interesse dei gestori privati che, al contrario, guadagnano di più in presenza di una maggiore produzione di rifiuti e dalla conseguente necessità di smaltirli.
Oltre a tutto questo, è necessario un intervento urgente, finalizzato alla tutela di quei territori che nel corso degli anni si sono impegnati a sopportare carichi inquinanti, al fine di consentire alla Puglia, e persino a intere aree extra-regionali, di risolvere i problemi di smaltimento di rifiuti urbani e speciali.
Se penso alla provincia di Taranto e alle copiose richieste di autorizzazioni ambientali che riguardano gli impianti per il trattamento e lo smaltimento di ‘Rifiuti Speciali’ già esistenti, non posso immaginare che la Regione lasci che il Presidente della Provincia, eletto tramite accordi trasversali di ceto politico, senza che nessun cittadino lo abbia votato per assumere tali decisioni, continui a consentire: l'ampliamento della discarica Italcave a Statte (in piana area SIN); l'ampliamento della Discarica ex Ecolevante di Grottaglie; il mantenimento della discarica “Vergine” a Fragagnano; il Raddoppio dell'impianto di incenerimento di CDR-CSS, la realizzazione di un inceneritore di rifiuti speciali e l'impianto di trattamento per rifiuti liquidi, nel comune di Massafra.
Per questo motivo Sinistra Italiana chiede al Presidente della Regione Puglia, in virtù dei poteri di controllo che la legge gli ha conferito in materia, di commissariare la delega sulla gestione dei ‘Rifiuti Speciali’, precedentemente concessa alla Provincia di Taranto.
Il recupero delle deleghe in materia di gestione di ‘Rifiuti Speciali’ e delle procedure di VIA-AIA che, nel 2009, furono trasferite alle province, è un argomento che va affrontato anche in generale. Che senso ha lasciare che le Province, le cui classi di governo non sono più elette direttamente dal popolo, continuino a decidere su argomenti così importanti per la collettività?, conclude Borraccino.