Casili ricorda come già nel 2008 la Puglia si fosse trovata ad affrontare una crisi simile che portò Aqp ad attuare delle misure idrauliche straordinarie. Anche in quel caso, come si prospetta adesso, Aqp fu costretta a ridurre le portate a causa dell’acqua dimezzata negli invasi da cui ci approvvigioniamo.
“Ma serve a ben poco - evidenzia il consigliere salentino - formulare in fase di emergenza modelli per verificare la domanda pro capite con un piano di previsione dell’utilizzo di acqua potabile, se non ci si decide di agire alla base del problema. Le cause sono infatti molteplici: oggi sappiamo che le acque sono a rischio contaminazione salina, questo a causa di un improprio prelievo di acqua per uso irriguo, tanto che l’Europa oggi ci chiede conto delle acque utilizzate in agricoltura; ho più volte rimarcato la necessità di una ricognizione dei pozzi irregolari per avere contezza di un fenomeno che sta dissipando una fonte vitale per i pugliesi e per l’economia agricola. Vorrei ricordare che nei rubinetti dei salentini arriva acqua prelevata da AQP in grande quantità dai pozzi di falda e, per alcuni di essi chiusi da tempo per rischio contaminazione salina, lo stesso AQP, in questa fase emergenziale, ha chiesto una riapertura. Ma non solo: enormi quantità di acqua vengono sprecate anche dai Comuni poco virtuosi per l’irrigazione del verde pubblico progettato con essenze molto energivore e poco idonee al nostro clima sempre più secco. Anche in questo caso andrebbero premiati gli interventi di quei Comuni che stanno progettando parchi e giardini meno idroesigenti. A tutto ciò si aggiunge l’inciviltà di tanti cittadini che distraggono enormi quantità di acqua potabile in altri usi; non si può sprecare questa fonte primaria e preziosa, in una delle regioni più aride d’Italia, per irrigare i giardini e i prati, per riempire piscine e vasche, per il lavaggio di cortili e piazzali”.
Casili prosegue la sua analisi con un focus sugli interventi del Governo Emiliano in materia di governance delle acque: “La sensazione - dichiara Casili - è che questo Governo abbia le idee poco chiare sul tema, salvo poi sbandierare un presunto recupero delle acque dai reflui urbani di cui fino ad oggi si è visto ben poco. Oggi si sente parlare di nuovi invasi ma le risorse sono già state spese, perchè non si pensa piuttosto di recuperare quelli già esistenti, per i quali sono stati investiti enormi capitali?”
Il consigliere cinquestelle cita a titolo di esempio l’invaso Pappadai a Monteparano (Taranto), per il quale si stima siano stati spesi oltre 250 milioni di euro dal 1984 ad oggi, per realizzare un imponente sistema di irrigazione mai entrato in funzione. L’invaso avrebbe dovuto contenere 20 milioni di metri cubi d’acqua, che avrebbero dovuto portare acqua in circa 7.200 ettari di campagne nelle zone di San Pancrazio, Salice, Guagnano, San Donaci, Nardò e Veglie.
“Oggi questa struttura - commenta Casili - è solo un monumento alle grandi opere incompiute pugliesi. Questo Governo deve agire in fretta se non vogliamo lasciare a secco i pugliesi: apprezzo che sia stata accolta la mia proposta di recupero delle cave dismesse (oltre 600 in tutta la Puglia) da trasformare in biolaghi e finalmente sono partiti i primi quattro studi pilota per studiarne la fattibilità. Inutile fare opere costose come il laghetto della “Forcatella” di Fasano, se abbiamo invece la possibilità di riempire di acqua preziosa questi “crateri” causati dall’estrazione delle stesse. Si deve fare in fretta anche con la depurazione in Puglia - conclude - se dotiamo i nostri impianti di idonei moduli di affinamento potremmo recuperare ben oltre i 19 milioni di metri cubi di acqua oggi nelle previsioni del Governo Emiliano, dal momento che ne buttiamo in mare quasi 280 milioni di mc”.