BARI - Questa mattina, nel 37° anniversario della strage di Bologna, il sindaco di Bari Antonio Decaro, alla presenza dei familiari delle vittime, del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, delle autorità cittadine e militari, ha deposto una corona d’alloro presso la lapide affissa sulla facciata di Palazzo di Città che ricorda le vittime di quella strage.
La cerimonia si è aperta con un minuto di silenzio alle 10.25, l’ora in cui il 2 agosto del 1980 nella sala d’aspetto della stazione di Bologna esplose l’ordigno che provocò la morte di ottantacinque persone ferendone altre duecento.
“La strage di Bologna è stato uno degli eventi più drammatici e ignobili che il nostro Paese abbia vissuto - ha detto Antonio Decaro -. Un avvenimento impossibile da dimenticare. In quella stazione, quel giorno, nessuno si sarebbe aspettato di vedere, con i propri occhi, il dolore e la morte esplodergli in faccia.
Normalmente nelle stazioni, lo dico da figlio di ferroviere, con gli occhi si cerca di capire attraverso i movimenti, l’abbigliamento, i gesti dei viaggiatori chi siano e cosa stiano facendo, e la mente viaggia come se si viaggiasse su un treno. Quel giorno, invece, negli occhi delle persone sopravvissute all’esplosione, c’era la paura e la disperazione di chi cerca una un figlio, una madre, un padre, un volto caro tra le macerie.
Io nel 1980 ero una ragazzino, oggi sono un adulto e ho due figlie, la più piccola ha la stessa età che avevo io allora. Non ho dimenticato - come non avete dimenticato voi - quelle immagini strazianti né le parole del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che a poche ore dalla strage parlava dell’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia. Le sue parole, ancora, riecheggiano forti.
Penso alla strage di Bologna del 1980, e inevitabilmente il pensiero va agli attentati cui ormai, purtroppo, siamo abituati ad assistere in ogni parte del mondo.
Quella strage ha profondamente colpito questa città perché sette baresi, sette nostri concittadini i cui nomi sono incisi su questa lapide, hanno perso la vita. Noi sentiamo il dovere, nei confronti di queste vite spezzate e dei loro familiari, di quanti ancora li piangono, non solo di non dimenticare, ma di combattere ogni giorno qualsiasi forma di fanatismo, che sia di matrice politica o religiosa non fa differenza. Sono tante le persone morte il 2 agosto del 1980 e noi continueremo a ricordarle, lo faremo sempre anche perché, nonostante l’indagine si sia chiusa con delle condanne che hanno attestato la matrice neofascista della strage, permangono ancora troppi lati oscuri che non si conoscono ed è giusto oggi, nel ricordo dei morti e dei feriti, continuare a ricordare e a cercare la verità”.