Il progetto, frutto del protocollo d’intesa siglato da Comune di Bari, Formedil Bari, Ance Bari-Bat e organizzazioni sindacali, ha visto lo svolgersi di un percorso di formazione e apprendistato rivolto a circa 10 ragazzi di età compresa tra 16 e 29 anni, in condizioni di vulnerabilità e a rischio di esclusione sociale, che hanno scelto di parteciparvi.
Conclusa la prima fase di lezioni teoriche, sono cominciate le fasi consistenti nei cantieri/scuola svolti direttamente presso la palestra e gli spazi che saranno adibiti a laboratorio e ad attività collettive in un’ala dell’ex istituto scolastico a San Pio.
Attraverso questo intervento sperimentale l’amministrazione comunale ha inteso dare impulso ad un processo di formazione di nuove competenze professionali, in modo da investire anche sul fronte dell’occupazione giovanile e promuovere tra i giovani coinvolti, le loro famiglie e, più in generale, la comunità cittadina esperienze di cura dei beni comuni e di riutilizzo degli spazi pubblici in disuso.
“Qualcuno tanto tempo fa disse: continua a piantare i tuoi semi, perché non saprai mai quali cresceranno - ha esordito Antonio Decaro -. Credo che noi, in questo luogo, sei mesi fa, tutti insieme, abbiamo piantato dei semi che in questo tempo sono cresciti, e di cui oggi tutti possono vedere i frutti. È passato meno di un anno da quando sono venuto qui, a San Pio, e ho incontrato questi ragazzi, etichettati da molti come ragazzi difficili ma che in realtà sono bravi ragazzi che vivono solo in un quartiere difficile da cui però non vogliono scappare ma che vogliono cambiare in meglio. Loro avevano occupato abusivamente un immobile, noi abbiamo interpretato quel gesto come una richiesta di spazi, di attività a cui partecipare ed è così che è nato il progetto del “cantiere scuola”, grazie anche alla collaborazione di Confindustria, di ANCE, di Formedil che ci hanno aiutato ad insegnare a questi ragazzi un mestiere, e infatti tutti hanno ricevuto la qualifica di operaio specializzato nella manifattura edile. E mentre imparavan,o hanno riqualificato questi spazi, li hanno sistemati e li hanno riconsegnati alla comunità. Oggi, quindi, non è la fine del progetto del cantiere scuola di San Pio, ma l’inizio della nuova vita di questo spazio a cui dobbiamo partecipare tutti. Entro la fine dell’anno ricominceremo a lavorare, questa volta lo faremo sul campetto di calcio dove stiamo concludendo le procedure di sponsorizzazione. L’impegno dell’amministrazione comunale e degli altri partner non termina qui, perché siamo intenzionati a proseguire la cura dei semi piantati, continueremo a seguire questi ragazzi, la loro comunità e tutto il quartiere”.
“Questa esperienza - ha commentato Domenico De Bartolomeo - è un esempio di come pubblico e privato insieme possano dare nuova vita a luoghi dismessi e aree periferiche. Collaborando su progetti innovativi come questo si possono creare occasioni di aggregazione e punti di riferimento che migliorano la vita delle comunità e che contribuiscono anche a valorizzare e a rendere più attrattive zone urbane una volta considerate marginali, come nel caso del quartiere San Pio”.
“Il progetto - ha ricordato Beppe Fragasso - ha raggiunto un duplice obiettivo: da una parte ha acceso i riflettori sul problema delle periferie e su San Pio in particolare, quartiere per troppi anni ai margini delle politiche di sviluppo della città; dall’altro ha consentito di recuperare un bene pubblico in disuso che potrà essere impiegato per finalità sociali. Un plauso a questi ragazzi che si sono distinti durante il progetto meritandosi questa chance per iniziare a costruire il proprio futuro”.
“Sono stati necessari impegno e fatica da parte dei formatori della nostra scuola edile - ha dichiarato Michele Matarrese - per fare in modo che l’animo un po’ ribelle di questi ragazzi di San Pio cogliesse la grande opportunità che stavano ricevendo: prendere parte attivamente alla riqualificazione di un immobile del loro quartiere maturando delle competenze nel settore edile. Un percorso professionale e di responsabilità colto da alcuni di questi ragazzi che, adesso, potranno guardare con più ottimismo al proprio futuro”.
“È stata un’esperienza positiva - ha aggiunto il vice-presidente di Formedil-Bari Giovanni Cordasco - sia per la formula utilizzata, una riuscita collaborazione tra pubblico e privato, che per l’interazione sociale sul territorio, con l’obiettivo di rendere più vivibile il quartiere e togliere dalla strada ragazzi a rischio devianza, insegnando loro i fondamentali di un mestiere”.