CHIESA. "Grazie Italia, un faro di luce nelle tenebre...". Il Cardinal Simoni a Gagliano


di FRANCESCO GRECO. GAGLIANO DEL CAPO (Le) - “Grazie Italia, per noi Albanesi sei un faro di luce e di cultura che illumina le tenebre...”. Commozione e gioia ieri mattina a Gagliano. Nella sala consiliare, il sindaco della città, Carlo Nesca, ha appena consegnato la pergamena con cui Sua Eminenza il Cardinale di Scutari (Albania settentrionale) Ernest Simoni, è diventato “cittadino onorario”. Un caldo applauso, divenuto standing-ovation, ha salutato l'unanimità del consiglio comunale e la solenne proclamazione.
 
Un'altra bella, intensa, “felicissima” gjornata, dopo quella di domenica 6 agosto, quando l'illustre prelato era intervenuto alla festa di San Dana, originario di Valona (Albania meridionale), martirizzato nel III secolo per aver difeso la sua fede.
 
L'ansia della città, la voglia di far bella figura, di continuare a lavorare alla costruzione del “ponte” con l'altra sponda dell'Adriatico, si coglieva nello sguardo del suo parroco, padre Angelo Buccarello, inquieto all'angolo della piazza davanti al Municipio, da dove lo sguardo si perde verso l'orizzonte dell'Albania, le sue montagne scintillanti, i boschil lussureggianti.


La ruga di  preoccupazione si dileguava quando l'auto tanto attesa è spuntata dall'afa, Sua Eminenza è sceso accompagnato da S. E. Monsignor Vito Angiuli, Vescovo della Diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca e dal suo ”angelo custode”, il nipote Tonin Simoni (che vive a Firenze).    
 
All'ordine del giorno del Consiglio Comunale riunito in seduta straordinaria, un solo punto: “La cittadinanza onoraria al Cardinale Ernest Sinoni”. Favrevoli i consiglieri Pieranna Petracca (vice-sindaco), Vito Sergi, Massimo Ciardo, Chiara Spagnolo, Ilaria Protopapa, Riccardo Monteduro, Raffaele Rizzo, Francesco Ciardo (assenti: Marino Melcarne, Raffaella Coppola, Antonio Ercolani).
 
E' da premettere che le giornate del 6 e del 9 agosto rimettono a viva luce un rapporto antico fra le due sponde. Infatti, nel 1489, Andronica Arianiti, la vedova di Giorgio Castriota Scanderbeg (l'eroe nazionale nella lotta contro l'oppressore ottomano, padre della patria della moderna Albania), ebbe in dono il feudo di Gagliano. Agli Scanderbeg è attribuita la costruzione del Convento dei Frati Minimi. Un patrimonio culturale, una memoria, un rivolo di sangue comune al dna dei due popoli fratelli di qua e di là dell'Adriatico.    
 
Il dialogo fra le due sponde, dunque, ha radici antiche ed è giunto a maturazione in questi mesi (di aprile la pubblicazione di un saggio dello storico Antonio Biasco sul culto di San Dana sulla rivista “Rrenjet”-Radici, diretta da Hasan Halilaj), ha una lunga incubazione: inizazia nel marzo del 2006, con due “visite” nel Paese delle Aquile di una delegazione composta dallo stesso Biasco, dall'impiegato Tonino Sergi e dal compianto sindaco Antonio Buccarello, grazie a un contatto con un missionario che lì opera, don Antonio Sciarra (anche lui deceduto). A Blinisht fu inaugurata una chiesa dedicata ai Martiri Albanesi in cui fu incluso anche San Dana.

Il concept della giornata, il grumo semantico, afferrarne l'intima essenza storica e spirituale, pertanto, non poteva che toccare a Biasco (sua la paternità dell'idea della cittadinanza onoraria all'illustre porporato): “Eminenza, quando cominciai a conoscere la sua storia, la sua forza e coraggio nell'affrontare le innumerevoli sofferenze e umiliazioni, la sua straordinaria testimonianza di fede, non potevo non essere colto dalla profonda commozione e ammirazione per il suo fulgido esempio di resistenza di fronte alla dura repressione di una folle dittatura... Nella sua sofferenza si coglieva quella di un intero popolo... ”.

Un'ombra di mestizia è passata nello sguardo del prelato quando Biasco ha ricordato i 27 anni nelle mani degli aguzzini al potere: arrestato la notte di Natale del 1963, dopo la messa, due condanne a morte commutate in un calvario nelle prigioni e ai lavori forzati. Umiliazioni, freddo, fame, torture, privazioni. Il prete Ernest fece il muratore, il minatore in un campo di lavoro, poi ancora  l'addetto alle fogne della città di Scutari...

Fu liberato il 5 settembre 1990 quando, aggiunge Biasco “il terribile cinquantennio della dittatura comunista volgeva  definitivamente e rovinosamente al termine”. Da allora, se si domanda a don Ernest cosa prova per coloro che lo hanno fatto soffrire, risponde: “Prego per gli aguzzini miei e di tutto il popolo ogni giorno durante la messa. Invoco su di loro la misericordia di Dio. Sono quelli che hanno certamente più bisogno. Quanto a me, non provo rancore e ho perdonato di cuore...”. Parole che costringono al silenzio.
 
“La sua presenza è uno stimolo a proseguire nella difesa dei cristiani, perché la libertà religiosa è il fondamento di ogni altra libertà”, ha detto Padre Gino Buccarello, Ministro Provinciale dell'Ordine dei Trinitari, rammentando che essi soffrono ancora in ogni angolo del pianeta. I Trinitari alleviano le loro pene da oltre 8 secoli e ha lanciato, per febbraio 2018, a Napoli, un convegno sul tema della persecuzione per la fede con relatori da tutto il mondo (ospite d'onore Monsignor Simoni). Un brivido freddo ha scosso  le nostre schiene quando ha letto “Sangue a Scutari”, una preghiera del 1993 di Padre Giuseppe Patti S. I. (cercatela sul web) dedicata a Keti nel giorno della sua Prima Comunione.

E' intervenuto anche il capogruppo del M5S Francesco Ciardo: “La capacità di Sua Eminenza di perdonare, la fede incrollabile, unita alla resistenza ai valori morali, consentono alla mia generazione di essere da tramite per un messaggio di pace e tolleranza...”. Il senso di una giornata storica infine è arricchito dalle parole di Maria Ligorio, in rappresentanza della Fondazione  Internazionale “Papa Clemente XI – Albani” (oltre che a Tirana, una sede in Brasile) in rappresentanza del suo Presidente onorevole Zef Bushati: “Lo scopo della Fondazione è creare ponti con programmi e progetti di carattere sociale, culturale, scientifico, religioso. Il mondo sarà migliore se ognuno di noi crederà di più in se stesso e negli altri... Abbattiamo le barriere, ampliamo le frontiere, La pace si può realizzare se ognuno di noi guarda all'altro come persona, per questo siamo venuti a San Dana”.  
 
Poi le parole commosse e grate dell'amato Cardinal Simoni: “L'Italia è sempre stata per noi Albanesi una luce che brillava nel buio...”. L'affettuosa standing-ovation ha rinnovato e rinsaldato l'arnicizia fra due popoli che si scrutano da una riva all'altra nel nome dei martiri di ieri e di oggi e della loro indicibile sofferenza, chiuso la giornata e consegnato alla Storia la ricchezza delle sue infinite emozioni e contaminazioni.
 
Da ieri, un umile prete forte nella difesa della sua fede è “cittadino onorario”, è uno di noi e può tornare quando vuole: questo cielo colmo di stelle, questa terra rossa e generosa, questo mare di smeraldo, queste piazze assolate, sono anche casa sua...      
 
Ph. Orazio Coclite
e Cosimo Melcarne

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