La prosa è secca, nuda, incalzante, non c’è un aggettivo o un avverbio di troppo, la psicologia dei personaggi di spessore (specie di esauriti e psicopatici), il racconto ben documentato sin nei minimi particolari, tanto da portarci nelle isole dell’arcipelago a nord della capitale svedese.
La trama ti tiene inchiodato alla sedia sino all’ultima riga, e anche dopo che sai il serial-killer che insanguina una Stoccolma un po’ mediterranea, ne vorresti ancora e speri in fondo al cuore che Viveca abbia dato serialità alla storia.
Abituati a don Matteo impiccioni, marescialli di maniera, avvocati cialtroni, “Questa notte morirai”, Marsilio Editore, Venezia 2017, pp. 432, euro 18,50 (collana “Farfalle”, ottima traduzione di Alessia Ferrari) è una fresca oasi nel deserto e ti ci fermi volentieri a sorseggiarlo all’ombra di un gazebo, o un pino, anche come antidoto a “Lucifero”.
Di che si tratta? Thomas Andreasson non riesce a elaborare il lutto per la perdita della figlioletta Emily di tre mesi. La moglie Pernilla (che nomi strani, queste ragazze svedesi!) se n’è andata, solo che il poliziotto finisce sott’acqua causa rottura di una lastra di ghiaccio, se la cava, ma debbono amputargli qualche dito dei piedi: altro lutto di aspra elaborazione. Pernilla torna indietro: anche le svedesi in fondo hanno un’anima da crocerossine e, si sa come va il mondo, quasi senz’accorgersene aspetta un’altra bambina, anzi, “una bambinona”.
La depressione si trasforma in euforia, e ne occorre tanta per indagare - con i colleghi Margit, il Vecchio, Erik Blom, Karin Ek, ecc. – sulle strane morti che insanguinano Stoccolma dove il caffè e il vino scorrono a fiumi. La prima è quella di Marcus Nielsen, 22enne studente di Psicologia ha l’infelice idea di una tesina sui ”Cacciatori costieri”, una sorta di corpo speciale, d’èlite, addestrato molto ruvidamente, negli anni Settanta, a prevenire, o bloccare, attacchi da nord.
Non si trova il suo inseparabile pc e manco i diari che gli ha regalato un prof. di ginnastica, Jan-Erik Fredell, conciato male dalla sla, che muore affogato nella vasca da bagno mentre la moglie è fuori per la spesa. Puzza di bruciato (e di detersivo per pavimenti).
Altre morti si susseguono (l’ubriacone Bo Kaufman, Sven Erneskog, ecc.), tutti dello stesso gruppo “divise verdi con baschi e teste rasate”, “si puzza di merda e sudore”: 30 anni prima ci fu anche un “suicidio” durante l’addestramento (durata: 11 mesi) condotto da un tenente psicopatico figlio di un pezzo grosso, che non riesce a far carriera.
Sottotraccia, la scrittrice sparge una critica a certi spasmi militaristi del Nordeuropa decenni fa e a una Svezia vs Italia: tagli orizzontali anti-crisi, scarseggia il personale di polizia, i pc son vecchi di una generazione, a volte manca lo scanner, spesso la stampante, voli in ritardo, compagnie aeree che licenziano assediate dalla concorrenza delle low-cost, ecc.
Ovviamente non vi diciamo più nulla per non rovinarvi il piacere di scoprirlo da soli appena ve lo procurerete. Una cosa possiamo però consigliarvela: scrivete su un foglio bianco il colpevole che ipotizzate pagina dopo pagina, alla fine avrete una sorpresa, che puzza di detersivo…
Giallosvezia si conferma una scelta strategica vincente dell’editore veneto. E’ proprio il caso di dirlo: sweden is better, le svedesi (il giallo) lo fanno meglio…