La recensione: 'Una favola moderna', antica come l'amore
di FRANCESCO GRECO - Occhio alle ragazze che inciampano nei piedi del “playboy e lazzarone”: quasi sempre sono innamorate. Succede a Sara quando Carl è nei paraggi. Meno male che una tata vecchia maniera, che richiama in automatico la Mummy di “Via col vento”, è sempre in stand-bye a mostrare i denti.
Esordisce con un romanzo intrigante la pugliese Monica A. Sabella, “Una favola moderna”, Youcanprint editore, Tricase 2017, (presentazione il 7 agosto a Euroitalia, Casarano, ore 19.30 e il 24 agosto a Alessano, Palazzo Legari, con Michela Santoro, Libreria Idrusa).
Un romanzo breve, o racconto lungo, diviso in 19 capitoli incalzanti. Forse un ritmo più lento e sensuale, un respiro meno rapsodico avrebbe valorizzato meglio la storia. Ma si tratta di un romanzo di formazione, di riuerca, che conquista per la freschezza, per un suo modo di essere acerbo, naif, come i franchi narratori degli anni Ottanta.
Orfane dei genitori, infanzia in orfanatrofio, dalle suore severissime, Sara ed Emily sono state adottate da famiglie borghesi e poi si son perse di viste.
Sara studia Medicina, legge molto (“i libri erano tutto il suo mondo e il suo rifugio”), ma non riesce a elaborare il lutto del distacco, ha continui flash-back che la riportano agli anni tristi dell'orfanatrofio. Una evidente scansione psicanalitica, molto ben abbozzata con la tecnica del flash-back.
Ma è delizioso anche l'espediente letterario della sovrapposizione speculare del suo vissuto con quello di Evelyn e Dario, due bambini orfani a cui Sara – ormai dottoressa e impiegata, guarda caso, in un orfanatrofio – si sono affezionati, tanto da essere adottati da Edoardo e Perla, i suoi genitori.
In un finale incalzante, Sara è al settimo cielo non solo per l'affetto che saprà dare ai due bimbi sfortunati, ma anche per aver inaspettatamente ritrovato l'amica del cuore, che trascinerà in viaggio in Spagna (con l'immancabile Mummy) e alla fine anche l'amore. E ci fermiamo qui per non togliere al lettore il gusto di scoprirlo da solo nelle righe di una favola moderna, ambientata nel XXI secolo di Facebook e Instagram, ma antica quanto l'uomo, che mette in scena l'amore, e nel complesso i sentimenti, ogni volta sempre nuovi e diversi.
Possiamo però aggiungere, in conclusione, che la scrittrice (è nata e vive ad Alessano, nel Leccese, sposata, due figlie, Alessia e Karol, fa l'infermiera) conosce molto bene la psicologia delle donne e la grammatica dei sentimenti. La complessità dell'animo femminile, i desideri, i pudori, i sogni. Anche delle classi alte a cui, è evidente, i personaggi appartengono per come si muovono e quel che pensano e dicono. E supporre che le amiche Alessandra e Mina, la nipote Giordana e il marito siano trasfigurati nei vari personaggi abbozzati con pennellate decise e veloci.
Il più glamour comunque alla fine è Mummy, la tata di casa: è il più istintivo e vero, perciò conquista. Il Quarto Stato ha i sensi sempre all'erta, e la battuta densa di saggezza pronta.
Orfane dei genitori, infanzia in orfanatrofio, dalle suore severissime, Sara ed Emily sono state adottate da famiglie borghesi e poi si son perse di viste.
Sara studia Medicina, legge molto (“i libri erano tutto il suo mondo e il suo rifugio”), ma non riesce a elaborare il lutto del distacco, ha continui flash-back che la riportano agli anni tristi dell'orfanatrofio. Una evidente scansione psicanalitica, molto ben abbozzata con la tecnica del flash-back.
Ma è delizioso anche l'espediente letterario della sovrapposizione speculare del suo vissuto con quello di Evelyn e Dario, due bambini orfani a cui Sara – ormai dottoressa e impiegata, guarda caso, in un orfanatrofio – si sono affezionati, tanto da essere adottati da Edoardo e Perla, i suoi genitori.
In un finale incalzante, Sara è al settimo cielo non solo per l'affetto che saprà dare ai due bimbi sfortunati, ma anche per aver inaspettatamente ritrovato l'amica del cuore, che trascinerà in viaggio in Spagna (con l'immancabile Mummy) e alla fine anche l'amore. E ci fermiamo qui per non togliere al lettore il gusto di scoprirlo da solo nelle righe di una favola moderna, ambientata nel XXI secolo di Facebook e Instagram, ma antica quanto l'uomo, che mette in scena l'amore, e nel complesso i sentimenti, ogni volta sempre nuovi e diversi.
Possiamo però aggiungere, in conclusione, che la scrittrice (è nata e vive ad Alessano, nel Leccese, sposata, due figlie, Alessia e Karol, fa l'infermiera) conosce molto bene la psicologia delle donne e la grammatica dei sentimenti. La complessità dell'animo femminile, i desideri, i pudori, i sogni. Anche delle classi alte a cui, è evidente, i personaggi appartengono per come si muovono e quel che pensano e dicono. E supporre che le amiche Alessandra e Mina, la nipote Giordana e il marito siano trasfigurati nei vari personaggi abbozzati con pennellate decise e veloci.
Il più glamour comunque alla fine è Mummy, la tata di casa: è il più istintivo e vero, perciò conquista. Il Quarto Stato ha i sensi sempre all'erta, e la battuta densa di saggezza pronta.
Una bellissima recensione!Grazie al bravissimo giornalista Francesco Greco
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