Monsignor Calabro, per chi lo ha ben conosciuto, ero un uomo pragmatico e molto concreto, al punto che taluni lo giudicavano troppo “distaccato”. Invece non era così. Anche in quell’occasione venne fuori tutta l’umanità di Mons. Calabro e ci confessò di avvertire moltissimo il senso di disagio che gli provocavano le sue condizioni precarie di salute. Persino quando avrebbe dovuto scattare la foto ricordo di quel bell’evento sottolineò questa difficoltà.
Quella fu solo l’ultima occasione in cui incontrai mons. Raffaele Calabro mentre, precedentemente, quanto era ancora Vescovo in pienissima efficienza, immancabile nelle sue esternazioni pungenti e mai fuori luogo tipiche della sua sopraffina intelligenza con spunti di ironia molto pertinenti e mirati, ebbi modo di scambiare con lui, in più occasioni, opinioni, pensieri su argomenti di attualità che investivano la nostra Comunità. Dalle condizioni in cui versava lo stato sociale cittadino ai tempi in cui i procuratori, sui giornali, additavano Andria essere “città mafiosa”, in seguito ai gravissimi episodi di sangue, di guerre tra bande e famiglie e pure di degrado sociale che in realtà hanno caratterizzato più di un ventennio di storia cittadina. Un periodo che è coinciso con la sua carica di Vescovo che è cominciata proprio ad Andria nei primi giorni di gennaio 1989.
Fu proprio da un nostro approfondimento tematico che il 2 agosto 2005 volle intervenire, con una nota pubblica, a me indirizzata, poi pubblicata sugli organi di informazione. Si trattava del delicatissimo tema delle aperture domenicali e festive degli ipermercati e dei negozi.
La mia battaglia divenne storica su questo fronte, con la città di Andria che mai è andata oltre i “minimi di legge” sulle aperture dell’ipermercato perché ciò mai è stato consentito, nonostante questo mi sia costato, a distanza di poco tempo, addirittura il posto di lavoro di funzionario di primo livello in un’organizzazione sindacale che, evidentemente, non approvava questa mia ferma decisione che invece trovava il consenso di tutti i tantissimi associati e piccoli commercianti andriesi. Naturalmente fui io ad andar via, per giusta e legittima causa ed ancora aspetto il mio fondo T.F.R., dopo quasi trent’anni di onorato lavoro in quell’Associazione di Categoria.
Tornando alla lettera di Mons. Calabro la sua posizione al riguardo fu ferma e decisa e si collegò benissimo ad un dibattito che poi ha investito tutta la Chiesa anche se con risultati praticamente nulli visto che la deregulation è stata poi totale ed a prevalere sono stati i pesi politici ed economici messi in campo, a tutto vantaggio delle Società Cooperative, dei Grandi Gruppi Commerciali, di Associazioni collegate e compiacenti e delle Multinazionali.
Se dovesse capitarvi di rivedere qualche suo discorso,in piazza Catuma, sui temi sociali e politici cittadini, anche recenti, in occasione delle Feste Patronali, fatelo e capirete tutta la profonda intelligenza di un uomo che apparentemente si mostrava distaccato ma con un cuore grandissimo e di grande sensibilità d’animo.
Io ho avuto il piacere e l’onore di verificarlo ed ho ancora la fortuna di poterlo testimoniare.
Ciao, Vescovo emerito della città di Andria.