di VITTORIO POLITO - La città di Bari, nonostante gli sforzi degli amministratori, è ormai una discarica a cielo aperto. Centinaia di cassonetti sono sistematicamente lasciati aperti e spostati qua e là, secondo le “necessità” dei vari automobilisti, mobili e materassi gettati qua e là. Per non parlare di quello che succede dopo il passaggio dei vari “cercatori” identificati negli extracomunitari e negli zingari, che ripetutamente effettuano la “visita” dei cassonetti, lasciando spesso per terra rifiuti di ogni genere.
È appena il caso di ricordare ai signori amministratori che l’igiene è un ramo della medicina che mira alla salvaguardia dello stato di salute ed al miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche della popolazione e al suggerimento delle misure di protezione sanitaria. Ma prima dell’igiene viene la pulizia, cioè la mancanza di ogni sorta di sudiciume e di sporcizia, che per l’inciviltà di certi abitanti e per l’inadeguato servizio di nettezza urbana e di controllo, la città di Bari lascia molto a desiderare.
Basti pensare ai nostri mercati, ove gli esercenti gettano per strada quintali di rifiuti: dalle verdure, alla frutta, ai residui di prodotti ittici, ecc., il cui odore nauseabondo, specie in estate, è insopportabile, ma è altrettanto appetibile per scarafaggi, topi, cani e gatti. In altre città gli esercenti sono obbligati a gettare ogni sorta di rifiuti in appositi contenitori sistemati anche nei mercati. A Bari è normale lasciare le strade piene di luridume e di rifiuti di ogni genere o portare i cani a spasso senza eliminare le deiezioni, ecc. I controlli? Scarsissimi o inesistenti. Numeri verdi che lasciano il tempo che trovano.
Molti negozianti scopano il marciapiedi antistanti gli esercizi e gettano sotto i marciapiedi i rifiuti. Raccolta differenziata? Non esiste per certi esercizi come bar, ristoranti, pizzerie, pescherie: buttano tutto nel cassonetto comune, dai cartoni, al vetro, alla plastica, ecc. Per non palare delle centinaia di bottiglie e lattine abbandonate sui marciapiedi. Se queste sono le tecniche per far elevare le quantità di raccolta differenziata, allora stiamo perdendo solo tempo e quattrini.
Che la pulizia delle strade a Bari sia stato da sempre un problema è storia vecchia e lo ricorda Vito Antonio Melchiorre nei suoi libri “Il diario del Sindaco Carlo Tanzi” e “Storie di Bari” (Adda Editore).
Durante il sindacato di Carlo Tanzi (1789-1791), Melchiorre, ricorda, tra l’altro, i “Patti che si devono apporre nell’offerta della pulizia delle strade”. I “Patti” prevedevano, tra l’altro, di «far pulire le immondizie, e adunarle in montoni…; di “destinare tante persone corrispondenti al fabbisogno giornaliero della pulizia delle strade, cosicché tutta la città intieramente in ogni giorno dovrà essere polita; che per ogni mese si devono eleggere i Deputati a’ quali distribuirsi tutte le strade, e dovranno questi badare che venghi in ogni giorno pulito il proprio Rione…, ecc.”.
Nel 1816, re Ferdinando IV di Borbone, promulgò la legge che conteneva tutte le disposizioni utili e necessarie in relazione alle esperienze, ai progressi e al benessere del popolo per l’amministrazione civile. Un testo unico delle leggi apparse durante il periodo di occupazione del decennio francese (1806-1815). In base all’articolo 4 della stessa legge, il Comune di Bari adottò nel 1817, un regolamento di polizia urbana, primo nella storia della città, di ben 102 articoli, nel quale, tra l’altro, regolamentava la “conservazione e nettezza urbana delle strade, salute pubblica, ecc.”.
Ciò che rende interessante il regolamento, che alla luce della moderna attualità certe norme appaiono curiose, era, ad esempio, la proibizione di suonare le campane nella imminenza di temporali per non attirare fulmini sull’abitato o, nel secondo caso, per non spaventare gli ammalati.
In relazione alla pulizia delle strade il regolamento prevedeva, per coloro che abitavano al piano terra, la pulizia del tratto di strada davanti alla propria abitazione e se non c’erano abitazioni al piano terra l’obbligo incombeva agli inquilini dei piani superiori, anche se si trattava di religiosi.
Pertanto il Comune di Bari, l’AMIU e la Polizia Municipale sono vivamente invitati ad interessarsi maggiormente di tali problematiche e di istituire severi controlli e seri servizi di “tolleranza zero”, non solo per i cittadini che non si attengono alle regole, ma anche per gli operatori che non fanno il loro dovere per il quale sono pagati.
È appena il caso di ricordare ai signori amministratori che l’igiene è un ramo della medicina che mira alla salvaguardia dello stato di salute ed al miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche della popolazione e al suggerimento delle misure di protezione sanitaria. Ma prima dell’igiene viene la pulizia, cioè la mancanza di ogni sorta di sudiciume e di sporcizia, che per l’inciviltà di certi abitanti e per l’inadeguato servizio di nettezza urbana e di controllo, la città di Bari lascia molto a desiderare.
Basti pensare ai nostri mercati, ove gli esercenti gettano per strada quintali di rifiuti: dalle verdure, alla frutta, ai residui di prodotti ittici, ecc., il cui odore nauseabondo, specie in estate, è insopportabile, ma è altrettanto appetibile per scarafaggi, topi, cani e gatti. In altre città gli esercenti sono obbligati a gettare ogni sorta di rifiuti in appositi contenitori sistemati anche nei mercati. A Bari è normale lasciare le strade piene di luridume e di rifiuti di ogni genere o portare i cani a spasso senza eliminare le deiezioni, ecc. I controlli? Scarsissimi o inesistenti. Numeri verdi che lasciano il tempo che trovano.
Molti negozianti scopano il marciapiedi antistanti gli esercizi e gettano sotto i marciapiedi i rifiuti. Raccolta differenziata? Non esiste per certi esercizi come bar, ristoranti, pizzerie, pescherie: buttano tutto nel cassonetto comune, dai cartoni, al vetro, alla plastica, ecc. Per non palare delle centinaia di bottiglie e lattine abbandonate sui marciapiedi. Se queste sono le tecniche per far elevare le quantità di raccolta differenziata, allora stiamo perdendo solo tempo e quattrini.
Che la pulizia delle strade a Bari sia stato da sempre un problema è storia vecchia e lo ricorda Vito Antonio Melchiorre nei suoi libri “Il diario del Sindaco Carlo Tanzi” e “Storie di Bari” (Adda Editore).
Durante il sindacato di Carlo Tanzi (1789-1791), Melchiorre, ricorda, tra l’altro, i “Patti che si devono apporre nell’offerta della pulizia delle strade”. I “Patti” prevedevano, tra l’altro, di «far pulire le immondizie, e adunarle in montoni…; di “destinare tante persone corrispondenti al fabbisogno giornaliero della pulizia delle strade, cosicché tutta la città intieramente in ogni giorno dovrà essere polita; che per ogni mese si devono eleggere i Deputati a’ quali distribuirsi tutte le strade, e dovranno questi badare che venghi in ogni giorno pulito il proprio Rione…, ecc.”.
Nel 1816, re Ferdinando IV di Borbone, promulgò la legge che conteneva tutte le disposizioni utili e necessarie in relazione alle esperienze, ai progressi e al benessere del popolo per l’amministrazione civile. Un testo unico delle leggi apparse durante il periodo di occupazione del decennio francese (1806-1815). In base all’articolo 4 della stessa legge, il Comune di Bari adottò nel 1817, un regolamento di polizia urbana, primo nella storia della città, di ben 102 articoli, nel quale, tra l’altro, regolamentava la “conservazione e nettezza urbana delle strade, salute pubblica, ecc.”.
Ciò che rende interessante il regolamento, che alla luce della moderna attualità certe norme appaiono curiose, era, ad esempio, la proibizione di suonare le campane nella imminenza di temporali per non attirare fulmini sull’abitato o, nel secondo caso, per non spaventare gli ammalati.
In relazione alla pulizia delle strade il regolamento prevedeva, per coloro che abitavano al piano terra, la pulizia del tratto di strada davanti alla propria abitazione e se non c’erano abitazioni al piano terra l’obbligo incombeva agli inquilini dei piani superiori, anche se si trattava di religiosi.
Pertanto il Comune di Bari, l’AMIU e la Polizia Municipale sono vivamente invitati ad interessarsi maggiormente di tali problematiche e di istituire severi controlli e seri servizi di “tolleranza zero”, non solo per i cittadini che non si attengono alle regole, ma anche per gli operatori che non fanno il loro dovere per il quale sono pagati.