Concorsi a cattedra truccati, una storia che viene da lontano

di VITTORIO POLITO - Ancora una volta torna d’attualità il problema dei concorsi universitari truccati. Da quello che si legge nei mass media si evince che non è una novità il malcostume esistente negli ambienti accademici in relazione all’assoluta libertà che hanno i docenti. Non devono, infatti, dar conto a nessuno del proprio operato.

Va anche detto che certi giochi si sono sempre fatti non solo nelle Università. I concorsi truccati universitari e le assegnazioni tramite finti “concorsi” sono state fatte sempre a tavolino. La novità sta nel fatto che qualche concorrente è stato tradito ed allora sono scattate le denunce scoprendo così gli altarini. Qualcuno l’ha definita la “mafia dei baroni” (L’Espresso), e “gli addetti ai lavori” troveranno sempre la strada per truccare i concorsi.

Sette docenti universitari sono stati arrestati per reati corruttivi dalla Guardia di Finanza di Firenze, nell’ambito di un’inchiesta su concorsi truccati e assegnazione di cattedre. Le misure sono scattate a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, disposta dal gip su richiesta dei Pubblici Ministeri fiorentini Luca Turco e Paolo Barlucchi. Tra gli indagati nell’inchiesta, denominata «Chiamata alle Armi», ci sarebbe anche l’ex ministro Augusto Fantozzi. Titolare del dicastero delle Finanze nel governo Dini e di quello del Commercio con l’estero nel primo governo Prodi.

Sono 29 le misure cautelari disposte dai finanzieri a carico di altrettanti docenti universitari di diritto tributario su tutto il territorio nazionale: 7 sono finiti agli arresti domiciliari, per altri 22 è scattata l’interdizione dall’insegnamento per un anno. Sono anche state eseguite 150 perquisizioni in tutta Italia. Gli indagati sono complessivamente 59. L’accusa per tutti è corruzione.

È appena il caso di ricordare l’Ordinanza della Corte di Appello di Roma – Sezione Prima Penale – dell’8 ottobre 2004, a proposito di un concorso a cattedre universitarie (raggruppamento F 1500) che dichiarò “falso in ogni sua determinazione”, annullando il concorso nel quale erano risultati falsamente idonei 16 candidati e falsamente non idonei altri 16. Tra i primi 16 un docente della Facoltà di Medicina di Bari.

Ma di che vi meravigliate? Basterebbe iniziare, tanto per cominciare, a modificare i regolamenti per i professori universitari come avvenne a Bologna nel lontano 1317, inserendo restrizioni e controlli, come ricorda Narcia Colish nel volume «La cultura del medioevo» (Il Mulino), a proposito di una ribellione di studenti contro i professori per ottenere la fornitura dei servizi pedagogici. Infatti, fu imposto ai docenti di: «…non lasciare la città senza prima depositare una tassa presso il governatorato degli studenti che ne garantisse il ritorno. A loro era richiesto di insegnare per l’intero periodo di lezione, senza arrivare tardi o lasciare la classe in anticipo; dovevano coprire gli argomenti previsti dai loro programmi pienamente ed in modo sistematico, senza omettere nulla o lasciare le parti difficili alla fine del percorso, o saltarle. Se un professore attirava cinque studenti o meno ad una lezione, veniva multato come se avesse cancellato la lezione. Attraverso questi sistemi gli studenti di Bologna si assicuravano di avere ciò per cui avevano pagato».