di FRANCESCO GRECO - Conoscevo Noemi Durini: una piccola donna bionda, esile, timida. Il sorriso ingenuo, delicato. Una ragazza del nostro tempo. Un angelo che abbiamo lasciato solo, un fiore strappato con ferocia, che non abbiamo saputo difendere dall’oltraggio, proteggere, ascoltare il suo sottinteso grido d’aiuto.
Un fallimento di tutti, una pena infinita che come zavorra per sempre ci porteremo nel cuore.
La conoscevo perché vivo a Montesardo, nella stessa zona della mano assassina, le belve che hanno infierito su di lei, prima con i sassi, poi con le parole: senza pietà . Una sera di giugno, sulla nostra via il traffico era bloccato: da “Macurano” all’entrata del paese auto ferme: il “fidanzatino” la stava picchiando davanti a tutti, la afferrava per i capelli e la sbatteva a terra con violenza, più e più volte, e poi la inondava di parolacce, le peggiori possibili.
Quando riuscì a liberarsi dirigendosi verso la piazza, mi passò vicino. Piangeva e le dissi: “Non venire più, lascia perdere…”. Noemi si girò e mi sorrise: era bella, pudica, innocente: un fiore che sbocciava aprendosi delicatamente alla vita: faceva tenerezza come ogni ragazzina della sua età . Lei era già adulta, responsabile, lavorava, si guadagnava la vita. Qualcuno poi la riaccompagnò a Specchia.
Paese antico e di origini nobilissime, Montesardo era disgustato: conosceva la “fonte” di chi spargeva veleno su una piccola donna acqua e sapone, il viso pulito, il sorriso dolce. Noi tutti qui volevamo bene a questa forestiera simpatica, l’avevamo quasi “adottata” (ogni tanto faceva acquisti nei nostri negozi).
Noemi era vivace, curiosa della vita, aveva fretta di crescere, di diventare donna, ma non aveva capito quali bestie immonde aveva incontrato (o lo sapeva ma credeva di dominare il destino) e da cui non ha avuto la forza di staccarsi in tempo, fino al sacrificio estremo, povera, piccola Noemi. Volevi solo amare, dare al mondo e agli altri la tua gioia: è questa la tua “colpa”.
Quella sera pensavo, e speravo, di averla convinta, e infatti per qualche settimana sparì. Ero contento per lei: a quell’età di amici le ragazze per bene ne trovano a centinaia. Poi all’improvviso riapparve: forse ignorava i Tso del “fidanzatino”, e come ci era arrivato: a 16 anni crediamo a tutte le balle che ci raccontano. Mi guardò come per dire: “Si, sono tornata, ma tranquillo, so gestirmi, so quel che faccio…”.
Tremai per lei. Noemi sembrava fragile, in realtà era una piccola donna già forte, determinata, sicura. Mi dissero che era accaduto un’altra volta, sempre sulla nostra via, che anche a Specchia era stata picchiata e a fine luglio ad Alessano, alla festa di San Trifone.
La madre, donna intelligentissima, sensibile, che lavora con i bambini, aveva preso carta e penna e informato le istituzioni, e nonostante ciò il “fidanzatino” (ripetiamo: 3 Tso) andava in giro tranquillo, come ha fatto nei giorni dopo il 3 settembre, fino all’arresto.
Spesso le istituzioni sono negligenti, talvolta irresponsabili, chi le rappresenta le vive in modo burocratico, indifferente, senza impegno né passione civile ed etica, alla “Mi faccio i fatti miei e tiro il 27”. L’Italia è devastata da questa mentalità diffusa, che ormai è “cultura”, per cui non è mai colpa di nessuno. Atteggiamenti che preparano il terreno alle tragedie, che invece si potrebbero evitare: come questa di Noemi, che oggi potrebbe essere qui fra noi, con la sua famiglia e i suoi amici, quelli veri, a scuola, al lavoro, a fare mille progetti, a sognare il suo futuro.
La sua ingenuità ha fatto il resto, ma chi poteva sospettare che la tragedia era così vicina? Intanto nel paese c’è stato un miracolo: da un pò non ci sono più furti nelle nostre case e rapine a banche, uffici postali, centri commerciali della zona.
Quando s’è sparsa la voce che eri sparita, abbiamo sperato, e pregato col cuore, affinché ti fossi rifugiata da un’amica, così, per giocare a essere grande, ma sapevamo che era un’illusione.
Ora la tragedia si è compiuta, hanno spento il sorriso di un angelo. Ti pensiamo, Noemi, quella notte come un cucciolo spaventato nelle grinfie sporche del tuo carnefice (ma è uno solo?) che non hai mai voluto denunciare. La tua agonia, sola fra gli ulivi, mentre il sole sorge e inonda il mare di Leuca e dolcemente ti accarezza i capelli e tu senti il suo respiro caldo, e il nostro cuore si spezza. Povera, povera Noemi figlia, nipote, amica nostra: è stato terribile, ed è terribile per noi accettare la realtà .
Piccola donna del nostro tempo, pensiamo ai tuoi sogni spezzati, ai tuoi mille progetti, le tue fantasie, alla vita che lupi feroci travestiti da agnelli, subdoli e falsi, ti hanno rubato. E intanto, come belve insaziabili, prima con le pietre, poi con le parole, continuano a sporcarti!
E pensiamo allo strazio indicibile di una madre, il suo cuore lacerato, il padre che pure aveva mostrato disponibilità verso il “fidanzatino”, la sorella maggiore Benedetta, quasi laureata, orgoglio della famiglia, e tutta la brava gente di Specchia incredula, senza parole.
Lo siamo anche noi a Montesardo, sconvolti, addolorati e affranti per un angelo da troppi lasciato solo che piange nella notte. Soffriamo quanto voi, siamo vittime anche noi, ma vi preghiamo di crederci: non siamo un paese di “mostri”, non c’entriamo niente con loro, anzi, li abbiamo subìti, e combattuti da sempre. Anche noi più volte abbiamo lanciato grida d’allarme e nemmeno noi siamo stai ascoltati.
A Noemi, alla sua famiglia, alla comunità di Specchia, Montesardo è vicino con affetto sincero e umilmente chiede perdono.
Ora speriamo che la giustizia sia veloce, e giusta, che non si trovino cavilli insulsi, alibi posticci, attenuanti ridicole, né garantismi inopportuni, sempre a favore dei delinquenti, mai delle vittime. Troppe volte abbiamo visto i responsabili di crimini orrendi dopo qualche mese in giro liberi e felici, a fare i loro porci comodi.
Non condividiamo certe asprezze dei social, ma stavolta hanno ragione: che si butti via la chiave, anzi, se i “mostri” se ne andranno da questo paese di gente per bene, che hanno infettato abbastanza, ci faranno un favore (staremo meglio anche noi), perché ci occupano l’aria e non sopportiamo il loro fetore, sbattuti come siamo sotto gli occhi del mondo dal “giornalismo” morboso alla Barbara D’Urso.
Cara Noemi, nostro caro, caro angelo fragile, indifeso, adorabile: volevi solo vivere ed ecco che cosa ti hanno fatto i grandi. Non abbiamo saputo difendere il tuo sorriso, la tua innocenza, la tua dolcezza, la tua bontà , i tuoi incanti di bambina che diventa donna. E’ qui la nostra amara sconfitta, la colpa che ci graverà per sempre sul cuore.
Non abbiamo capito la tua esuberanza, la voglia di crescere in fretta e ti abbiamo fatto conoscere la faccia peggiore della vita, un mondo brutto e sudicio, quel mondo dei grandi che invece di rispondere ai tuoi mille perché e alle tue speranze, non ha ascoltato i tuoi silenzi. Abbiamo fallito tutti: come genitori, cittadini, educatori, comunità , istituzioni. Non sappiamo difendere i nostri figli, il futuro, l’innocenza, la bellezza. Vergogna, mille volte vergogna! I nostri cuori sono oppressi dai sensi di colpa.
Ora Noemi sarai donna per sempre, perché quello volevi essere. Eri una creatura speciale. Ci resta il tuo sorriso, la tua gioia di vivere contagiosa, l’incanto di una bambina che si fa donna, di un anatroccolo che si fa cigno: i tuoi doni più belli. Grazie!
Come un bellissimo fiore di campo che sboccia a primavera, il tuo profumo rimarrà sempre nell’aria, perché la grazia e la bellezza sono per sempre, e tu possedevi l’una e l’altra.
Ciao Noemi, figlia nostra cara cara cara, ti mandiamo un grande, caldo, immenso abbraccio. Non sei sola e mai sarai sola, noi siamo lì con te a farti compagnia fra gli ulivi, mentre il sole tramonta sul mare della sirena Leucasia e fa sfavillare d’oro la tua pelle e i tuoi capelli.
Di noi ti puoi fidare, siamo sinceri, ti vogliamo bene davvero, anche chi non ti conosceva o ti ha vista solo di sfuggita. Il tuo sorriso sarà sempre nel nostro cuore.
E tu, se puoi, cara, cara Noemi, perdonaci…
Un fallimento di tutti, una pena infinita che come zavorra per sempre ci porteremo nel cuore.
La conoscevo perché vivo a Montesardo, nella stessa zona della mano assassina, le belve che hanno infierito su di lei, prima con i sassi, poi con le parole: senza pietà . Una sera di giugno, sulla nostra via il traffico era bloccato: da “Macurano” all’entrata del paese auto ferme: il “fidanzatino” la stava picchiando davanti a tutti, la afferrava per i capelli e la sbatteva a terra con violenza, più e più volte, e poi la inondava di parolacce, le peggiori possibili.
Quando riuscì a liberarsi dirigendosi verso la piazza, mi passò vicino. Piangeva e le dissi: “Non venire più, lascia perdere…”. Noemi si girò e mi sorrise: era bella, pudica, innocente: un fiore che sbocciava aprendosi delicatamente alla vita: faceva tenerezza come ogni ragazzina della sua età . Lei era già adulta, responsabile, lavorava, si guadagnava la vita. Qualcuno poi la riaccompagnò a Specchia.
Paese antico e di origini nobilissime, Montesardo era disgustato: conosceva la “fonte” di chi spargeva veleno su una piccola donna acqua e sapone, il viso pulito, il sorriso dolce. Noi tutti qui volevamo bene a questa forestiera simpatica, l’avevamo quasi “adottata” (ogni tanto faceva acquisti nei nostri negozi).
Noemi era vivace, curiosa della vita, aveva fretta di crescere, di diventare donna, ma non aveva capito quali bestie immonde aveva incontrato (o lo sapeva ma credeva di dominare il destino) e da cui non ha avuto la forza di staccarsi in tempo, fino al sacrificio estremo, povera, piccola Noemi. Volevi solo amare, dare al mondo e agli altri la tua gioia: è questa la tua “colpa”.
Quella sera pensavo, e speravo, di averla convinta, e infatti per qualche settimana sparì. Ero contento per lei: a quell’età di amici le ragazze per bene ne trovano a centinaia. Poi all’improvviso riapparve: forse ignorava i Tso del “fidanzatino”, e come ci era arrivato: a 16 anni crediamo a tutte le balle che ci raccontano. Mi guardò come per dire: “Si, sono tornata, ma tranquillo, so gestirmi, so quel che faccio…”.
Tremai per lei. Noemi sembrava fragile, in realtà era una piccola donna già forte, determinata, sicura. Mi dissero che era accaduto un’altra volta, sempre sulla nostra via, che anche a Specchia era stata picchiata e a fine luglio ad Alessano, alla festa di San Trifone.
La madre, donna intelligentissima, sensibile, che lavora con i bambini, aveva preso carta e penna e informato le istituzioni, e nonostante ciò il “fidanzatino” (ripetiamo: 3 Tso) andava in giro tranquillo, come ha fatto nei giorni dopo il 3 settembre, fino all’arresto.
Spesso le istituzioni sono negligenti, talvolta irresponsabili, chi le rappresenta le vive in modo burocratico, indifferente, senza impegno né passione civile ed etica, alla “Mi faccio i fatti miei e tiro il 27”. L’Italia è devastata da questa mentalità diffusa, che ormai è “cultura”, per cui non è mai colpa di nessuno. Atteggiamenti che preparano il terreno alle tragedie, che invece si potrebbero evitare: come questa di Noemi, che oggi potrebbe essere qui fra noi, con la sua famiglia e i suoi amici, quelli veri, a scuola, al lavoro, a fare mille progetti, a sognare il suo futuro.
La sua ingenuità ha fatto il resto, ma chi poteva sospettare che la tragedia era così vicina? Intanto nel paese c’è stato un miracolo: da un pò non ci sono più furti nelle nostre case e rapine a banche, uffici postali, centri commerciali della zona.
Quando s’è sparsa la voce che eri sparita, abbiamo sperato, e pregato col cuore, affinché ti fossi rifugiata da un’amica, così, per giocare a essere grande, ma sapevamo che era un’illusione.
Ora la tragedia si è compiuta, hanno spento il sorriso di un angelo. Ti pensiamo, Noemi, quella notte come un cucciolo spaventato nelle grinfie sporche del tuo carnefice (ma è uno solo?) che non hai mai voluto denunciare. La tua agonia, sola fra gli ulivi, mentre il sole sorge e inonda il mare di Leuca e dolcemente ti accarezza i capelli e tu senti il suo respiro caldo, e il nostro cuore si spezza. Povera, povera Noemi figlia, nipote, amica nostra: è stato terribile, ed è terribile per noi accettare la realtà .
Piccola donna del nostro tempo, pensiamo ai tuoi sogni spezzati, ai tuoi mille progetti, le tue fantasie, alla vita che lupi feroci travestiti da agnelli, subdoli e falsi, ti hanno rubato. E intanto, come belve insaziabili, prima con le pietre, poi con le parole, continuano a sporcarti!
E pensiamo allo strazio indicibile di una madre, il suo cuore lacerato, il padre che pure aveva mostrato disponibilità verso il “fidanzatino”, la sorella maggiore Benedetta, quasi laureata, orgoglio della famiglia, e tutta la brava gente di Specchia incredula, senza parole.
Lo siamo anche noi a Montesardo, sconvolti, addolorati e affranti per un angelo da troppi lasciato solo che piange nella notte. Soffriamo quanto voi, siamo vittime anche noi, ma vi preghiamo di crederci: non siamo un paese di “mostri”, non c’entriamo niente con loro, anzi, li abbiamo subìti, e combattuti da sempre. Anche noi più volte abbiamo lanciato grida d’allarme e nemmeno noi siamo stai ascoltati.
A Noemi, alla sua famiglia, alla comunità di Specchia, Montesardo è vicino con affetto sincero e umilmente chiede perdono.
Ora speriamo che la giustizia sia veloce, e giusta, che non si trovino cavilli insulsi, alibi posticci, attenuanti ridicole, né garantismi inopportuni, sempre a favore dei delinquenti, mai delle vittime. Troppe volte abbiamo visto i responsabili di crimini orrendi dopo qualche mese in giro liberi e felici, a fare i loro porci comodi.
Non condividiamo certe asprezze dei social, ma stavolta hanno ragione: che si butti via la chiave, anzi, se i “mostri” se ne andranno da questo paese di gente per bene, che hanno infettato abbastanza, ci faranno un favore (staremo meglio anche noi), perché ci occupano l’aria e non sopportiamo il loro fetore, sbattuti come siamo sotto gli occhi del mondo dal “giornalismo” morboso alla Barbara D’Urso.
Cara Noemi, nostro caro, caro angelo fragile, indifeso, adorabile: volevi solo vivere ed ecco che cosa ti hanno fatto i grandi. Non abbiamo saputo difendere il tuo sorriso, la tua innocenza, la tua dolcezza, la tua bontà , i tuoi incanti di bambina che diventa donna. E’ qui la nostra amara sconfitta, la colpa che ci graverà per sempre sul cuore.
Non abbiamo capito la tua esuberanza, la voglia di crescere in fretta e ti abbiamo fatto conoscere la faccia peggiore della vita, un mondo brutto e sudicio, quel mondo dei grandi che invece di rispondere ai tuoi mille perché e alle tue speranze, non ha ascoltato i tuoi silenzi. Abbiamo fallito tutti: come genitori, cittadini, educatori, comunità , istituzioni. Non sappiamo difendere i nostri figli, il futuro, l’innocenza, la bellezza. Vergogna, mille volte vergogna! I nostri cuori sono oppressi dai sensi di colpa.
Ora Noemi sarai donna per sempre, perché quello volevi essere. Eri una creatura speciale. Ci resta il tuo sorriso, la tua gioia di vivere contagiosa, l’incanto di una bambina che si fa donna, di un anatroccolo che si fa cigno: i tuoi doni più belli. Grazie!
Come un bellissimo fiore di campo che sboccia a primavera, il tuo profumo rimarrà sempre nell’aria, perché la grazia e la bellezza sono per sempre, e tu possedevi l’una e l’altra.
Ciao Noemi, figlia nostra cara cara cara, ti mandiamo un grande, caldo, immenso abbraccio. Non sei sola e mai sarai sola, noi siamo lì con te a farti compagnia fra gli ulivi, mentre il sole tramonta sul mare della sirena Leucasia e fa sfavillare d’oro la tua pelle e i tuoi capelli.
Di noi ti puoi fidare, siamo sinceri, ti vogliamo bene davvero, anche chi non ti conosceva o ti ha vista solo di sfuggita. Il tuo sorriso sarà sempre nel nostro cuore.
E tu, se puoi, cara, cara Noemi, perdonaci…