di NICOLA RICCHITELLI – La giornata tranese di Matteo Renzi si apre con la protesta di Alternativa Comunista nel piazzale antistante i locali del Polo Museale, per voce del suo segretario, Michele Rizzi. Fracciatina del segretario: "Essere di sinistra non vuol dire cantare 'Bella ciao' fuori di qui, vuol dire approvare lo Ius soli, fare la legge sul ”Dopo di noi” e quella sull'autismo…".
Arriva attorno alle 10 l’ex presidente del Consiglio, camicia bianca e il sorriso dei giorni migliori; dopo sorrisi e strette di mano di rito si va dritto al cuore del discorso, si parte della Lega: «Da me non sentirete mai accuse, polemiche o insulti personali; certo, io faccio le mie battaglie, se si arrabbiano perché devono restituire dei soldi allo Stato ed io dico in televisione “Lega Ladrona” e Matteo Salvini dice ti querelo, io dico anche restituisci i soldi agli italiani…», fino all’affondo al leader del “Carroccio”, Matteo Salvini: «Se ci pensate, questo ha detto che in Corea del Nord si è sentito come a casa. Salvini ha detto che lui in Corea del Nord, qualcuno li legge i giornali, si è sentito con un senso di comunità ... come a casa sua. La prima domanda è che succede a casa Salvini, aiutiamolo a casa sua. Come è possibile che uno dice delle cose del genere…».
Nel mezzo dell'intervento del premier si parla del suo libro, “Avanti”, e di tutti quei risultati e obbiettivi raggiunti ma non comunicati come dovuto: «Sulla polizia e le forze dell'ordine, i governi di destra hanno chiuso il rubinetto, hanno smesso di dare i soldi, lo dico in Puglia, terra dalla quale provengono la maggioranza di persone che lavorano nell'Esercito e nelle Forze dell'ordine, rispetto al numero di cittadini. Noi abbiamo messo un miliardo di euro sullo sblocco del contratto, sulla operazione degli 80 euro, sullo scatto e rinnovi contrattuali, noi i soldi li abbiamo messi, altri hanno messo soltanto le chiacchiere e credo che questo sia chiaro ai cittadini».
Nella parte finale dell’intervento dell’ex premier a Trani spazio a elezioni, legge elettorale e futuro del Partito Democratico: «Noi siamo una squadra e come squadra forte e credibile prenderemo per mano questo paese e lo porteremo avanti. Alle camicie verdi rispondiamo che questo Paese lo cambiamo noi o nessuno. Nessuno ha posto il problema della legge elettorale, quando stai in mezzo alla gente ti parlano di chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, ti parlano di chi ha un malato di Alzheimer a casa, ti parlano di come deve funzionare il sistema sanitario, di problemi veri. Certo, la legge elettorale è una questione che il parlamento affronterà , speriamo che ci siano i numeri e decideranno i parlamentari, però quello che per me è fondamentale, oggi, è parlare di problematiche concrete. Si voterà alla fine di questa legislatura, quando il presidente della Repubblica scioglierà le camere si tornerà a votare nel 2018 e per me è importante che questi mesi li passiamo non a litigare sulle poltrone ma a discutere concretamente su questioni che riguardano i cittadini, questioni vere non ideologiche. Su queste questioni il Pd è la forza più credibile. La nostra squadra, in cui ci sono io, c'è il presidente del Consiglio Gentiloni, i ministri e tanti amministratori locali e consiglieri regionali, è una squadra che ha da fare, noi discutiamo di questioni vere, gli altri parlano».