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Questo referendum, la cui efficacia era stata sospesa dalla Corte Costituzionale spagnola, non s’ha da fare, e il premier è deciso ad usare il pugno di ferro. Una serie di perquisizioni da parte della Guardia Civil sono state condotte all’interno degli uffici di Entrate, Welfare e Centro Telecomunicazioni regionale. Nella giornata di ieri, invece, nel corso dell’operazione avvenuta all’interno di una società privata di poste, sono state sottoposte a sequestro ben 45mila convocazioni ai seggi. Sequestrate anche un milione di schede elettorali e altro materiale destinato alla messa in opera del referendum. Al momento le forze antisommossa della polizia stazionano davanti alla sede del partito indipendentista di sinistra Cup, in attesa di un ordine giudiziario che consenta l’entrata nell’edificio. Confermato, infine, dal ministro delle Finanze Cristobal Montoro il blocco delle finanze al governo di Barcellona proposto venerdì.
Carlos Puidgemont, presidente catalano, ha definito l’atteggiamento di Madrid “totalitario” e ha dichiarato senza mezzi termini che il referendum, comunque, si farà. “E' stata sospesa la democrazia, il governo spagnolo ha oltrepassato la linea rossa”, ha aggiunto Puidgemont. Risposta forte anche da parte del vicepresidente della Catalogna Oriol Junqueras, che su Twitter ha scritto “Stanno attaccando le istituzioni di questo Paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo”. Parla infine di “scandalo democratico” Ada Colau, sindaca di Barcellona.