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di BEATRICE GALLUZZO - L’uragano Irma prende vigore, e trascina a velocità di 250 km orari i suoi venti micidiali verso la costa sud-occidentale della Florida, in direzione Miami. Dopo aver seminato la sua distruzione nei Caraibi, alle Isole Vergini USA, Barbuda, Portorico, Anguilla e Barbados, Cuba e Bahamas, continua la sua furiosa corsa a Miami e poi oltre: Georgia, Alabama, North e South Carolina – che hanno già dichiarato lo stato d’emergenza. Dopo essere stato declassato al livello 4 della scala Saffir-Simpson, basata sulla valutazione dell’intensità dei venti al suolo, è tornato al massimo della sua impetuosità, al grado 5 su 5.
Carlos Gimenez, sindaco di Miami, dichiara che nella città si sta verificando il più grande esodo di massa della storia del Paese: 660.000 persone stanno in questo momento lasciando le loro dimore, come deciso dalle autorità. Il governatore della Florida Rick Scott è stato lapidario “Le condizioni meteorologiche buone per lasciare l'area a rischio stanno finendo”.
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Anche il Presidente Trump, che oggi ha riunito il suo gabinetto nella residenza di Camp David, ha lasciato un videomessaggio alla popolazione: “Miei compagni americani” – ha esordito – “la mia amministrazione sta lavorando con i nostri colleghi locali per aiutare a salvare vite, proteggere le famiglie e assistere coloro che sono nel bisogno”. Dopodichè, ha continuato “questo è un uragano di dimensioni distruttive storiche”. Anche la sua residenza estiva di Mar-a-Lago, a palm Beach, è stata evacuata. Ma neanche dopo il passaggio di Irma sembra che si placherà la furia della natura. Nell’Atlantico si sta muovendo Josè, uragano di categoria 4, che corre verso le già stremate Antille. E nel Golfo del Messico, invece, turbina Katia, che si avvicina alla costa, e con i suoi venti a 155 kilometri orari si attesta al livello 2 della scala Saffir- Simpson.