di BEATRICE GALLUZZO - A poche ore dall’incontro di lunedì al Mise tra Am InvestCo e i sindacati nell’ambito del passaggio di consegne per l’Ilva, le proposte del gruppo, costituito da Arcelor Mittal e gruppo Marcegaglia, fanno discutere e portano con sè un’ondata di scioperi in tutta la penisola. In sostanza sono 10mila (su un numero complessivo di 14mila) gli impiegati che verranno utilizzati per il piano di rilancio dell’azienda colosso della siderurgia. Questo vuol dire che ci saranno 4mila esuberi, i quali resteranno a carico dell’Amministrazione e verranno impegnati in opere di bonifica e risanamento ambientale nelle zone attono al perimetro aziendale. In dettaglio, 7.600 operai sarebbero impiegati a Taranto, 900 a Genova, 700 a Novi ligure, 160 a Milano, 240 in altri siti.
Ma a mettere sul piede di guerra i sindacati è anche il passaggio di contratto che avverrà per i 10mila lavoratori assunti di cui sopra. “Verranno perse tutte le garanzie previste dall’articolo 18, visto che gli operai saranno riassunti con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act. E non ci sarà alcuna continuità rispetto al rapporto di lavoro neanche in relazione al trattamento economico e all’anzianità”- spiegano dal Consiglio di fabbrica. Dure le parole del segretario della Fim-Cisl Marco Bentivogli: “I presupposti sono ancora più arretrati rispetto a quanto concordato tra l’acquirente e la gestione commissariale. Se tale approccio sarà confermato nell’incontro di lunedì è chiaro che il ricorso alla mobilitazione generale diventerà inevitabile”.
Francesca Re David, segretario generale della Fiom, replica con forza alle proposte di Am InvestCo, definendo Arcelor Mittal “arrogante e inaffidabile”. Inoltre “per la Fiom non ci sono le condizioni di aprire un tavolo negoziale. L'unica risposta possibile a tale provocazione è una forte azione conflittuale di tutte le lavoratrici e i lavoratori". Lo stesso giorno in cui avverrà l’incontro tra il gruppo e i sindacati, infatti, è stata organizzata da Fim Fiom e Uilm un’ondata di scioperi di 24 ore a Taranto, e 8 ore a Genova e Novi Ligure per protestare contro quella che è stata definita un’opera di “pura macelleria sociale”.
Ma a mettere sul piede di guerra i sindacati è anche il passaggio di contratto che avverrà per i 10mila lavoratori assunti di cui sopra. “Verranno perse tutte le garanzie previste dall’articolo 18, visto che gli operai saranno riassunti con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act. E non ci sarà alcuna continuità rispetto al rapporto di lavoro neanche in relazione al trattamento economico e all’anzianità”- spiegano dal Consiglio di fabbrica. Dure le parole del segretario della Fim-Cisl Marco Bentivogli: “I presupposti sono ancora più arretrati rispetto a quanto concordato tra l’acquirente e la gestione commissariale. Se tale approccio sarà confermato nell’incontro di lunedì è chiaro che il ricorso alla mobilitazione generale diventerà inevitabile”.
Francesca Re David, segretario generale della Fiom, replica con forza alle proposte di Am InvestCo, definendo Arcelor Mittal “arrogante e inaffidabile”. Inoltre “per la Fiom non ci sono le condizioni di aprire un tavolo negoziale. L'unica risposta possibile a tale provocazione è una forte azione conflittuale di tutte le lavoratrici e i lavoratori". Lo stesso giorno in cui avverrà l’incontro tra il gruppo e i sindacati, infatti, è stata organizzata da Fim Fiom e Uilm un’ondata di scioperi di 24 ore a Taranto, e 8 ore a Genova e Novi Ligure per protestare contro quella che è stata definita un’opera di “pura macelleria sociale”.