BARI - Di seguito, l'intervento di oggi del Presidente della Regione Puglia e leader di Fronte Democratico (Pd) alla Conferenza Programmatica nazionale del Partito Democratico:
"Buongiorno a tutti,
oggi il sole di Napoli ci ha accolto e ha provato a metterci nella condizione migliore di spirito. Perché lo spirito di un partito, il suo modo di concepire se stesso e il futuro è centrale. Anche le migliori idee che possono essere prodotte da questa conferenza programmatica, rischiano di essere recitate male se non riprendiamo quella sensazione che abbiamo avuto per tanti anni, anche in difficoltà non diverse da quelle che stiamo vivendo oggi, di poter cambiare la storia del paese e di riuscirci rispettando le regole della Costituzione, la giustizia, l’eguaglianza, un’idea del mondo nella quale chi è più debole si serve delle istituzioni per riprendere in mano il proprio destino e il senso della prioria vita.
Siamo quella parte del mondo che lotta per l’emancipazione di chi ha maggiori difficoltà non si rivolgono a noi ma si rivolgono ai populismi allora noi dobbiamo riquadrare la nostra strategia. Rimango convinto, per esperienza di vita, ormai abbastanza lunga, che basta fare delle cose buone ed essere coerenti fra ciò che si dice e ciò che si fa per avere la fiducia delle persone. Tutte le volte nelle quali ci siamo mossi anche in maniera importante sui diritti civili, sulle questioni che riguardavano il lavoro e lo abbiamo fatto con una credibilità che abbiamo lesionato da noi stessi, abbiamo danneggiato questo principio che si chiama coerenza. La coerenza non è un problema se se ne accorge qualcuno dentro il partito, se se ne accorge un’altra area dell’incoerenza che viviamo. Il problema è se se ne accorgono gli altri. E, se se ne accorgono gli altri, i cittadini, si allontanano da noi.
Credo che, ancora oggi, i cittadini votano e preferiscono i programmi delle persone a cui credono e avere la capacità di arbitrare gli interessi di un paese e stare lontano dalle lobbies e vicino agli interessi generali sia la chiave che il Pd deve reciterà in questi anni.
Questa conferenza programmatica è un buon inizio. L’avevamo chiesta a gran voce, sembrava difficile da realizzare eppure siamo qui. Siamo qui e stiamo costruendo un’idea del futuro. Non siamo d’accordo su tutto, ma immagino che da qualche parte poi assesteremo questo progetto per la società che viene e questo assestamento dovremo discuterlo con il resto della società, il resto delle forze politiche del centrosinistra e delle ragioni di progresso di questo paese.
E dovremo farlo difendendo il nostro punto di vista, ma senza essere chiusi all’ascolto e alla condivisione di idee diverse dalle nostre, perché abbiamo il compito, questo era il compito del Pd e questo rimane i suo ruolo, di ricucire. Ieri questa parola è stata detta più volte, in modo autorevolissimo, anche dal presidente del Consiglio Gentiloni. Ricucire il paese su un progetto, su delle leadership, su degli uomini e delle donne che nei luoghi del disagio, dell’innovazione, della modernità, del turismo, della visione urbana della sicurezza, riescono a svolgere il loro ruolo in coerenza pur rimanendo plurali. Non è un ossimoro e non è impossibile rimanere insieme pur mantenendo visioni diverse.
Ha appena parlato (Giorgio Gori), mi auguro, il prossimo presidente della regione Lombardia ed è stupefacente che egli abbia adoperato, dal suo punto di vista, parole identiche a quelle che in questi giorni stanno pronunciando in Puglia.
Io oggi non sono il presidente della Regione Puglia, ma un semplice militante del Pd, ma in questi giorni la Regione Puglia sta ragionando sulle stesse cose, con lo stesso metro, la stessa idea che l’unita di questo paese non può essere assicurata dall’assistenzialismo tra nord e sud ma da un’idea diversa degli Stati Uniti d’Europa. Noi dobbiamo costruire un’Europa delle regioni che abbia un parlamento sovrano che produca un governo che limiti il ruolo degli stati nazionali che sono in difficoltà quando devono stabilire una politica migratoria, quando devono stabilire politiche unitarie in campo energetico, web tax, istruzione, diritto commerciale, o sulle indagini antimafia e antiterrorismo.
Abbiamo una confusione grandissima perché gli stati nazionali non sono adatti per struttura a gestire la complessità di un continente da 500 milioni di persone che e l’unica speranza per rimanere competitivi e giusti, efficienti e democratici, dentro un mondo che ha come nostri competitor Stati Uniti, Federazione russa, India, Cina.
Penso che la maggiore autonomia, a regioni e macroregioni, sulla base di politiche che l’Ue già attua, possa contribuire a limitare le distonie degli stati nazionali dove oggi il leader si presenta alle elezioni con un’idea diversa e contraria a quella che l’Ue tenta di sviluppare. Questa cosa non può più essere. Noi dobbiamo essere coloro che riescono a costruire la difesa unica, che riescono a contrastare le mafie in tutta Europa e dobbiamo farlo coinvolgendo non solo noi, ma con un intero popolo.
Il popolo europeo che crede ancora che l’Europa sia nata dalle esperienza tragiche della seconda guerra mondiale, che crede ancora nella democrazia, che non pensa che costruire barriere, limiti confini sia la soluzione dello scoramento del quale anche ieri Gentiloni ha parlato.
Ho sentito per la prima volta un esponente politico del Pd, di quel livello, parlare di felicità, di solitudine, della solitudine delle persone anziane che si spaventano delle cose nuove, che non conoscono e che si devono necessariamente servire dello Stato, delle istituzioni per ridurre la loro paura e per partecipare anche loro.
Partecipazione: questa conferenza programmatica non è ancora perfetta dal punto di vita della partecipazione, ma è un salto in avanti grandissimo.
La partecipazione di oggi è stata importante. E’ giusto anche che questa conferenza non sia ultimativa. Quindi, attendiamo la sua conclusione nella consapevolezza che essa debba essere messa a disposizione dell’intera coalizione di centrosinistra.
E allora, vi voglio fare una proposta che spero il segretario voglia accogliere: una volta terminata questa conferenza programmatica e chiarito il nostro punto di vista, stabilito il nostro assetto anche elettorale, sarà necessario aprire una discussione con il popolo italiano, con le altre forze politiche, anche con coloro che sono andati via, sbagliando. E lo dico con nettezza: chi è andato via ha commesso un errore, umanamente comprensibile, ma contro il quale ho fatto tutto quello che era possibile fare, anche in momenti difficilissimi, rischiando persino di essere considerato ondivago.
Ma, quando si prendono decisioni così difficili, è possibile anche che il pensiero ti scappi, che si possa avere un momento di incertezza.
Avere delle incertezze o sentire il bisogno di parlare con gli altri non è una contraddizione della leadership. Questo spesso l’ho detto, in pubblico e in privato, al segretario del partito.
Una leadership è quel soggetto al quale si rivolge un appello quando non hai la forza di affrontare le cose da solo. Una leadership è qualche cosa che si costruisce con serenità, con pacatezza, come diceva Veltroni, ma soprattutto nell’amicizia, nella concordia, utilizzando toni, modi, attenzioni, quelle piccole regole umane che sono indispensabili per costruire una comunità.
Quindi, io credo che siano maturi i tempi anche per costruire con i nostri possibili alleati, nelle prossime elezioni. Mi riferisco anche a Sinistra Italiana, ai centristi, a quell’esercito di persone che non deve pensare che il Pd sia solo un taxi da mettere insieme per tentare di riconquistare un seggio. Perché noi non siamo un mezzo per riconquistare seggi. Siamo un metodo, un’idea, una comunità che cambia la storia di questa paese.
Quindi vi propongo, come abbiamo già fatto in qualche luogo d’Italia, con il metodo della partecipazione dal basso, di aprire la discussione del nostro programma a tutte le altre forze politiche del centrosinistra. Di costruire, con loro, il programma della coalizione. Abbiamo una legge elettorale con qualche difetto (parecchi, devo dire), ma non è questo il momento dell’autocritica. Questa è soprattutto la giornata della prospettiva. Dobbiamo includere l’autocritica nelle affermazioni positive che saremo capaci da fare. Dobbiamo discutere con loro della sostanza dei problemi. Non possiamo riconciliare le personalità che hanno deciso in maniera psicologica, autoreferenziale, di rompere i loro rapporti. Questo non è nelle potestà di un partito, non siamo in grado di farlo.
Ma possiamo ricucire sui contenuti. E due contenuti mi hanno particolarmente colpito.
Ho la pretesa, senza essere storicamente un ambientalista, di avere maturato nell’esperienza di cittadino e di servitore dello Stato, l’idea che tutelare il creato sia centrale, una questione fondamentale, che serve a tutto il resto, serve alla salute, al risparmio dei costi, al turismo, all’economia, serve a cambiare la percezione che ciascuno di noi ha verso le cose pubbliche, i beni comuni. L’educazione civica è una forma di rispetto del creato e tutto questo e assolutamente decisivo.
Mi fa piacere che il Pd abbia deciso, e spero che lo faccia con trasporto e convinzione, di procedere su questa strada.
La parola decarbonizzazione la dobbiamo dire chiara e netta. Stanno de carbonizzando tutto le imprese a carbone d’Europa. Questo è il senso di COP21, questo è il senso delle politiche che servono a restituire salute anche quando si produce acciaio o energia elettrica.
E’ possibile tecnologicamente produrre acciaio ed energia elettrica senza carbone, è possibile diminuire le emissioni di Pm10 che sono, assieme all’inquinamento, la principale causa di morte e, se questo non vi colpisce, di costo per il sistema sanitario nazionale ed europeo.
E questa sintesi programmatica la possiamo costruire in una grande operazione di partecipazione dal basso dove coinvolgere le migliori personalità di questo paese assieme alle forze politiche, ai presidenti di regione, ai sindaci, alle liste civiche, al sindacato.
Io vorrei che da questa assemblea di riaprisse una discussione politica anche col sindacato italiano che non può essere confinato in una visione corporativa del suo ruolo. Il sindacato italiano si è sempre distinto per storia, per la sua capacità di vedere oltre, e di costruire visioni anche di natura autonomamente politica.
Ecco, io mi auguro che oggi, in conclusione di questa conferenza programmatica, il discorso finale del segretario abbracci tutto ciò che di meglio esiste in questo paese, ciascuna delle personalità di questo partito, delle personalità più importanti di questo paese. Non solo coloro che sono d’accordo con lui, ma anche quelli che con lui vogliono discutere e ricostruire un’idea della parte migliore di questo paese.
Sono certo che il segretario riuscirà in questa impresa. Me lo auguro fortemente.
Sono qui per partire da oggi in una campagna elettorale che deve servire, ripeto, non deve servire a ricollocare qualcuno in Parlamento, ma a riprendere un cammino, l’ho detto tante volte, che è partito dalla resistenza, dal movimento operaio dei contadini, dal movimento dei diritti civili noi siamo quella parte della politica italiana senza della quale è impossibile concepire il domani positivo dell’Italia.
"Buongiorno a tutti,
oggi il sole di Napoli ci ha accolto e ha provato a metterci nella condizione migliore di spirito. Perché lo spirito di un partito, il suo modo di concepire se stesso e il futuro è centrale. Anche le migliori idee che possono essere prodotte da questa conferenza programmatica, rischiano di essere recitate male se non riprendiamo quella sensazione che abbiamo avuto per tanti anni, anche in difficoltà non diverse da quelle che stiamo vivendo oggi, di poter cambiare la storia del paese e di riuscirci rispettando le regole della Costituzione, la giustizia, l’eguaglianza, un’idea del mondo nella quale chi è più debole si serve delle istituzioni per riprendere in mano il proprio destino e il senso della prioria vita.
Siamo quella parte del mondo che lotta per l’emancipazione di chi ha maggiori difficoltà non si rivolgono a noi ma si rivolgono ai populismi allora noi dobbiamo riquadrare la nostra strategia. Rimango convinto, per esperienza di vita, ormai abbastanza lunga, che basta fare delle cose buone ed essere coerenti fra ciò che si dice e ciò che si fa per avere la fiducia delle persone. Tutte le volte nelle quali ci siamo mossi anche in maniera importante sui diritti civili, sulle questioni che riguardavano il lavoro e lo abbiamo fatto con una credibilità che abbiamo lesionato da noi stessi, abbiamo danneggiato questo principio che si chiama coerenza. La coerenza non è un problema se se ne accorge qualcuno dentro il partito, se se ne accorge un’altra area dell’incoerenza che viviamo. Il problema è se se ne accorgono gli altri. E, se se ne accorgono gli altri, i cittadini, si allontanano da noi.
Credo che, ancora oggi, i cittadini votano e preferiscono i programmi delle persone a cui credono e avere la capacità di arbitrare gli interessi di un paese e stare lontano dalle lobbies e vicino agli interessi generali sia la chiave che il Pd deve reciterà in questi anni.
Questa conferenza programmatica è un buon inizio. L’avevamo chiesta a gran voce, sembrava difficile da realizzare eppure siamo qui. Siamo qui e stiamo costruendo un’idea del futuro. Non siamo d’accordo su tutto, ma immagino che da qualche parte poi assesteremo questo progetto per la società che viene e questo assestamento dovremo discuterlo con il resto della società, il resto delle forze politiche del centrosinistra e delle ragioni di progresso di questo paese.
E dovremo farlo difendendo il nostro punto di vista, ma senza essere chiusi all’ascolto e alla condivisione di idee diverse dalle nostre, perché abbiamo il compito, questo era il compito del Pd e questo rimane i suo ruolo, di ricucire. Ieri questa parola è stata detta più volte, in modo autorevolissimo, anche dal presidente del Consiglio Gentiloni. Ricucire il paese su un progetto, su delle leadership, su degli uomini e delle donne che nei luoghi del disagio, dell’innovazione, della modernità, del turismo, della visione urbana della sicurezza, riescono a svolgere il loro ruolo in coerenza pur rimanendo plurali. Non è un ossimoro e non è impossibile rimanere insieme pur mantenendo visioni diverse.
Ha appena parlato (Giorgio Gori), mi auguro, il prossimo presidente della regione Lombardia ed è stupefacente che egli abbia adoperato, dal suo punto di vista, parole identiche a quelle che in questi giorni stanno pronunciando in Puglia.
Io oggi non sono il presidente della Regione Puglia, ma un semplice militante del Pd, ma in questi giorni la Regione Puglia sta ragionando sulle stesse cose, con lo stesso metro, la stessa idea che l’unita di questo paese non può essere assicurata dall’assistenzialismo tra nord e sud ma da un’idea diversa degli Stati Uniti d’Europa. Noi dobbiamo costruire un’Europa delle regioni che abbia un parlamento sovrano che produca un governo che limiti il ruolo degli stati nazionali che sono in difficoltà quando devono stabilire una politica migratoria, quando devono stabilire politiche unitarie in campo energetico, web tax, istruzione, diritto commerciale, o sulle indagini antimafia e antiterrorismo.
Abbiamo una confusione grandissima perché gli stati nazionali non sono adatti per struttura a gestire la complessità di un continente da 500 milioni di persone che e l’unica speranza per rimanere competitivi e giusti, efficienti e democratici, dentro un mondo che ha come nostri competitor Stati Uniti, Federazione russa, India, Cina.
Penso che la maggiore autonomia, a regioni e macroregioni, sulla base di politiche che l’Ue già attua, possa contribuire a limitare le distonie degli stati nazionali dove oggi il leader si presenta alle elezioni con un’idea diversa e contraria a quella che l’Ue tenta di sviluppare. Questa cosa non può più essere. Noi dobbiamo essere coloro che riescono a costruire la difesa unica, che riescono a contrastare le mafie in tutta Europa e dobbiamo farlo coinvolgendo non solo noi, ma con un intero popolo.
Il popolo europeo che crede ancora che l’Europa sia nata dalle esperienza tragiche della seconda guerra mondiale, che crede ancora nella democrazia, che non pensa che costruire barriere, limiti confini sia la soluzione dello scoramento del quale anche ieri Gentiloni ha parlato.
Ho sentito per la prima volta un esponente politico del Pd, di quel livello, parlare di felicità, di solitudine, della solitudine delle persone anziane che si spaventano delle cose nuove, che non conoscono e che si devono necessariamente servire dello Stato, delle istituzioni per ridurre la loro paura e per partecipare anche loro.
Partecipazione: questa conferenza programmatica non è ancora perfetta dal punto di vita della partecipazione, ma è un salto in avanti grandissimo.
La partecipazione di oggi è stata importante. E’ giusto anche che questa conferenza non sia ultimativa. Quindi, attendiamo la sua conclusione nella consapevolezza che essa debba essere messa a disposizione dell’intera coalizione di centrosinistra.
E allora, vi voglio fare una proposta che spero il segretario voglia accogliere: una volta terminata questa conferenza programmatica e chiarito il nostro punto di vista, stabilito il nostro assetto anche elettorale, sarà necessario aprire una discussione con il popolo italiano, con le altre forze politiche, anche con coloro che sono andati via, sbagliando. E lo dico con nettezza: chi è andato via ha commesso un errore, umanamente comprensibile, ma contro il quale ho fatto tutto quello che era possibile fare, anche in momenti difficilissimi, rischiando persino di essere considerato ondivago.
Ma, quando si prendono decisioni così difficili, è possibile anche che il pensiero ti scappi, che si possa avere un momento di incertezza.
Avere delle incertezze o sentire il bisogno di parlare con gli altri non è una contraddizione della leadership. Questo spesso l’ho detto, in pubblico e in privato, al segretario del partito.
Una leadership è quel soggetto al quale si rivolge un appello quando non hai la forza di affrontare le cose da solo. Una leadership è qualche cosa che si costruisce con serenità, con pacatezza, come diceva Veltroni, ma soprattutto nell’amicizia, nella concordia, utilizzando toni, modi, attenzioni, quelle piccole regole umane che sono indispensabili per costruire una comunità.
Quindi, io credo che siano maturi i tempi anche per costruire con i nostri possibili alleati, nelle prossime elezioni. Mi riferisco anche a Sinistra Italiana, ai centristi, a quell’esercito di persone che non deve pensare che il Pd sia solo un taxi da mettere insieme per tentare di riconquistare un seggio. Perché noi non siamo un mezzo per riconquistare seggi. Siamo un metodo, un’idea, una comunità che cambia la storia di questa paese.
Quindi vi propongo, come abbiamo già fatto in qualche luogo d’Italia, con il metodo della partecipazione dal basso, di aprire la discussione del nostro programma a tutte le altre forze politiche del centrosinistra. Di costruire, con loro, il programma della coalizione. Abbiamo una legge elettorale con qualche difetto (parecchi, devo dire), ma non è questo il momento dell’autocritica. Questa è soprattutto la giornata della prospettiva. Dobbiamo includere l’autocritica nelle affermazioni positive che saremo capaci da fare. Dobbiamo discutere con loro della sostanza dei problemi. Non possiamo riconciliare le personalità che hanno deciso in maniera psicologica, autoreferenziale, di rompere i loro rapporti. Questo non è nelle potestà di un partito, non siamo in grado di farlo.
Ma possiamo ricucire sui contenuti. E due contenuti mi hanno particolarmente colpito.
Ho la pretesa, senza essere storicamente un ambientalista, di avere maturato nell’esperienza di cittadino e di servitore dello Stato, l’idea che tutelare il creato sia centrale, una questione fondamentale, che serve a tutto il resto, serve alla salute, al risparmio dei costi, al turismo, all’economia, serve a cambiare la percezione che ciascuno di noi ha verso le cose pubbliche, i beni comuni. L’educazione civica è una forma di rispetto del creato e tutto questo e assolutamente decisivo.
Mi fa piacere che il Pd abbia deciso, e spero che lo faccia con trasporto e convinzione, di procedere su questa strada.
La parola decarbonizzazione la dobbiamo dire chiara e netta. Stanno de carbonizzando tutto le imprese a carbone d’Europa. Questo è il senso di COP21, questo è il senso delle politiche che servono a restituire salute anche quando si produce acciaio o energia elettrica.
E’ possibile tecnologicamente produrre acciaio ed energia elettrica senza carbone, è possibile diminuire le emissioni di Pm10 che sono, assieme all’inquinamento, la principale causa di morte e, se questo non vi colpisce, di costo per il sistema sanitario nazionale ed europeo.
E questa sintesi programmatica la possiamo costruire in una grande operazione di partecipazione dal basso dove coinvolgere le migliori personalità di questo paese assieme alle forze politiche, ai presidenti di regione, ai sindaci, alle liste civiche, al sindacato.
Io vorrei che da questa assemblea di riaprisse una discussione politica anche col sindacato italiano che non può essere confinato in una visione corporativa del suo ruolo. Il sindacato italiano si è sempre distinto per storia, per la sua capacità di vedere oltre, e di costruire visioni anche di natura autonomamente politica.
Ecco, io mi auguro che oggi, in conclusione di questa conferenza programmatica, il discorso finale del segretario abbracci tutto ciò che di meglio esiste in questo paese, ciascuna delle personalità di questo partito, delle personalità più importanti di questo paese. Non solo coloro che sono d’accordo con lui, ma anche quelli che con lui vogliono discutere e ricostruire un’idea della parte migliore di questo paese.
Sono certo che il segretario riuscirà in questa impresa. Me lo auguro fortemente.
Sono qui per partire da oggi in una campagna elettorale che deve servire, ripeto, non deve servire a ricollocare qualcuno in Parlamento, ma a riprendere un cammino, l’ho detto tante volte, che è partito dalla resistenza, dal movimento operaio dei contadini, dal movimento dei diritti civili noi siamo quella parte della politica italiana senza della quale è impossibile concepire il domani positivo dell’Italia.