di LIVALCA - La collana «le Rane» della Levante editori di Bari, ideata da quel Francesco De Martino ordinario di Letteratura greca presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia e attento osservatore di ogni piccola sfaccettatura inerente il mondo classico, taglia il traguardo delle 64 pubblicazioni con un titolo singolare : « EL CORO DRAMATICO, UN PERSONAJE SINGULAR», impreziosito da un eccezionale CD con 5 frammenti inediti dell’opera « La sangre de Antigona. Misterio en tres actos» di José Bergamìn e Salvador Bacarisse.
Bergamìn ( Madrid 1895 - San Sebastiàn 1983) durante la guerra spagnola (1936-1939) diede vita, con R. Alberti e tanti altri, alla « Alianza de Intelectuales Antifascistas». Difficile spiegare in poche parole alcune scelte ideologiche che lo condussero verso il suo cosiddetto ‘cattolicesimo progressista’, ma si tratta comunque di una eccelsa personalità del panorama politico spagnolo del secolo scorso. Esiliato all’inizio del 1940 dovette riparare in Uruguay, Venezuela, Messico e finalmente a Parigi verso la fine anni ’50.
Nel 1970 il suo rientro ‘quasi’ trionfale in Spagna. Per chi voglia approfondire consigliamo la lettura del suo penetrante volume «Decadenza dell’analfabetismo» portato in Italia da Rusconi e ripubblicato da Bompiani, all’inizio del secolo in corso, con una creativa, quasi estrosa prefazione di Vittorio Sgarbi. Salvador Bacarisse Chinoria fu un celebre compositore spagnolo ( Madrid 1898 - Parigi 1963) formatosi presso il Conservatorio di musica della sua città natale e che per anni ha lavorato a Parigi per la Radio-Televisione francese : gli amanti di musica apprezzano il suo sublime Concertino per Chitarra e Orchestra in A minore, Op. 72, ancor oggi eseguito in ogni parte del mondo.
Il ‘Coro’ segnalava in principio la parte riservata alla danza, che poi prendeva corpo nel ‘choròs’, e solo in seguito rappresentò il ballo e i ballerini uniti. Probabilmente è ancora la poesia omerica la più vetusta attestazione di ‘coreuti’ ( andavano da un minimo di tre ad oltre quaranta ), i quali quasi sempre adolescenti che danzavano sotto la direzione del ‘corego’; la musica greca era formata da tre elementi : il canto, il ballo e l’accompagnamento strumentale. Questo era in sintesi il ‘Coro lirico’, perché poi divenuto tragico (dramàtico) assumeva una funzione più particolare : vi era un corifeo che guidava il gruppo di danzatori che si esibivano nel contesto dello spettacolo, per cui erano parte integrante della rappresentazione che andava in scena. Quasi sempre il ‘Coro’ su un ritmo anapestico ( piede composto da due brevi e una lunga ) si cimentava con un canto di introduzione (pàrodos) ed uno conclusivo (èxodos).
Il libro curato da José Vicente Banuls e Francesco De Martino, collaborazione tra il Gobierno de Espana - Ministerio de Economia, Industria e y Competitividad e il Laboratorio Mu.S.A del Dipartimento Studi Umanistici dell’Università di Foggia, si avvale dei contributi intellettuali di valenti studiosi in rappresentanza di Università di tutto il mondo. Noi proveremo a citarne solo alcuni, non una scelta selezionata ma assolutamente casuale.
La professoressa Maria Do Céu Fialho dell’Università di Coimbra si sofferma su l’ «Edipo a Colono» di Sofocle. La leggenda vuole che Sofocle sia morto novantenne ( 406 a.C. ?) e quindi si sia risparmiato le sventure subite da Atene a causa della sconfitta nella guerra peloponnesiaca, ma afferma anche che non sia spirato per malattia o vecchiaia…semplicemente soffocato da un acino d’uva. Il tragediografo di Colono nacque da famiglia agiata e fu avviato a studi accuratissimi e completi, che presto rivelarono le sue notevoli doti : a soli 17 anni fu scelto per guidare il coro che celebrò la vittoria di Salamina (480 a.C.). Fu contemporaneo di Eschilo, Pericle, Erotodo e suo malgrado dovette subire un processo intentatogli dal figlio che lo accusava di sperperare il denaro di famiglia…a causa dell’età avanzata (niente di nuovo a questo mondo direbbero coloro che seguono le umane vicende). La difesa di Sofocle consistette nel leggere a coloro che dovevano giudicarlo proprio l’«Edipo a Colono» che stava scrivendo in quel periodo. Non vi resta che consultare il corposo saggio della docente di Coimbra.
Altro notevole contributo è quello di Mariateresa Galaz dell’Universidad Nacional Autònoma de México che si occupa del Coro nelle commedie di Aristofane. Del commediografo di Citadene possediamo 11 testi, sui 40 a lui attribuiti, e notizie inerenti le sue famose ‘parabasi’ che davano forza allo spettacolo : il coro tolti i vestiti di scena, avanzava verso il pubblico attraversando l’orchestra e dialogava, a nome dell’autore, con chi esprimeva pareri, giudizi e vivaci considerazioni. Di solito in Aristofane erano sette gli interventi, ma bisogna dire che in alcune commedie le ‘parabasi’ erano due. Per la gioia del prof. De Martino ricordiamo che le Rane di Aristofane meritarono il primo premio alle Lenee del 405 a.C. : tipica festa del calendario ateniese ( 27 gamelione = 12 gennaio) dedicata a Dionisio Leneo ( dio del ‘torchio’) che si sviluppava con un numeroso corteo prima di sfociare in rappresentazioni di commedie o tragedie.
La docente dell’Universidad de Almería Lucía P. Romero Mariscal si occupa delle «Troiane» di Euripide, il quale secondo alcune fonti sarebbe nato nel 480 a.C., proprio nel giorno della battaglia di Salamina (20 settembre), ma ciò non gli assicurò una vita ‘tranquilla’ dal momento che si ritirò a vivere in una grotta e morì sbranato dai cani a Pella mentre era ospite di Archelao, re di Macedonia.
Le «Troiane», ultimo dramma di una trilogia, rappresenta le ultime ore di una città e della sua regina Ecuba, seconda moglie di Priamo e madre di Ettore e Paride, che incontra Cassandra, Andromaca e Elena cercando una pacata armonia non più realizzabile : l’incendio di Troia conclude il dramma. Delle quasi novanta tragedie scritte da Euripide, a noi sono giunte 17 intere. In Euripide viene data molto importanza alla cosiddetta poetica del dolore e conquista spazio e importanza la parte musicale fino a diventare assoluta protagonista come nel canto nuziale che avalla l’ingresso di Cassandra.
Di Eschilo si occupa la prof. Maria De Fàtima Silva dell’Universidad de Coimbra e precisamente de « Le Supplici», prima tragedia della trilogia delle « Danaidi». La trama potrebbe far sorridere se non fosse che in alcune parti del mondo, ancor oggi, la condizione della donna è votata alla sottomissione.
Le cinquanta ( dico 50 !) figlie di Danao non volendo sposare i figli ( immagino altri 50!) di Egitto, loro cugini, con l’aiuto del genitore si rifugiano ad Argo, chiedendo, anzi supplicando ( il nome dell’opera !), l’ospitalità del re Pelasgo. Il sovrano argivo si trova combattuto tra la sacralità dell’evento ( l’ospitalità è sacra a Zeus) e la dimensione politica del fatto.
Le cinquanta ragazze, risolute come non mai, minacciano di uccidersi ed allora il re concede l’asilo, dopo averlo fatto ratificare dall’assemblea de cittadini ( eccelso esempio di democrazia che giova alla tesi che se, interpellate, le assemblee cittadine - consigli comunali - possono bene operare). Tralasciamo quello che succedeva nelle altre due tragedie della trilogia e ci limitiamo a dire che trionfa la legge cosmica dell’amore.
Intrigante il saggio di David García Pérez del Centro de Estudios Clásicos, IIFL, UNAM che si occupa dei vincitori nelle «Troiane» di Euripide. Caduta Troia vi è l’assegnazione delle prigioniere ‘vip’ ai Greci vincitori : Ecuba a Ulisse, Andromaca, in lacrime per la morte del figlio Astianatte, viene offerta al figlio di Achille, Neottolemo, mentre Cassandra è affidata ad Agamennone, la ‘maliarda’ Elena torna a Sparta con Menelao.
Meriterebbero alcune considerazioni i seguenti saggi, che ci limitiamo a segnalare : Pura Nieto, University Brown ( Università privata statunitense fondata nel 1764) « Coros femeninos en Píndaro»; F. Javier Campos Daroca-Juan Luis López Cruces, Universidad de Almeria «Sócrates Coral»; Francesco De Martino, Università di Foggia, « Gli occhi del Coro. Appunti su teatro e comunicazione visiva»; Carmen Morenilla-Clara Gómez Cortell, Universitat de València, « Mecanismos iterativos en los coros dramàticos»; Corrado Cuccoro, Università Cattolica del Sacro Cuore - Brescia, « il Coro nella drammaturgia prometeica di ispirazione sociale, da Goethe ai nostri giorni»; Delio De Martino, Università di Bari, «El Coro publicitario»; Charles Delattre, Université de Paris Nanterre, « Le ‘complexe de Cassandre’ : interactions du chœur dans l’Agamemnon d’Eschyle et au-delà»; Enrique Gavilán, Universidad de Valladolid, «Cuando la experiencia se desvanece : el coro en el teatro postdramático»; Juli Leal, Universitat de Valéncia, « Alcestis. Del coro trágicoal lírico: Alcestis de Eurípides, Alceste ou le triomphe d’alcide, de Quinault-Lully (1701) y Alceste de Gluck (1767)»; Carlos Morais-Shao Ling, Universidad de Aveiro, « El Coro en La sangre de Antígona : texto,mùsica y puesta en escena»; Romulo Pianacci, Universidad de Mar del Plata y a la Unicen, «Refuncionalización del coro trágico en el espectáculo contemporáneo»; Andrés Pocina-Aurora López, Universidad de Granada, « Sustituciones del coro en versiones cinematográficas de Fedra».
Questo Rane 64 è un volume utile e colmo di originali sfumature per gli studiosi contemporanei, ma lo sarà ancor di più per i sapienti cultori del prossimo secolo.
Bergamìn ( Madrid 1895 - San Sebastiàn 1983) durante la guerra spagnola (1936-1939) diede vita, con R. Alberti e tanti altri, alla « Alianza de Intelectuales Antifascistas». Difficile spiegare in poche parole alcune scelte ideologiche che lo condussero verso il suo cosiddetto ‘cattolicesimo progressista’, ma si tratta comunque di una eccelsa personalità del panorama politico spagnolo del secolo scorso. Esiliato all’inizio del 1940 dovette riparare in Uruguay, Venezuela, Messico e finalmente a Parigi verso la fine anni ’50.
Nel 1970 il suo rientro ‘quasi’ trionfale in Spagna. Per chi voglia approfondire consigliamo la lettura del suo penetrante volume «Decadenza dell’analfabetismo» portato in Italia da Rusconi e ripubblicato da Bompiani, all’inizio del secolo in corso, con una creativa, quasi estrosa prefazione di Vittorio Sgarbi. Salvador Bacarisse Chinoria fu un celebre compositore spagnolo ( Madrid 1898 - Parigi 1963) formatosi presso il Conservatorio di musica della sua città natale e che per anni ha lavorato a Parigi per la Radio-Televisione francese : gli amanti di musica apprezzano il suo sublime Concertino per Chitarra e Orchestra in A minore, Op. 72, ancor oggi eseguito in ogni parte del mondo.
Il ‘Coro’ segnalava in principio la parte riservata alla danza, che poi prendeva corpo nel ‘choròs’, e solo in seguito rappresentò il ballo e i ballerini uniti. Probabilmente è ancora la poesia omerica la più vetusta attestazione di ‘coreuti’ ( andavano da un minimo di tre ad oltre quaranta ), i quali quasi sempre adolescenti che danzavano sotto la direzione del ‘corego’; la musica greca era formata da tre elementi : il canto, il ballo e l’accompagnamento strumentale. Questo era in sintesi il ‘Coro lirico’, perché poi divenuto tragico (dramàtico) assumeva una funzione più particolare : vi era un corifeo che guidava il gruppo di danzatori che si esibivano nel contesto dello spettacolo, per cui erano parte integrante della rappresentazione che andava in scena. Quasi sempre il ‘Coro’ su un ritmo anapestico ( piede composto da due brevi e una lunga ) si cimentava con un canto di introduzione (pàrodos) ed uno conclusivo (èxodos).
Il libro curato da José Vicente Banuls e Francesco De Martino, collaborazione tra il Gobierno de Espana - Ministerio de Economia, Industria e y Competitividad e il Laboratorio Mu.S.A del Dipartimento Studi Umanistici dell’Università di Foggia, si avvale dei contributi intellettuali di valenti studiosi in rappresentanza di Università di tutto il mondo. Noi proveremo a citarne solo alcuni, non una scelta selezionata ma assolutamente casuale.
La professoressa Maria Do Céu Fialho dell’Università di Coimbra si sofferma su l’ «Edipo a Colono» di Sofocle. La leggenda vuole che Sofocle sia morto novantenne ( 406 a.C. ?) e quindi si sia risparmiato le sventure subite da Atene a causa della sconfitta nella guerra peloponnesiaca, ma afferma anche che non sia spirato per malattia o vecchiaia…semplicemente soffocato da un acino d’uva. Il tragediografo di Colono nacque da famiglia agiata e fu avviato a studi accuratissimi e completi, che presto rivelarono le sue notevoli doti : a soli 17 anni fu scelto per guidare il coro che celebrò la vittoria di Salamina (480 a.C.). Fu contemporaneo di Eschilo, Pericle, Erotodo e suo malgrado dovette subire un processo intentatogli dal figlio che lo accusava di sperperare il denaro di famiglia…a causa dell’età avanzata (niente di nuovo a questo mondo direbbero coloro che seguono le umane vicende). La difesa di Sofocle consistette nel leggere a coloro che dovevano giudicarlo proprio l’«Edipo a Colono» che stava scrivendo in quel periodo. Non vi resta che consultare il corposo saggio della docente di Coimbra.
Altro notevole contributo è quello di Mariateresa Galaz dell’Universidad Nacional Autònoma de México che si occupa del Coro nelle commedie di Aristofane. Del commediografo di Citadene possediamo 11 testi, sui 40 a lui attribuiti, e notizie inerenti le sue famose ‘parabasi’ che davano forza allo spettacolo : il coro tolti i vestiti di scena, avanzava verso il pubblico attraversando l’orchestra e dialogava, a nome dell’autore, con chi esprimeva pareri, giudizi e vivaci considerazioni. Di solito in Aristofane erano sette gli interventi, ma bisogna dire che in alcune commedie le ‘parabasi’ erano due. Per la gioia del prof. De Martino ricordiamo che le Rane di Aristofane meritarono il primo premio alle Lenee del 405 a.C. : tipica festa del calendario ateniese ( 27 gamelione = 12 gennaio) dedicata a Dionisio Leneo ( dio del ‘torchio’) che si sviluppava con un numeroso corteo prima di sfociare in rappresentazioni di commedie o tragedie.
La docente dell’Universidad de Almería Lucía P. Romero Mariscal si occupa delle «Troiane» di Euripide, il quale secondo alcune fonti sarebbe nato nel 480 a.C., proprio nel giorno della battaglia di Salamina (20 settembre), ma ciò non gli assicurò una vita ‘tranquilla’ dal momento che si ritirò a vivere in una grotta e morì sbranato dai cani a Pella mentre era ospite di Archelao, re di Macedonia.
Le «Troiane», ultimo dramma di una trilogia, rappresenta le ultime ore di una città e della sua regina Ecuba, seconda moglie di Priamo e madre di Ettore e Paride, che incontra Cassandra, Andromaca e Elena cercando una pacata armonia non più realizzabile : l’incendio di Troia conclude il dramma. Delle quasi novanta tragedie scritte da Euripide, a noi sono giunte 17 intere. In Euripide viene data molto importanza alla cosiddetta poetica del dolore e conquista spazio e importanza la parte musicale fino a diventare assoluta protagonista come nel canto nuziale che avalla l’ingresso di Cassandra.
Di Eschilo si occupa la prof. Maria De Fàtima Silva dell’Universidad de Coimbra e precisamente de « Le Supplici», prima tragedia della trilogia delle « Danaidi». La trama potrebbe far sorridere se non fosse che in alcune parti del mondo, ancor oggi, la condizione della donna è votata alla sottomissione.
Le cinquanta ( dico 50 !) figlie di Danao non volendo sposare i figli ( immagino altri 50!) di Egitto, loro cugini, con l’aiuto del genitore si rifugiano ad Argo, chiedendo, anzi supplicando ( il nome dell’opera !), l’ospitalità del re Pelasgo. Il sovrano argivo si trova combattuto tra la sacralità dell’evento ( l’ospitalità è sacra a Zeus) e la dimensione politica del fatto.
Le cinquanta ragazze, risolute come non mai, minacciano di uccidersi ed allora il re concede l’asilo, dopo averlo fatto ratificare dall’assemblea de cittadini ( eccelso esempio di democrazia che giova alla tesi che se, interpellate, le assemblee cittadine - consigli comunali - possono bene operare). Tralasciamo quello che succedeva nelle altre due tragedie della trilogia e ci limitiamo a dire che trionfa la legge cosmica dell’amore.
Intrigante il saggio di David García Pérez del Centro de Estudios Clásicos, IIFL, UNAM che si occupa dei vincitori nelle «Troiane» di Euripide. Caduta Troia vi è l’assegnazione delle prigioniere ‘vip’ ai Greci vincitori : Ecuba a Ulisse, Andromaca, in lacrime per la morte del figlio Astianatte, viene offerta al figlio di Achille, Neottolemo, mentre Cassandra è affidata ad Agamennone, la ‘maliarda’ Elena torna a Sparta con Menelao.
Meriterebbero alcune considerazioni i seguenti saggi, che ci limitiamo a segnalare : Pura Nieto, University Brown ( Università privata statunitense fondata nel 1764) « Coros femeninos en Píndaro»; F. Javier Campos Daroca-Juan Luis López Cruces, Universidad de Almeria «Sócrates Coral»; Francesco De Martino, Università di Foggia, « Gli occhi del Coro. Appunti su teatro e comunicazione visiva»; Carmen Morenilla-Clara Gómez Cortell, Universitat de València, « Mecanismos iterativos en los coros dramàticos»; Corrado Cuccoro, Università Cattolica del Sacro Cuore - Brescia, « il Coro nella drammaturgia prometeica di ispirazione sociale, da Goethe ai nostri giorni»; Delio De Martino, Università di Bari, «El Coro publicitario»; Charles Delattre, Université de Paris Nanterre, « Le ‘complexe de Cassandre’ : interactions du chœur dans l’Agamemnon d’Eschyle et au-delà»; Enrique Gavilán, Universidad de Valladolid, «Cuando la experiencia se desvanece : el coro en el teatro postdramático»; Juli Leal, Universitat de Valéncia, « Alcestis. Del coro trágicoal lírico: Alcestis de Eurípides, Alceste ou le triomphe d’alcide, de Quinault-Lully (1701) y Alceste de Gluck (1767)»; Carlos Morais-Shao Ling, Universidad de Aveiro, « El Coro en La sangre de Antígona : texto,mùsica y puesta en escena»; Romulo Pianacci, Universidad de Mar del Plata y a la Unicen, «Refuncionalización del coro trágico en el espectáculo contemporáneo»; Andrés Pocina-Aurora López, Universidad de Granada, « Sustituciones del coro en versiones cinematográficas de Fedra».
Questo Rane 64 è un volume utile e colmo di originali sfumature per gli studiosi contemporanei, ma lo sarà ancor di più per i sapienti cultori del prossimo secolo.