di NICOLA RICCHITELLI – Provate a immaginare Barletta alle prese con una rivolta popolare capeggiata dal nostro Eraclio che sotto al Palazzo di Città si ritrova a protestare e a denunciare le tante mancanze della nostra città che oramai da qualche tempo a questa parte non sta più sulle sue gambe: «Pour a i’d ma scomodè c’ qualche cos’ vuleim aggiustè, non c’ rest alt da fè… na l’zion c vol a chiss cà fenn semb i chezz lor… e vdeim c s spavent’n ca iend all’onestè riendr’n…».
L’idea arriva da un geniaccio di nome Enzo Delvy, un signore che ha fatto ballare generazioni intere di barlettani nelle varie discoteche che dalla metà degli anni '70 in poi hanno popolato la nostra città - dal Casanova al Bla Bla passando per il Chez Nous e il club "L'Occhio" – solo che a ballare ora è lui, e la pista non è quella dei locali sopra citati ma bensì quella del suo storico negozio di dischi situato in via Leontine De Nittis, e lo fa sulle note di un noto brano della dance music degli anni '80 denunciando le strade pulite che oramai non si vedono più, le tante fabbriche chiuse sparse tra via Foggia e via Trani, e le tante famiglie che non arrivano a fine mese, attacca la politica barlettana colpevole di aver fatto piombare la nostra città in queste situazione: «“Tutt mariul e magnacion, sti capocion ca non s selv pror nscioun”» e si chiede che Barletta avremmo oggi se ancora vivessero coloro che ne hanno fatto un vanto in tutto il mondo, da Ettore Fieramosca a Peppino De Nittis arrivando a Pietro Mennea, Rino quaranta’t e i cinq sorell…».
Un video che così come specificato in apertura non vorrebbe offendere nessuno, e che nasce dalle denunce dei cittadini per una città più splendente, più decorosa e vivibile, ma è allo stesso tempo un invito a far qualcosa di più per essa perché come lo stesso Enzo Delvy tiene a precisare: «…a sort a ma ie pour a tou…».
Un video che porta il marchio della celebre associazione Barlett e Avest che da qualche anno a questa parte grazie all’instancabile impegno di Raffaele Dipietro (meglio conosciuto come Lello il Rosso) denuncia quella Barletta che ci fa vergognare di essere barlettani celebrando però quelle cose di cui ci rendono orgogliosi.
L’idea arriva da un geniaccio di nome Enzo Delvy, un signore che ha fatto ballare generazioni intere di barlettani nelle varie discoteche che dalla metà degli anni '70 in poi hanno popolato la nostra città - dal Casanova al Bla Bla passando per il Chez Nous e il club "L'Occhio" – solo che a ballare ora è lui, e la pista non è quella dei locali sopra citati ma bensì quella del suo storico negozio di dischi situato in via Leontine De Nittis, e lo fa sulle note di un noto brano della dance music degli anni '80 denunciando le strade pulite che oramai non si vedono più, le tante fabbriche chiuse sparse tra via Foggia e via Trani, e le tante famiglie che non arrivano a fine mese, attacca la politica barlettana colpevole di aver fatto piombare la nostra città in queste situazione: «“Tutt mariul e magnacion, sti capocion ca non s selv pror nscioun”» e si chiede che Barletta avremmo oggi se ancora vivessero coloro che ne hanno fatto un vanto in tutto il mondo, da Ettore Fieramosca a Peppino De Nittis arrivando a Pietro Mennea, Rino quaranta’t e i cinq sorell…».
Un video che porta il marchio della celebre associazione Barlett e Avest che da qualche anno a questa parte grazie all’instancabile impegno di Raffaele Dipietro (meglio conosciuto come Lello il Rosso) denuncia quella Barletta che ci fa vergognare di essere barlettani celebrando però quelle cose di cui ci rendono orgogliosi.