di NICOLA ZUCCARO - Ventotto anni fa, il 9 novembre 1989, cadeva il Muro di Berlino. L'Europa, ed in particolare l'Italia, quale terra di mezzo in quella che dal 1948 fu definita la Guerra Fredda, si svegliò con le storiche immagini televisive che immortalavano oltre alla fuga dalla Germania Est verso la Germania Ovest. Esse entrarono di diritto nella storia unitamente ai flash scattati per quei colpi di piccone nei quali i berlinesi orientali sfogarono la loro rabbia per un isolamento durato 28 anni.
Il 13 agosto 1961 tutt'altro fu lo stato d'animo dei berlinesi che videro, in un giorno dal clima afoso, murare i propri affetti. Seguirono anni di rischiose fughe - alcune delle quali tragicamente terminate - e passate inosservate per quel reciproco timore di dar vita a quella che fu già definita, prima ancora di 'Guerra Fredda', una Terza Guerra Mondiale, fortunatamente evitata dalla contrapposizione di 2 blocchi: Est e Ovest.
Il crollo, per quanto repentino e inaspettato, registrò i suoi primi scricchiolii il 18 ottobre dello stesso anno, data in cui le improvvise dimissioni di Erich Honecker da Capo di Stato e da Segretario del Partito Comunista della DDR consentirono a Egon Krenze di annunciare la "Wende", ovvero la svolta. Il nuovo Presidente del Consiglio di Stato (un incarico fittizio quanto provvisorio) si ritrovò, nell'inconsapevole ruolo di traghettare verso un avvenimento che avrebbe cambiato il volto dell'Europa.
Sì, perchè il crollo del Muro di Berlino inaugurò e apri la lunga serie della Caduta dei Regimi Totalitari persistenti nei Paesi dell'Est; dalla Polonia alla Bulgaria, dalla Cecoslovacchia alla Romania (quest'ultima, un anno dopo con Ceascescu) fino al tramonto dell'Urss, nel 1991. Una lunga parentesi storica la cui conclusione se da un lato ha prodotto dei benefici per l'affermazione della libertà e della democrazia, dall'altro, probabilmente, ha provocato dei danni sul piano economico-finanziario, al punto da sostenere che l'attuale instabilità nella quale versa l'Economia del Vecchio Continente sia stata fondamentalmente causata dall'ingresso, nell'Unione Europea, di paesi economicamente fragili quali quelli dell'Europa Orientale. Questi ultimi espressione dell'illusione russa nata proprio 100 anni fa con la Rivoluzione sovietica d'ottobre.
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