BARI - Con la Brexit, l'Italia rischia di perdere fino a 42 miliardi di fondi strutturali, di cui più della metà al Sud, per quanto riguarda la programmazione post 2020. Lo dice un rapporto del Parlamento Ue. Ma i rischi non finiscono qui: il governo Gentiloni ha dato il suo assenso all'applicazione delle macrocondizionalità : tradotto, significa che i fondi erogati alle regioni dipenderanno dall'attuazione delle riforme strutturali. In sostanza, se l'Italia si attiene ai dettami dell'austerity avrà tutti i fondi, altrimenti subirà un taglio. Che colpirà i territori, in particolare quelli più svantaggiati.
La proposta della Commissione sul quadro finanziario pluriennale post 2020 è una stangata sulla politica di coesione. Già adesso c'è una cattiva percezione della politica di coesione da parte dei cittadini, la sua complessità causa diffidenza verso l'Unione europea; i contribuenti non comprendono l'obiettivo della coesione, non ne conoscono le opportunità e i risultati.
In Italia, in particolare nel Sud Italia, sia per una scarsa informazione, sia per un più che discutibile uso dei fondi, la politica di coesione non è credibile. È rimasto alla storia l'utilizzo di fondi europei per finanziare un concerto di Elton John a Napoli. Ricordiamo, inoltre, i risultati di alcune regioni. C'è chi vuole creare lavoro, ma non può impiegare 2000 giorni per finanziare un'impresa o addirittura 1.211 giorni (3 anni!) per approvare un unico progetto.
La soluzione non è il taglio indiscriminato dei fondi o le regole punitive dell'austerity e quindi le macrocondizionalità economiche. Invece la proposta della Commissione europea sarà una riforma sempre più sottomessa a condizioni, vincoli di bilancio e riforme strutturali. Mi rivolgo ai eletti dei parlamenti nazionali: come spiegherete ai vostri cittadini che senza selvagge liberalizzazioni e privatizzazioni, senza tagli alle pensioni e agli ospedali pubblici, non ci saranno i fondi europei di coesione?
Per il gruppo Efdd - MoVimento 5 Stelle nessun taglio deve essere fatto all'unica politica realmente redistribuitiva dell'UE, né alla quota percentuale né all'allocazione totale. Altrimenti è inutile riempirsi la bocca della necessità di una politica di investimenti.
Faccio appello ai governi degli Stati membri, al governo italiano, alle forze politiche che li appoggiano, e in Italia al PD e a Forza Italia fedeli esecutori dell'Unione europea:
- opponetevi al taglio per le Regioni più povere
- lottate perché i cofinanziamenti regionali e nazionali siano esclusi dal calcolo dei disavanzi pubblici nazionali.
- lottate affinché siano usate le risorse del Fondo sociale europeo per istituire un regime di reddito minimo inesistente in Italia e in Grecia. Così in una nota l'eurodeputato M5S Antonio D'Amato.
La proposta della Commissione sul quadro finanziario pluriennale post 2020 è una stangata sulla politica di coesione. Già adesso c'è una cattiva percezione della politica di coesione da parte dei cittadini, la sua complessità causa diffidenza verso l'Unione europea; i contribuenti non comprendono l'obiettivo della coesione, non ne conoscono le opportunità e i risultati.
In Italia, in particolare nel Sud Italia, sia per una scarsa informazione, sia per un più che discutibile uso dei fondi, la politica di coesione non è credibile. È rimasto alla storia l'utilizzo di fondi europei per finanziare un concerto di Elton John a Napoli. Ricordiamo, inoltre, i risultati di alcune regioni. C'è chi vuole creare lavoro, ma non può impiegare 2000 giorni per finanziare un'impresa o addirittura 1.211 giorni (3 anni!) per approvare un unico progetto.
La soluzione non è il taglio indiscriminato dei fondi o le regole punitive dell'austerity e quindi le macrocondizionalità economiche. Invece la proposta della Commissione europea sarà una riforma sempre più sottomessa a condizioni, vincoli di bilancio e riforme strutturali. Mi rivolgo ai eletti dei parlamenti nazionali: come spiegherete ai vostri cittadini che senza selvagge liberalizzazioni e privatizzazioni, senza tagli alle pensioni e agli ospedali pubblici, non ci saranno i fondi europei di coesione?
Per il gruppo Efdd - MoVimento 5 Stelle nessun taglio deve essere fatto all'unica politica realmente redistribuitiva dell'UE, né alla quota percentuale né all'allocazione totale. Altrimenti è inutile riempirsi la bocca della necessità di una politica di investimenti.
Faccio appello ai governi degli Stati membri, al governo italiano, alle forze politiche che li appoggiano, e in Italia al PD e a Forza Italia fedeli esecutori dell'Unione europea:
- opponetevi al taglio per le Regioni più povere
- lottate perché i cofinanziamenti regionali e nazionali siano esclusi dal calcolo dei disavanzi pubblici nazionali.
- lottate affinché siano usate le risorse del Fondo sociale europeo per istituire un regime di reddito minimo inesistente in Italia e in Grecia. Così in una nota l'eurodeputato M5S Antonio D'Amato.
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