di NICOLA RICCHITELLI – Aldilà di tante parole a volte belle, a volte di circostanza, contornate da quel tecnicismo medico, la verità sta nei volti dei tanti giovani – ma anche uomini e donne di ogni età - che ogni giorno si recano presso il centro trasfusionale dell’ospedale “R.Dimiccoli” di Barletta. Oramai è storia di tutti giorni, perché alla fine tutti abbiamo un parente, un amico o semplicemente un conoscente che per un motivo o per altro ha dovuto effettuare una trasfusione di sangue, perché la vita ci ha messo addirittura dinanzi al peso di quel gesto lì accanto al letto di un ospedale. In fondo donare significa questo, aiutare, senza sapere che beneficerà di quel tuo gesto, ma in fondo sai che qualcuno ti dirà grazie anche se non lo farà guardandoti diritto negli occhi.
Lo abbiamo chiesto al presidente della sezione Avis di Barletta, il dott. Leonardo Santo, in una lunga chiacchierata incentrata sul peso e sulla bellezza di questo gesto.
D: Dott. Santo, cosa significa donare e perché si deve donare?
R:«Chi dona compie un atto dall’alto valore sociale, non solo contribuisce a salvare una vita umana ma per mezzo degli esami ai quali si sottopone, contribuisce concretamente all’affermazione dei principi della medicina preventiva, potendo scoprire in anticipo un eventuale problema di salute. Col proprio gesto, il donatore si mostra dunque solidale col sofferente e coerente con lo spirito della buona sanità , perché prevenire è meglio che curare e costa certamente di meno».
D: Possiamo dire che ogni giorno in molti si recano presso il centro trasfusionale dell'ospedale "Dimiccoli" di Barletta per compiere questo gesto. Cosa spinge un qualsiasi cittadino a dedicare parte del proprio tempo per questo gesto così importante?
R:«Donare sangue è un dovere civico e ogni cittadino in buone condizioni di salute lo può fare. Diventare donatore è molto facile, basta vincere indifferenza e paura immotivata. La città di Barletta, ha dimostrato negli anni un elevato senso civico e ha sempre risposto positivamente ai periodi di crisi presentatiti nella storia della nostra comunità come ad esempio il crollo di via Canosa del 1959, il crollo di via Roma del 2011, l’incidente ferroviario della Bari Nord tra Andria e Corato nel 2016».
D: Entriamo nello specifico ora: che uso si fa del sangue donato dai tanti donatori e in che ambiti viene usato?
R:«Premesso che il sangue umano è un “elemento vitale” prodotto esclusivamente dal nostro organismo e che, fino ad oggi, malgrado le ricerche scientifiche, non si è ancora trovato un suo valido sostituto, ne consegue la necessità di metterlo a disposizione di quanti si dovessero trovare nelle condizioni di utilizzarlo. Le necessità di sangue in ambito medico sono innumerevoli, basti pensare agli interventi chirurgici caratterizzati da una elevata perdita di sangue, agli incidenti accompagnati da importanti emorragie, alle malattie tumorali e neoplastiche ematologiche (come ad esempio Leucemie e Linfomi), alle Thalassemie. Ma fra tutte le condizioni emergenziali, i trapianti rappresentano la condizione più impegnativa per i Centri trasfusionali. Basti pensare che per un trapianto di rene in media servono 4 unità di globuli rossi, per un trapianto di cuore 10 unità di globuli rossi, piastrine e plasma con punte di 30-40 unità , ma per un trapianto di fegato nelle prime 24 ore servono 12 unità di globuli rossi (16 nei primi 10 giorni), 27 unità di plasma fresco (35 nei primi 10 giorni) e 2 unità di piastrine (5 nei primi 10 giorni) potendosi così raggiungere punte di 160-170 unità di globuli rossi, 290-300 unità di plasma e 140 unità di piastrine per interventi particolarmente impegnativi; per un trapianto di midollo osseo da 50 a 80 unità di globuli rossi, plasma ed immunoglobuline, con picchi di 300-400 unità per ogni terapia (durata 4-5mesi) prima del trapianto. In queste situazioni ci si può trovare in qualsiasi momento e bisogna essere pronti a soddisfare le richieste dei colleghi che eseguono il trapianto se si vuole salvare una vita».
D: Quindi plasma e piastrine. Quali sono le varie casistiche che determinano l'impiego di plasma e piastrine dato dai donatori?
R:«Plasma e Piastrine sono dei componenti del sangue che si possono donare o donando il sangue intero (sarà poi compito dei tecnici del centro trasfusionale ricavare i vari prodotti con apposite tecniche di scomposizione e raccolta dei vari componenti) o eseguendo, attraverso l’utilizzo dei separatori cellulari, una donazione cosiddetta Multicomponent in cui le varie frazione del sangue (Globuli rossi, globuli bianchi, Piastrine e Plasma) possono essere donate in maniera differenziata a seconda delle necessità trasfusionali del momento. Le necessità cliniche di plasma e piastrine in parte le abbiamo già elencate con il loro utilizzo massivo nei trapianti ma in parte servono anche per poter affrontare adeguatamente tutta una serie di malattie della coagulazione».
D: Diamo un pò di numeri ora. Mi sembra di capire che il numero di donatori sia particolarmente aumentato negli ultimi tempi. Cosa ha favorito questo avvicinamento da parte della cittadinanza nei confronti del mondo Avis e nello specifico quali sono stati le iniziative da parte della sezione cittadina di Barletta per avvicinare quante più persone possibile ad essa?
R:«Da diversi anni l’Avis Barletta ha incrementato, grazie anche all’aumento del numero delle donazioni, le sue attività sociali e di promozione della cultura del dono del sangue il ché ha reso possibile una maggiore visibilità della nostra associazione. Ma sono sicuro che al di là delle nostre iniziative il messaggio della donazione è entrato nella cultura popolare perché se è vero che “avere” il sangue è un diritto per l’ammalato, è anche vero che donare il sangue è un dovere per il cittadino. E questo credo che i barlettani lo abbiano compreso».
D: Come è cambiata la donazione negli anni e quanto le nuove tecnologie ne hanno migliorato questa azione?
R:«Siamo passati dalla donazione di sangue intero, dove il sangue veniva donato nella sua interezza ad una donazione differenziata, grazie all’utilizzo dei separatori cellulari, dei vari componenti del sangue: emazie concentrate, globuli bianchi, plasma e piastrine in modo da fornire ai medici il giusto prodotto per le esigenze cliniche del paziente. Un salto qualitativo fondamentale per le esigenze trasfusionali».
D: Dott.Santo parliamo di colui che fu il pioniere della donazione qui a Barletta. Cosa ha lasciato alle generazioni future il professor Lattanzio e quali valori ha trasmesso in campo medico e nell'ambito del volontariato in ambito sociale?
R:«Il professor Ruggero Lattanzio, fondatore dell’AVIS di Barletta, è stato uno dei pionieri della promozione della donazione di sangue ispirata dai principi etici del volontariato, della gratuità e dell’anonimato. Non solo fondatore della sezione comunale di Barletta, ma anche di altre realtà territoriali pugliesi, per cui è diventato anche presidente dell’AVIS provinciale e regionale, e uno dei più attivi fautori in Italia del nobile significato della donazione di sangue. Figura straordinaria nel panorama cittadino, medico-chirurgo tra i più valenti della sua epoca in ambito regionale e nazionale, in grado di intervenire chirurgicamente su vari apparati ed organi sempre con la stessa perizia e maestria. Non sempre però la città di Barletta ha saputo o voluto riconoscere il merito al suo valore. Avrebbe meritato che l’ospedale fosse intitolato alla sua memoria ed invece gli hanno dedicato una via che non ha neanche un numero civico. Cosa ha lasciato? L’AVIS Barletta, che ha continuato nel solco da lui tracciato a promuovere la cultura della donazione di sangue».
D: Avete portato la donazione del sangue nelle scuole e nelle aziende. Sono previste altre iniziative per allargare sempre più il numero di donatori?
R:«L’AVIS Barletta è sempre in cammino. Non si ferma mai perché le richieste di sangue da parte dei medici sono quotidiane e quindi non ci è concesso di fermarci. La nostra collaborazione con le scuole e le aziende è per noi un punto cruciale perché ci consente di avvicinare i giovani e i meno giovani. Nelle scuole abbiamo avviato un progetto “La classe solidale” una gara di solidarietà tra le varie classi dei vari istituti scolastici delle Scuole Superiori di Barletta, finalizzata alla donazione di sangue. Abbiamo instaurato da diversi anni un proficuo rapporto di collaborazione non solo con le aziende del nostro territorio (COFRA, Cementeria, Consorzio 5 stelle) ma anche con i militari della Caserma Stella di Barletta che con le loro donazioni durante il periodo estivo assicurano buona parte della nostra autosufficienza. Tra tutte le iniziative messe in cantiere per il prossimo anno, vorrei ricordarne una in particolare ossia i festeggiamenti per il 65°anno di Fondazione dell'AVIS Barletta che ricorre quest'anno 2017. E' una data importante per la nostra associazione e per questo abbiamo deciso di lasciare un ricordo alla città di Barletta e ai nostri donatori “La storia dell'AVIS Barletta”, un libro scritto dal dott. Renato Russo, profondo conoscitore della storia avisina, essendone stato anch'egli un protagonista negli anni 60-70. Metteremo in atto tutta una serie di iniziative che diano il giusto risalto all'opera compiuta dai presidenti, dai vari consigli direttivi e dai donatori dell'Avis Barletta in questi 65 anni di vita».
D: Dott. Santo, ricordiamolo, la sua nomina a presidente della sezione Avis di Barletta è avvenuta alcuni mesi fa. Che contributo cercherà di dare per accrescere ulteriormente il concetto del donare tra la cittadinanza?
R:«Ho assunto l’incarico di Presidente, con onore ma anche con orgoglio misto a preoccupazione per l’impegno da affrontare. Cercherò, con spirito di servizio e con il più alto senso di lealtà , di guidare questa associazione nel solco tracciato dai miei predecessori senza però perdere di vista le nuove generazioni che rappresentano il futuro di questa associazione. Le iniziative intraprese con tutto il consiglio direttivo, per l’anno in corso e quelle programmate per il prossimo anno ci vedranno impegnati su più fronti e sicuri protagonisti della vita cittadina. Il mio obiettivo è quello di far arrivare ai giovani il messaggio che donare sangue è un preciso impegno sociale al quale nessuno, purché in buona salute, deve sottrarsi».
D: Le ultime parole vorrei che le spendesse per il dottor Franco Marino. Possiamo dire che si deve al suo incessante impegno nel promuovere l'azione Avis la crescita esponenziale dei donatori negli ultimi anni?
R:«Ci sono due figure tra i miei predecessori in qualità di presidenti che hanno fatto e continuano a fare la storia dell’AVIS Barletta, il dott. Francesco Marino e la Sig.na Rosaria Cuccorese, rispettivamente anima e cuore di questa associazione. Senza il loro operato, il loro impegno, la loro passione oggi l’AVIS Barletta non sarebbe quella che è diventata: una associazione che conta circa 12.400 iscritti che riesce ad assicurare alla città di Barletta circa 4000 unità di sangue all’anno. Una vita per l’AVIS Barletta al servizio della solidarietà ».