di PIERO LADISA – “Un nuovo borgo. L’ampliamento della città di Bari 1790-1900” (Wip Edizioni, 2012) è un saggio scritto dalla professoressa Giuseppina Boccasile, nel quale viene riproposta, attraverso l’ausilio dei documenti dell’epoca, la ricostruzione storica dell’attuale capoluogo pugliese nel periodo pre-unitario (il governo dei Borbone e di Gioacchino Murat) e post-unitario.
L’autrice, grazie anche all’ausilio delle testimonianze di Giulio Petroni e Armando Perotti, due tra i più illustri storici di Bari dell'Ottocento, sottolinea la grande efficienza della burocrazia del Regno delle Due Sicilie che in breve tempo permetteva la costruzione di importanti infrastrutture e opere pubbliche. Nel testo inoltre viene sottolineata l’importanza strategia di Bari per alcuni investitori stranieri come Pierre Ravanas e la famiglia Lindelmann.
Ma soprattutto, nel presente saggio, la Boccasile vuole sdoganare l’annoso concetto di “Sud arretrato”, nato già in epoca borbonica, diventato purtroppo un mantra anche tra gli stessi meridionali contemporanei.
INTERVISTA ALL’AUTRICE
D. Perché ha voluto scrivere un libro su un preciso contesto storico della storia moderno-contemporanea di Bari?
R. «Ho sempre dedicato alla ricerca sulla storia di Bari molto del mio tempo libero frequentando Archivi di Stato, Biblioteche Nazionali. In particolare ho indagato sui Mazziniani di Puglia. Ho cercato di inquadrare la mia ricerca partendo dalla concezione che era una necessità per l’Italia arrivare all’Unità dello Stato, come altri stati avevano già fatto, Inghilterra, Francia e Stati Uniti d’America. Non si trattava dell’opposizione al Re delle due Sicilie, ma di una convinzione che si era consolidata dopo la Rivoluzione Francese. Già l’Italia meridionale era grata ai Borboni per essere uscita dall’oppressione di altri Stati. Nel tempo si erano alternati tanti vice re, francese, austriaco, spagnolo ecc. Assegnata alla Spagna doveva arrivare un vice re spagnolo, ma Elisabetta Farnese moglie del Re Filippo di Spagna, impose che suo figlio Carlo diventasse Re a tutti gli effetti. Re Carlo, proveniente da Parma, portò con sé, per concessione dello zio Granduca di Toscana, il Tanucci, uomo politico, amministratore capace. Ecco come nacque il primo regno autonomo».
D. Tra i vari documenti che ha analizzato e letto, quale l’ha affascinata maggiormente?
R. «Essendo stata sempre dalla parte dei più indifesi, mi è piaciuta la scelta di Ferdinando di incaricare gli ing. Giovanni Palenzia e Francesco Viti di redigere il progetto per la costruzione del nuovo borgo. Infatti nella nostra città si era aperto il conflitto fra i nobili che volevano assegnare l’incarico all’Architetto Gimma e il popolo che voleva fosse incaricato l’ing. Viti. I nobili volevano l’architetto Gimma di Parte nobile in quanto per loro era importante la gestione degli espropri dei terreni. (Bari era governata da due sindaci uno di parte nobile e l’altro di parte popolare). Il 30 giugno del 1790 la relazione con la relativa pianta fu consegnata e il 18 dicembre giunse a Bari il decreto del Re Ferdinando che autorizzava l’ampliamento della città. Fu proprio all’area designata dal decreto di Ferdinando che fu redatta da Gioacchino Murat nel 1813. Buona parte del nuovo Borgo è stata costruita da Natale Boccasile e dai parenti Storelli».
D. Perché da sempre si è voluto accantonare quanto di buono realizzato dai Borbone nel Sud Italia?
R. « Non è stato accantonato quello che hanno lasciato i Borboni perché le pietre, anche se cancellate, parlano. Purtroppo non si conosce la storia dalle fonti documentarie, ma attraverso saggi e interpretazioni di storici. Questo tema è molto importante, pensiamo a quanto possano essere fuorvianti le fonti orali se non sono avvalorate da documenti originali. Bisogna ricordare che a rappresentare l’Italia post unitaria a un concorso indetto dalla Università di Parigi furono tre nostri concittadini: Giandomenico Petroni per gli studi Giuridici, Daniele Petrera per gli studi scientifici e di medicina di Gioia del Colle, Andrea Angiulli per la filosofia di Castellana, tutti provenienti dall’Università di Napoli».
D. In futuro ha in mente di scrivere nuove opere sulla storia di Bari?
R. «Certo che continuo a ricercare, ma in particolare mi sto soffermando sulla formazione dei giovani durante tutto il percorso di crescita da 0 a 18 anni. Mentre mi interessa approfondire il ruolo di Carolina, sorella di Maria Antonietta di Francia passata alla ghigliottina, nella persecuzione dei patrioti e in particolare di Nicolò Piccinni».