MONOPOLI - Un premio al miglior vigneto di uva da tavola con la convinzione che dal cambiamento culturale possa nascere il successo economico. È questo l’obiettivo di Bella Vigna l’associazione nata per imprimere una svolta nella cultura in vigna anche in un settore prettamente commerciale come quello della produzione di uva da tavola.
La Puglia è il primo produttore di uva da tavola in Italia con il 74% della produzione totale; un contributo che pone il Bel Paese tra i più importanti player mondiali, registrando il 16% del totale prodotto. Fino a 20 anni fa l’Italia rivestiva un ruolo da leader sia a livello produttivo sia tecnologico mentre oggi è in coda dopo Spagna, Cile e California. «E’ forse arrivato il momento di rivitalizzare nel sistema Italia un settore così strategico attraverso il rilancio di temi come l’innovazione e la sostenibilità. E’ quello che vogliamo fare attraverso l’istituzione di un premio che vuole distinguere il lavoro dei produttori che stanno operando una rivoluzione culturale partendo proprio dalla loro terra assegnando un riconoscimento al loro miglior vigneto» commenta Michele Melillo, presidente di Bella Vigna.
Cosa succede in Puglia - Un settore, insomma, che incide fortemente sull’economia pugliese. Basti pensare che la sola provincia di Bari vede 10.700 ettari di colture per un totale di 2,2 milioni di quintali di uva prodotta e commercializzata, subito dopo si attesta la provincia di Taranto con 8.300 ettari e 2 milioni di uve, a seguire Brindisi con 860 ettari di vigneti per un totale di 245mila quintali, Foggia con 700 ettari e 150mila quintali e in fine, fanalino di coda, la provincia di Brindisi con soli 90 ettari e una produzione che è al di sotto dei 20 mila quintali (fonte Istat).
«Siamo partiti da questi numeri, da questa mappa del territorio e dalla voglia della Puglia di essere competitiva sul panorama nazionale e internazionale per voler promuovere le buone prassi che tanti imprenditori applicano nella loro quotidianità e per voler stimolare nuovi percorsi culturali in vigna fondati su elementi imprescindibili quali la qualità, la sostenibilità, l’eco-compatibilità e l’innovazione tecnologica». Michele Melillo, presidente dell’associazione Bella Vigna, è stato uno dei fondatori dell’associazione che è nata come supporto al premio che è giunto alla sua seconda edizione e che in poco tempo ha creato un interessante consenso intorno a sé. «Attraverso un meccanismo che mette in sana competizione i produttori vogliamo valorizzare sì il lavoro delle tante aziende agricole, ma vogliamo anche parlare di territori, di ambiente, di convivenza sana tra uomo, industria ed ecosistema, promuovendo i migliori comportamenti in campagna e con questo una nuova filosofia e un nuovo approccio anche a questa professione» conclude Melillo.
Il premio Bella Vigna - «Quest’anno hanno partecipato alla competizione ben 50 aziende agricole – prosegue Melillo – che si sono così messe a nudo perché venissero valutati i loro vigneti da una commissione composta da due agronomi, un docente universitario e un rappresentante della Grande distribuzione». La commissione ha visitato e valutato ben 300 ettari di vigneti destinati alla produzione di uva da tavola e valutato la qualità estetica ed organolettica del prodotto, l’uniformità del vigneto, l’assenza di fisiopatie e malattie, l’equilibrio del vigneto tra carico produttivo e vigore, il contenimento dei costi di gestione, l’attuazione di buone pratiche agricole, il rispetto dell’ambiente e l’innovazione tecnologica. Tutti parametri che concorrono a rendere un’azienda concorrenziale o per la volontà di adeguarsi alle richieste del mercato o, come riscontrato in molti casi, per una scelta etica dell’imprenditore. «E’ dalla diffusione delle buone pratiche che si può far partire una svolta culturale anche in questo tipo di impresa» chiosa il presidente Melillo «e uno degli obiettivi del premio è esportare modelli positivi».
«In questo momento storico l’Italia segna un passo indietro rispetto agli altri paesi in termini di varietà coltivate e la maggior parte della biodiversità arriva dagli Stati Uniti, - prosegue Michele Melillo - ma riportare la questione dell’uva da tavola al centro dell’attenzione degli addetti ai lavori e dei partner istituzionali costituisce un elemento ulteriore di discussione per approfondire un tema che sappiamo essere di importanza strategica anche per l’economia della regione Puglia».
Si parte dalla Puglia per raccontare una nuova storia nel mondo della produzione di uva da tavola che sta coinvolgendo anche tante giovani generazioni che, nel segno della tradizione dei nonni, stanno imponendo uno sprint innovativo nelle pratiche in campagna. Da qui si parte grazie all’impegno di un gruppo di professionisti del settore che vogliano essere parte di un nuovo racconto che parli di un’Italia fatta di eccellenze in campagna e a tavola.
La Puglia è il primo produttore di uva da tavola in Italia con il 74% della produzione totale; un contributo che pone il Bel Paese tra i più importanti player mondiali, registrando il 16% del totale prodotto. Fino a 20 anni fa l’Italia rivestiva un ruolo da leader sia a livello produttivo sia tecnologico mentre oggi è in coda dopo Spagna, Cile e California. «E’ forse arrivato il momento di rivitalizzare nel sistema Italia un settore così strategico attraverso il rilancio di temi come l’innovazione e la sostenibilità. E’ quello che vogliamo fare attraverso l’istituzione di un premio che vuole distinguere il lavoro dei produttori che stanno operando una rivoluzione culturale partendo proprio dalla loro terra assegnando un riconoscimento al loro miglior vigneto» commenta Michele Melillo, presidente di Bella Vigna.
Cosa succede in Puglia - Un settore, insomma, che incide fortemente sull’economia pugliese. Basti pensare che la sola provincia di Bari vede 10.700 ettari di colture per un totale di 2,2 milioni di quintali di uva prodotta e commercializzata, subito dopo si attesta la provincia di Taranto con 8.300 ettari e 2 milioni di uve, a seguire Brindisi con 860 ettari di vigneti per un totale di 245mila quintali, Foggia con 700 ettari e 150mila quintali e in fine, fanalino di coda, la provincia di Brindisi con soli 90 ettari e una produzione che è al di sotto dei 20 mila quintali (fonte Istat).
«Siamo partiti da questi numeri, da questa mappa del territorio e dalla voglia della Puglia di essere competitiva sul panorama nazionale e internazionale per voler promuovere le buone prassi che tanti imprenditori applicano nella loro quotidianità e per voler stimolare nuovi percorsi culturali in vigna fondati su elementi imprescindibili quali la qualità, la sostenibilità, l’eco-compatibilità e l’innovazione tecnologica». Michele Melillo, presidente dell’associazione Bella Vigna, è stato uno dei fondatori dell’associazione che è nata come supporto al premio che è giunto alla sua seconda edizione e che in poco tempo ha creato un interessante consenso intorno a sé. «Attraverso un meccanismo che mette in sana competizione i produttori vogliamo valorizzare sì il lavoro delle tante aziende agricole, ma vogliamo anche parlare di territori, di ambiente, di convivenza sana tra uomo, industria ed ecosistema, promuovendo i migliori comportamenti in campagna e con questo una nuova filosofia e un nuovo approccio anche a questa professione» conclude Melillo.
Il premio Bella Vigna - «Quest’anno hanno partecipato alla competizione ben 50 aziende agricole – prosegue Melillo – che si sono così messe a nudo perché venissero valutati i loro vigneti da una commissione composta da due agronomi, un docente universitario e un rappresentante della Grande distribuzione». La commissione ha visitato e valutato ben 300 ettari di vigneti destinati alla produzione di uva da tavola e valutato la qualità estetica ed organolettica del prodotto, l’uniformità del vigneto, l’assenza di fisiopatie e malattie, l’equilibrio del vigneto tra carico produttivo e vigore, il contenimento dei costi di gestione, l’attuazione di buone pratiche agricole, il rispetto dell’ambiente e l’innovazione tecnologica. Tutti parametri che concorrono a rendere un’azienda concorrenziale o per la volontà di adeguarsi alle richieste del mercato o, come riscontrato in molti casi, per una scelta etica dell’imprenditore. «E’ dalla diffusione delle buone pratiche che si può far partire una svolta culturale anche in questo tipo di impresa» chiosa il presidente Melillo «e uno degli obiettivi del premio è esportare modelli positivi».
«In questo momento storico l’Italia segna un passo indietro rispetto agli altri paesi in termini di varietà coltivate e la maggior parte della biodiversità arriva dagli Stati Uniti, - prosegue Michele Melillo - ma riportare la questione dell’uva da tavola al centro dell’attenzione degli addetti ai lavori e dei partner istituzionali costituisce un elemento ulteriore di discussione per approfondire un tema che sappiamo essere di importanza strategica anche per l’economia della regione Puglia».
Si parte dalla Puglia per raccontare una nuova storia nel mondo della produzione di uva da tavola che sta coinvolgendo anche tante giovani generazioni che, nel segno della tradizione dei nonni, stanno imponendo uno sprint innovativo nelle pratiche in campagna. Da qui si parte grazie all’impegno di un gruppo di professionisti del settore che vogliano essere parte di un nuovo racconto che parli di un’Italia fatta di eccellenze in campagna e a tavola.
Tags
AGROALIMENTARE