Per i quattordici lustri di Raffaele Nigro

di GIANNI CAVALLI - Il giornalista Salvatore Giannella mi ha telefonato da Cassina de’ Pecchi ( comune a 15 chilometri da  Milano, Strada statale 11 Padana Superiore): « Gianni è finalmente arrivato il volume  ‘Amici Tuoi’,  dedicato ai 60 anni di Nigro, che da qualche giorno ha  compiuto 70 anni ». Questa affermazione mi ha sorpreso ( non certo perché  un piego di libri spedito in saggio omaggio ci ha messo 21 giorni per giungere a Milano, ma principalmente per il motivo che  fino al 2015 Poste Italiane effettuava questo servizio, indispensabile per rendere efficiente la catena culturale produttiva, in tre giorni ) dal momento che mi sembrava  ieri che Francesco De Martino con un discorso tortuoso, lento, come solo lui sa concepire e gestire  con la maestria del centrocampista  di vecchio stampo, e pur efficace, mi convinse a festeggiare i dodici lustri di Raffaele con un libro in cui 52 amici lo osannavano.  Forse era un modo intelligente per rendere omaggio all’amico Raffaele e ringraziarlo per averlo, molti anni prima, introdotto  presso la casa editrice Levante ?  Come direbbe il giornalista Gervaso : « Ci sono dubbi che vanno risolti, altri che non possono essere risolti, altri ancora che è meglio non risolvere». La saggezza direbbe che la terza soluzione non farà felice nessuno, ma non scontenterà… nessuno.

« Mio padre non volle portarmi in campagna ma decise che io dovessi andare al liceo e poi all’università, perché a contatto con i compagni di prigionia e con gli inglesi aveva imparato molte cose circa il futuro e il passato del mondo».   Penso, caro Raffaele, che queste tue parole estrapolate dal  volume «Attenti al Sud» siano un immenso regalo che fai a don Tonino, quel tuo  genitore che raccontava sempre della sua prigionia (nel corso della Seconda guerra mondiale, fatto prigioniero in Africa, fu mandato  in India per sei anni e per uno in Inghilterra) e che io riuscivo a captare poco perché il suo tono afono poco conciliava con i rumori dell’azienda  e che oggi, da quel luogo dove tutti finiremo, non può che essere orgoglioso di quel figlio unico che festeggia, nel pieno del successo professionale, i  suoi 70 anni.  Dal libro ‘Piemme’ di cui sopra  ho scoperto che tuo padre  era genuino  quando affermava che la terra non l’aveva ottenuta per  eredità, ma per lotta (  dopo la prigionia al rientro a Melfi, avendo partecipato all’occupazione delle terre dei Doria, ottenne dei terreni  che, espropriati dalla Stato al principe,  furono divisi  fra i braccianti). Certo non voglio dire che anche la guerra possa avere dei lati positivi, ma che il confronto con altre culture (la ‘mescolanza’) sia utile è verità difficile da confutare.

Logicamente che tu, anche se avessi fatto il contadino, avresti trovato il tempo e il modo di diventare uno scrittore famoso sono in molti a pensarlo e tu per primo.   

Ci siamo visti di recente o meglio è stata quella vivacissima e simpatica moglie che ti assiste da sempre a ‘mormorare’: «Gianni»;  lei stava rientrando verso di te da una delle tante commissioni che sbriga e, volto lo sguardo, ti  ho visto seduto in macchina : beato e immerso, immagino, nella tua sfrenata fantasia romanzesca.   Tranquillo, pacato, sei rimasto al tuo posto e mi hai fatto domande cui ho cercato di dare esaurienti risposte, poi, per i  due quesiti da me proposti, hai  preferito interpellare e demandare  Livia che mi ha illuminato con diligenza e puntualità. Avere una moglie manager non solo in casa, ma anche fuori è una fortuna che si deve al caso e non può essere ascritta a tuo merito…lo so tu affermi da sempre : « La fortuna non esiste».

Non è facile togliere la parola a tua moglie, ma la sua espansiva autenticità ti fa sentire uno di famiglia e bilancia il tuo apparente disinteresse per ogni cosa animata. Con grande generosità  Livia mi ha invitato  a ‘vivere’ dicendo : « Noi ora stiamo recuperando viaggiando spesso, cosa piacevole, riferiscilo a Angela».

Ad Angela con i saluti ho riferito  solo che mi hanno trovato dimagrito i coniugi Nigro, evitando il consiglio di ‘vivere’ che poteva risultare un viaggio ‘ in terra straniera’. Devo essere sintetico per cui cercherò con poche parole di celebrare i molteplici traguardi da te raggiunti, in modo che tu possa percepire che l’ammirazione è sincera, ma  il risultato finale  è condizionato dai 3O minuti scarsi a mia disposizione che ho per renderti omaggio…io non sono rafnig che in 5 minuti  è in grado di ‘confezionare’ un abito di parole e mettere il punto conclusivo.

Tanto di «CAMPIELLO» al  fine, raffinato intellettuale che partendo dalla «BASILICATA  TRA UMANESIMO E BAROCCO» colse un premio nella sua terra natale  grazie e per la felicità di Tommaso Pedío; non ci furono ‘BANDE’ per l’accoglienza, ma fu partorita, dopo una parentesi che vide  « LA MALATTIA COME METODO» antidoto alla ‘lagnanza’, una ‘FRAGILE’ ma non cagionevole idea che ospitò Sansone, Camon, Rafael  Alberti, Rossi Doria, M. Campione, Catalano, D’Amaro, Voza, S. Gaudio, G. Saponaro, Zinna, Dell’Aquila, Dilio, Jacovino, A. Spagnolo, A. Rossano, M.  Marcone, Custodero e tanti altri con te, me, Lino Angiuli e Michele Lastilla in redazione; mentre si discuteva di poesia spagnola un altro Raffaele ( per la storia, Crovi,  la cui sincerità e disponibilità fu causa della nostra separazione in casa) fece deflagrare «I FUOCHI DEL BASENTO» e scomparire i «SISTEMI» che pur avevano generato «NEL GIARDINO DEL CATTIVO AMMINISTRATORE», « LA DISSIPAZIONE DEL TALENTO», « I SANTI DI CASA MIA» e altro; per andare oltre nacque «INOLTRE» e  si passò  dai «BARONI GALANTUOMINI E CONTADINI NELL’ETA’ MODERNA» di don Tommaso Pedío al fascino oscuro della «BARONESSA DELL’OLIVENTO»  e ci fu la dimenticanza o ‘fuganza’  dal «DIO di LEVANTE»; ormai naturalizzato barese trovasti rifugio nell’«ADRIATICO» selvaggio e non ti facesti mancare un «DIARIO MEDITERRANEO» e « UN VIAGGIO A SALAMANCA»;  Livalca ti propose al Pinuccio di Cerignola per  organizzare un ‘Premio Città di Bari Costiera del Levante’  e ti mettesti subito sulle orme  di «DESDEMONA e COLA COLA» e furono proprio questi «INCROCI» di eventi che spinsero  De Martino, francescanamente,  a proporti per una  Laurea honoris causa in quel di Foggia e, come per incanto la natura, matrigna e benigna con determinati figli, fece fiorire una «MALVAROSA» che sfiorò quel bis epocale, più che meritato, in quel 2005 al «Campiello»; a distanza di 18 anni rischiasti di vincere il secondo «Supercampiello» (cosa mai riuscita a nessuno)  e si unirono due autori Bompiani  e Claudio Magris a sbarrarti la strada; di quella sera ricordo tutto : ex aequo Roveredo e Scurati  con 79 voti , e poi tu con 73, precedendo Ennio Cavalli con 19 ( da sempre tra i due litiganti il terzo gode, tu fosti la classica eccezione, ma vi è una storia originalissima, che mi vede protagonista per errore e mio malgrado, che vale la pena di svelare per la prima volta : Il giorno dopo il premio  telefonò un comune conoscente rimproverandomi di aver fatto in modo che tu perdessi; questo signore alterato e indignato si era convinto che fossi io il Cavalli tra i finalisti perché il titolo del libro in gara era ‘ Quattro errori di Dio’ ed io in passato una sera, invitato da Maria Marcone e Antonio Ricci, avevo inserito te fra i 4 errori della mia vita, ma era tutto un altro senso e un’altra storia che merita non un capitolo, ma un libro a parte); giocoforza o «GIOCODOCA»  sono entrati in azione i ‘cecchini’, sempre attenti e pronti a cogliere ogni debolezza umana , che, coinvolgendo anche l’azienda innocente, pretendevano il «GIUSTIZIATELI SUL CAMPO», il caso ha voluto che ci fossero vecchie bigotte, le famose ‘bizzoche’,  che invocando «SANTA MARIA delle BATTAGLIE» hanno risvegliato conoscenze sopite permettendo a te, Damiano Damato e Dalla di dar vita a «BENE MIO»; barriti scambiati per nitriti ( La coscienza ?  No ! Solo la «METAFISICA COME SCIENZA») annunciavano l’arrivo di «FERNANDA E GLI ELEFANTI BIANCHI DI HEMINGWAY» ( Addio alle armi o Per chi suona la campana ?) e fu a questo punto che «IL CUSTODE DEL MUSEO DELLE CERE» decise che poteva essere ripreso il  «VIAGGIO IN BASILICATA»  autorizzando il «RITORNO IN LUCANIA» e varando in quella Potenza a te cara, con l’aiuto di Lupo e Sammartino, una nuova rivista appellata «APPENNINO». Un calabrese, un campano, un lucano, un  pugliese e un siciliano,  non proprio convinti della ‘mescolanza’, si misero insieme per dar vita a un movimento dal nome esagerato, qualunque sia  l’accezione di partenza o arrivo, e pur tanto adoperato quando i ‘lupi’ imperavano in queste regioni: «ATTENTI AL SUD».

Cari Nigri, non può essere che un solo individuo abbia prodotto tanto, ‘ATTENTI AI SETTANTA’, che vengono una sola volta e non per tutti, e arrivederci agli ottanta.