di PIERO CHIMENTI - La maxi
inchiesta che ha investito l'Eni, ha coinvolto, insieme alle altre 13
Regioni anche la raffineria di Taranto, che fornisce carburante in
gran parte delle Regioni del Mezzogiorno.
La Guardia di Finanza starebbe indagando su una maxi evasione di accise del colosso petrolifero, che si aggirerebbe intorno ai 10 milioni di euro, rispetto ai 40 milioni di litri di carburante venduti.
Per questo motivo, le Fiamme gialle hanno posto sotto sequestro i serbatoi di benzina, gasolio e gas che erano pronti ad essere distribuiti, per poter verificare la corretta dei contatori dei prodotti petroliferi.
Eni si ritiene parte offesa dopo la decisione presa dal gip del Tribunale di Roma. Lo comunica il gruppo petrolifero in una nota stampa, spiegando che il provvedimento "si inserisce in attività di indagine che erano state avviate dalle Procure di Frosinone e di Prato nel 2010 e dalla Procura di Roma nel 2014", di cui Eni aveva già dato notizia. La società spiega che "i procedimenti sono poi stati riuniti di fronte alla Procura di Roma" ed "Eni ha costantemente fornito all'autorità giudiziaria la massima collaborazione, con l'intento di chiarire le proprie ragioni a sostegno della correttezza del proprio operato e dell'estraneità alle presunte condotte illecite".
La Guardia di Finanza starebbe indagando su una maxi evasione di accise del colosso petrolifero, che si aggirerebbe intorno ai 10 milioni di euro, rispetto ai 40 milioni di litri di carburante venduti.
Per questo motivo, le Fiamme gialle hanno posto sotto sequestro i serbatoi di benzina, gasolio e gas che erano pronti ad essere distribuiti, per poter verificare la corretta dei contatori dei prodotti petroliferi.
Eni si ritiene parte offesa dopo la decisione presa dal gip del Tribunale di Roma. Lo comunica il gruppo petrolifero in una nota stampa, spiegando che il provvedimento "si inserisce in attività di indagine che erano state avviate dalle Procure di Frosinone e di Prato nel 2010 e dalla Procura di Roma nel 2014", di cui Eni aveva già dato notizia. La società spiega che "i procedimenti sono poi stati riuniti di fronte alla Procura di Roma" ed "Eni ha costantemente fornito all'autorità giudiziaria la massima collaborazione, con l'intento di chiarire le proprie ragioni a sostegno della correttezza del proprio operato e dell'estraneità alle presunte condotte illecite".
"La società, anche in considerazione delle conseguenze che deriverebbero, come effetto del provvedimento, dal fermo totale delle attività di raffinazione e rifornimento di carburanti, richiederà la possibilità di utilizzo dei misuratori al fine di consentire il proseguimento di tali attività e di ridurre per quanto possibile al minimo l'impatto verso i clienti, le società e i servizi" conclude Eni.
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