di VITTORIO POLITO - Domenica 26 novembre 2017, alle ore 18.30, presso la Sala Teatro del Nicolaus Hotel di Bari, torna in scena “U Madremònnie de Celluzze”, divertente commedia in dialetto barese di Domenico Triggiani, pubblicata dall’Editore Capone di Lecce nel 1986.
L’allestimento è del Piccolo Teatro di Grumo Appula, diretto da Luigi D’Alessandro, che l’ha già rappresentata in vari teatri nelle passate stagioni.
Lo spettacolo è promosso per scopi benefici dall’Inner-Wheel Bari-Levante.
Come tutti i lavori in dialetto barese di Triggiani, può ormai considerarsi un classico della “baresità”: si muove sul filo del recupero del dialetto del centro storico barese e delle tradizioni popolari, con uno studio attento dei caratteri e delle situazioni.
Come ha scritto lo scrittore e storico barese Vito Antonio Melchiorre, nel campo del teatro dialettale barese, Triggiani ha mostrato “vena e capacità tali da consentirne, in qualche maniera, il non indegno accostamento, in chiave moderna, a nomi come quelli di Giovanni Meli per il siciliano, di Giuseppe Gioacchino Belli e di Trilussa per il romanesco e, perché no? di Carlo Goldoni per il veneziano”.
Dieci i personaggi sul palcoscenico: i genitori dello sposo, Jannìne e Benedìtte (Teresa Savino e Luigi D’Alessandro, vincitore nel 2014 del Premio “Domenico Triggiani” per il Teatro, promosso dalla “Fondazione Nuove Proposte”); i genitori della sposa, Geditte e Mechèle (Annamaria Trerotoli e Donato Minerva); il monaco, Don Felisce (Vincenzo Peragine); Cellùzze, lo sposo (Francesco Cianciotta); Giacchìne, il fratello della sposa (Giovanni Caponio); Leciètte, la sposa (Graziana Di Santo); gli zii della sposa, Vastiàne e Felomène (Vito Pezzone e Giusy Rubino).
Domenico Triggiani (1929-2005) è stato uno scrittore, drammaturgo, regista e critico teatrale italiano.
È considerato uno dei personaggi cardine della cultura barese. È autore di 80 opere, in lingua e in vernacolo barese, quasi tutte edite: commedie, drammi, radiodrammi, atti unici, romanzi, racconti, inchieste di costume, repertori biobibliografici, saggi di critica letteraria e di sociologia.
L’esordio letterario di Triggiani risale agli inizi degli anni cinquanta, quando risultò vincitore del Premio Nazionale Gastaldi per il Teatro con la commedia Papà, a tutti i costi, pubblicata nel 1954. Artista poliedrico e instancabile operatore culturale, non c’è genere letterario con il quale Triggiani non si sia cimentato almeno una volta, e sempre con contributi significativi: inchieste di costume, repertori bio-bibliografici, saggi di critica letteraria e di sociologia, commedie, drammi, radiodrammi, soggetti cinematografici, romanzi, racconti.
Triggiani è stato però soprattutto autore di teatro, cui ha dedicato la maggior parte della sua produzione letteraria. Il suo teatro è stato etichettato in vari modi, con richiami al teatro a Ugo Betti, ad Aristofane, a Luigi Pirandello, a Ibanez: si tratta, comunque, di teatro sociale e psicologico, che affonda il bisturi nei vizi e nelle virtù degli uomini.
A partire dagli anni '80 Triggiani ha rivolto il suo interesse anche al dialetto barese, scrivendo decine di commedie divertentissime, portate sulla scena centinaia di volte dal “Gruppo Teatrale Levante”, da lui fondato e diretto - del quale ha fatto parte Rosa Lettini - e da altre compagnie teatrali.
Le commedie in vernacolo costituiscono un importante contributo teso a recuperare la memoria storica del territorio in cui affondano le nostre radici - sono raccolte in tre volumi. Il primo, con presentazione di V.A. Melchiorre, è stato pubblicato da Levante nel 1984 e comprende “Le Barise a Venèzie' e “La candine de Cianna Cianne". La seconda raccolta di commedie in vernacolo, edita da Capone nel 1986, racchiude tre lavori: “All’àneme de la bonaneme", “U madremònnie de Celluzze” e “No, u manecòmie no!”.
Triggiani è altresì autore del primo romanzo storico-satirico in vernacolo barese, “Da Adame ad Andriotte”, scritto con la moglie Rosa Lettini e pubblicato nel 1992 dall’editore Schena.
Grazie a Triggiani, il dialetto barese ha varcato non solo i confini regionali, ma anche quelli nazionali, raggiungendo praticamente tutto il mondo: le sue pubblicazioni in vernacolo sono state infatti acquistate dalla Regione Puglia per dotare le biblioteche delle Associazioni degli emigranti pugliesi residenti all’estero.
È nel desiderio di protagonismo giovanile degli anni ’70 che il “Piccolo Teatro“ di Grumo affonda le sue radici. Nel 2002 si costituisce come associazione no profit con proprio statuto, con soci fondatori Tiziano Camera, Luigi D'Alessandro, Vincenzo Peragine, Nicola Mongelli, Francesco Antonelli Mission del “Piccolo Teatro” è di stimolare e sostenere la crescita morale, culturale e sociale dell'uomo attraverso ogni espressione di spettacolo con carattere di amatorialità, in accordo con lo statuto della Federazione Italiana Teatro Amatoriale cui è affiliata dal 1 gennaio 2003.
L’allestimento è del Piccolo Teatro di Grumo Appula, diretto da Luigi D’Alessandro, che l’ha già rappresentata in vari teatri nelle passate stagioni.
Lo spettacolo è promosso per scopi benefici dall’Inner-Wheel Bari-Levante.
Come tutti i lavori in dialetto barese di Triggiani, può ormai considerarsi un classico della “baresità”: si muove sul filo del recupero del dialetto del centro storico barese e delle tradizioni popolari, con uno studio attento dei caratteri e delle situazioni.
Come ha scritto lo scrittore e storico barese Vito Antonio Melchiorre, nel campo del teatro dialettale barese, Triggiani ha mostrato “vena e capacità tali da consentirne, in qualche maniera, il non indegno accostamento, in chiave moderna, a nomi come quelli di Giovanni Meli per il siciliano, di Giuseppe Gioacchino Belli e di Trilussa per il romanesco e, perché no? di Carlo Goldoni per il veneziano”.
Dieci i personaggi sul palcoscenico: i genitori dello sposo, Jannìne e Benedìtte (Teresa Savino e Luigi D’Alessandro, vincitore nel 2014 del Premio “Domenico Triggiani” per il Teatro, promosso dalla “Fondazione Nuove Proposte”); i genitori della sposa, Geditte e Mechèle (Annamaria Trerotoli e Donato Minerva); il monaco, Don Felisce (Vincenzo Peragine); Cellùzze, lo sposo (Francesco Cianciotta); Giacchìne, il fratello della sposa (Giovanni Caponio); Leciètte, la sposa (Graziana Di Santo); gli zii della sposa, Vastiàne e Felomène (Vito Pezzone e Giusy Rubino).
Domenico Triggiani (1929-2005) è stato uno scrittore, drammaturgo, regista e critico teatrale italiano.
È considerato uno dei personaggi cardine della cultura barese. È autore di 80 opere, in lingua e in vernacolo barese, quasi tutte edite: commedie, drammi, radiodrammi, atti unici, romanzi, racconti, inchieste di costume, repertori biobibliografici, saggi di critica letteraria e di sociologia.
L’esordio letterario di Triggiani risale agli inizi degli anni cinquanta, quando risultò vincitore del Premio Nazionale Gastaldi per il Teatro con la commedia Papà, a tutti i costi, pubblicata nel 1954. Artista poliedrico e instancabile operatore culturale, non c’è genere letterario con il quale Triggiani non si sia cimentato almeno una volta, e sempre con contributi significativi: inchieste di costume, repertori bio-bibliografici, saggi di critica letteraria e di sociologia, commedie, drammi, radiodrammi, soggetti cinematografici, romanzi, racconti.
Triggiani è stato però soprattutto autore di teatro, cui ha dedicato la maggior parte della sua produzione letteraria. Il suo teatro è stato etichettato in vari modi, con richiami al teatro a Ugo Betti, ad Aristofane, a Luigi Pirandello, a Ibanez: si tratta, comunque, di teatro sociale e psicologico, che affonda il bisturi nei vizi e nelle virtù degli uomini.
A partire dagli anni '80 Triggiani ha rivolto il suo interesse anche al dialetto barese, scrivendo decine di commedie divertentissime, portate sulla scena centinaia di volte dal “Gruppo Teatrale Levante”, da lui fondato e diretto - del quale ha fatto parte Rosa Lettini - e da altre compagnie teatrali.
Le commedie in vernacolo costituiscono un importante contributo teso a recuperare la memoria storica del territorio in cui affondano le nostre radici - sono raccolte in tre volumi. Il primo, con presentazione di V.A. Melchiorre, è stato pubblicato da Levante nel 1984 e comprende “Le Barise a Venèzie' e “La candine de Cianna Cianne". La seconda raccolta di commedie in vernacolo, edita da Capone nel 1986, racchiude tre lavori: “All’àneme de la bonaneme", “U madremònnie de Celluzze” e “No, u manecòmie no!”.
Triggiani è altresì autore del primo romanzo storico-satirico in vernacolo barese, “Da Adame ad Andriotte”, scritto con la moglie Rosa Lettini e pubblicato nel 1992 dall’editore Schena.
Grazie a Triggiani, il dialetto barese ha varcato non solo i confini regionali, ma anche quelli nazionali, raggiungendo praticamente tutto il mondo: le sue pubblicazioni in vernacolo sono state infatti acquistate dalla Regione Puglia per dotare le biblioteche delle Associazioni degli emigranti pugliesi residenti all’estero.
È nel desiderio di protagonismo giovanile degli anni ’70 che il “Piccolo Teatro“ di Grumo affonda le sue radici. Nel 2002 si costituisce come associazione no profit con proprio statuto, con soci fondatori Tiziano Camera, Luigi D'Alessandro, Vincenzo Peragine, Nicola Mongelli, Francesco Antonelli Mission del “Piccolo Teatro” è di stimolare e sostenere la crescita morale, culturale e sociale dell'uomo attraverso ogni espressione di spettacolo con carattere di amatorialità, in accordo con lo statuto della Federazione Italiana Teatro Amatoriale cui è affiliata dal 1 gennaio 2003.
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Cultura e Spettacoli