ROMA - Il ministro Marco Minniti lancia ancora una volta l'allarme sul pericolo del ritorno dei cosiddetti “foreign fighters” dai teatri bellici dopo la sconfitta militare dell’Isis. E lo fa dopo la terribile strage nel Sinai, in Egitto con l’attacco alla moschea di Bir Al-Abed con 235 vittime. In una intervista al quotidiano “Il Mattino”, il responsabile del Viminale parla della strage come di un “segnale”.
“La sconfitta militare di Islamic State – nota infatti – non è la sua fine ed in questo momento è ragionevole pensare che di fronte ad una sconfitta possa esserci l’intento di rispondere con un’azione terroristica per dimostrare che l’organizzazione è ancora esistente e capace di avere un’operatività”. “Nessuno sa quanti siano i combattenti stranieri – ha poi detto Minniti nella sua intervista – ma si può pensare che facendo una media delle informazioni avute, che siano tra venticinque, trentamila provenienti da cento paesi del mondo”.
“La sconfitta militare di Islamic State – nota infatti – non è la sua fine ed in questo momento è ragionevole pensare che di fronte ad una sconfitta possa esserci l’intento di rispondere con un’azione terroristica per dimostrare che l’organizzazione è ancora esistente e capace di avere un’operatività”. “Nessuno sa quanti siano i combattenti stranieri – ha poi detto Minniti nella sua intervista – ma si può pensare che facendo una media delle informazioni avute, che siano tra venticinque, trentamila provenienti da cento paesi del mondo”.
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