di NICOLA ZUCCARO - Alle 19.08 di domenica 23 dicembre 1984, nella Grande galleria dell'Appennino (dove poco più di 10 anni prima era avvenuta la Strage dell'Italicus) un ordigno esplode al passaggio del Rapido 904 che collegava Napoli a Milano. Perdono la vita 17 persone (due delle quali successivamente decedute in ospedale) e restano feriti 267 passeggeri.
La matrice dell'attentato fu legata alla strategia terroristica legata agli intrecci fra il ritorno dell'eversione neofascista consociata alla P2 e lo stragismo mafioso avviato dai vertici di Cosa nostra.
Questo tragico avvenimento prolungò a 15 anni di distanza dalla Strage di Piazza Fontana in Milano del 12 dicembre 1969, avvenuta presso una filiale della Banca nazionale dell'Agricoltura, quella scia di sangue che consegna "dicembre" agli annali della storia contemporanea italiana quale mese tristemente noto per gli attentati dinamitardi.
Esso è recentemente tornato ad essere centrale nella ricostruzione della strategia della tensione che colpì l'Italia fra gli anni '70 e gli anni '80, con l'estradizione in Italia dal Portogallo di Maurizio Tramonte. Costui fu uno degli esecutori materiali dell'attentato in Piazza della Loggia, avvenuto a Brescia il 28 maggio 1974.
La matrice dell'attentato fu legata alla strategia terroristica legata agli intrecci fra il ritorno dell'eversione neofascista consociata alla P2 e lo stragismo mafioso avviato dai vertici di Cosa nostra.
La strage di Piazza Fontana |
Esso è recentemente tornato ad essere centrale nella ricostruzione della strategia della tensione che colpì l'Italia fra gli anni '70 e gli anni '80, con l'estradizione in Italia dal Portogallo di Maurizio Tramonte. Costui fu uno degli esecutori materiali dell'attentato in Piazza della Loggia, avvenuto a Brescia il 28 maggio 1974.