Dal 5 novembre 2017 si è osservato un aumento del numero dei casi con un totale di 136 casi segnalati nella settimana iniziata il 26 novembre. Anche per il Kenya dal 1 gennaio al 29 novembre 2017, il Ministero della salute ha notificato all’OMS 3967 casi probabili e confermati dal laboratorio in totale, inclusi 76 decessi (tasso di mortalità 1,9%).
Fra i casi segnalati, 596 sono stati confermati dal laboratorio. Alla data del 29 novembre, sette contee continuano ad avere focolai epidemici attivi di colera (Embu, Garissa, Kirinyaga, Mombasa, Nairobi, Turkana, and Wajir).
L’epidemiologia del colera in Kenya nel 2017 è caratterizzata da una trasmissione continua nelle comunità colpite associata a focolai epidemici nei campi di rifugiati e nelle istituzioni o durante eventi collettivi. La trasmissione continua nelle comunità è responsabile di circa il 70% dei casi totali con la maggioranza dei casi proveniente dalla contea della capitale, Nairobi.
La trasmissione nei campi di rifugiati si è verificata principalmente nelle contee di Garissa e Turkana, ed ha causato circa il 23% di tutti i casi segnalati. Entrambe le contee ospitano grandi campi di rifugiati, in particolare i campi di rifugiati di Dadaab e Kakuma. I rifugiati in questi campi provengono da paesi attualmente colpiti da emergenze complesse e da grandi epidemie di colera. Il sette per cento dei casi si è verificato nelle istituzioni e in eventi di massa, in cui molte persone si infettano da una fonte specifica.
Il paese è soggetto a epidemie di colera ogni anno, tuttavia, le grandi epidemie cicliche si verificano approssimativamente ogni cinque – sette anni e durano per due – tre anni. l’epidemia si presenta in cluster che si verificano in due maggiori tipi di ambiente. Il primo, i campi di rifugiati, particolarmente di Kakuma e Dadaab, e il secondo nella popolosa contea della capitale Nairobi.
Entrambi gli ambienti destano preoccupazione, considerando le condizioni di sovraffollamento e il limitato accesso all’assistenza nel primo ambiente e l’elevata densità della popolazione nel secondo ambiente. Ciò può causare la diffusione dell’epidemia in altri distretti. Inoltre, le precedenti epidemie hanno mostrato che i casi aumentano durante la stagione delle piogge, iniziata recentemente.
Inoltre, diversi fattori fisici, sociali, politici e ambientali aumentano la vulnerabilità e la suscettibilità della popolazione del paese all’epidemia di colera. Questi fattori includono: siccità in alcune regioni, conflitti e mancanza di sicurezza nel Corno d’Africa, e l’aumentata mobilità all’interno e verso il paese di persone in fuga dai conflitti che colpiscono la Somalia e il Sud Sudan.
In generale, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il rischio dell’epidemia attuale è valutato essere elevato a livello nazionale e basso a livello regionale e globale. L’OMS, comunque, non raccomanda alcuna restrizione dei viaggi o del commercio con Yemen, Kenya e Zambia in base alle informazioni attualmente disponibili sull’epidemia.
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