di TERESA GENTILE – Antonio Martino Fumarola ha pubblicato nella sua silloge “La mia terra, la sua Parlata” (Vitale Edizioni), alcune tra le sue più belle liriche composte in dialetto. Esse hanno un ritmo dialogico che ricorda le cadenze che tipicizzavano i racconti dei nostri vegliardi in inverno accanto ai focolari scoppiettanti o in estate nei vicoli o presso i trulli illeggiadriti da processioni di lucciole e riverberi argentei dei pleniluni sulle facciate incalcinate e circondate da basilico, cedrina e rosmarino.
Fumarola in se stesso coniuga gli alti valori della famiglia, della rettitudine, dell’amore per la nostra terra e per far questo non solo è socio molto propulsivo della Società Artigiana ma nelle sue poesie utilizza un ritmo malioso che scaturisce dal suo animo in modo simile ad acqua sorgiva che irrompe dalla roccia in tutta la sua purezza rispecchiando l’immenso. La sua silloge si apre con una raccolta di segni grafici utilizzati per scrivere il dialetto martinese e renderlo tramandabile ed è composta da poesie in martinese (già edite dal “Salotto Recupero” nelle antologie “Iridescenze” e “Specchio delle emozioni” dal 2008 al 2017).
Ogni lirica ha traduzione italiana e il dialetto si rivela simile a un prezioso giacimento lessicale capace di aprire nuovi orizzonti sulle vere origini della nostra città e sugli influssi latini, spagnoli, francesi ed arabi riscontrabili in molti termini lessicali sopravvissuti. Inoltre, esso si rivela in una preziosa realtà intessuta di verità di pensiero, riscoperta del fascino della lingua natia e del gusto della rima capace di imbrigliare, come per magia anche i ricordi nostalgici di un migrante tra le fitte trame del cuore. L’autore esprime anche il suo attaccamento per la natura e la consapevolezza che tanta bellezza oggi rischia di andare dispersa a causa della cupidigia di pochi. Inoltre affronta i temi sociali, condivide con chi l’ascolta la propria ammirazione per quei valori che sono perenni proprio perché inondano l’anima di certezze, speranza, serenità ancestrale, desiderio illimitato di riconciliarci quotidianamente con noi stessi, gli altri la natura e Dio, per divenire sempre più degni di far parte di quella categoria dello spirito nota come Umanità. La sua poetica trae linfa vitale dalla saggezza “umana” accumulata nel corso di una vita vissuta alla luce del lavoro, della fede, dell’amicizia, dell’esperienza degli anziani, del saper vivere insieme in modo collaborativo e rigorosamente etico che è da lui contrapposto all’attuale crescente carenza di libertà che trova soluzione nelle motivazioni della speranza. Infine si sofferma sulla tenerezza d’ogni mamma, sul coraggio delle mamme argentine, sull’amore per la propria terra e la Patria “che è una sola e per lei si dona la vita per tenerla unita”. Infine il nostro poeta ci parla di una vita in cui è doveroso lavorare e andar a cercare lavoro anche in terra straniera, per garantire un’esistenza migliore all’amata famiglia, ”Anche se la nostalgia attanaglia il cuore”. Poi ci propone versi che rispecchiano paesaggi fiabeschi, storie antiche e recenti di gente che ancor oggi vive ispirandosi ai valori della fede, dell’onore, del lavoro e della famiglia.
Grande merito di Antonio Martino Fumarola è nel voler proiettare il nostro dialetto verso il futuro, nella consapevolezza che esso sia una lingua VIVA e non un oggetto da museo e perciò possa trasformarsi, attualizzarsi, coesistere con termini stranieri ma sempre serbando integra la sua coerenza linguistica, la gradevole forma poetica. Il contenuto valoriale e ricorrendo a riflessioni che possano continuare ad essere puro distillato di saggezza. Ed è questa la mirabile storia di una speciale categoria dello spirito, nota come martinesità, e intessuta da operosità, fede e solidarietà e da quella mirabile dignità che contraddistingue non le persone fragili ma gli eroi del quotidiano.
È una storia che ci comunica emozioni in modo avvolgente e struggente cancellando ogni ombra di quella vera follia di chi oggi si ostina a vivere solo con gli occhi del corpo e non con quelli del cuore, dei ricordi, dei sentimenti veri. Leggendo tale silloge si consolida in noi la consapevolezza che se si affievolirà la vitalità del nostro dialetto, scomparirà con essa tutto un incredibile bagaglio di saggezza unica al mondo e che costituisce la nostra identità culturale e verranno disperse le nostre radici. Ad impedire che ciò avvenga …ben vengano sillogi significative come questa, realizzata dal nostro Antonio Martino Fumarola.
Fumarola in se stesso coniuga gli alti valori della famiglia, della rettitudine, dell’amore per la nostra terra e per far questo non solo è socio molto propulsivo della Società Artigiana ma nelle sue poesie utilizza un ritmo malioso che scaturisce dal suo animo in modo simile ad acqua sorgiva che irrompe dalla roccia in tutta la sua purezza rispecchiando l’immenso. La sua silloge si apre con una raccolta di segni grafici utilizzati per scrivere il dialetto martinese e renderlo tramandabile ed è composta da poesie in martinese (già edite dal “Salotto Recupero” nelle antologie “Iridescenze” e “Specchio delle emozioni” dal 2008 al 2017).
Ogni lirica ha traduzione italiana e il dialetto si rivela simile a un prezioso giacimento lessicale capace di aprire nuovi orizzonti sulle vere origini della nostra città e sugli influssi latini, spagnoli, francesi ed arabi riscontrabili in molti termini lessicali sopravvissuti. Inoltre, esso si rivela in una preziosa realtà intessuta di verità di pensiero, riscoperta del fascino della lingua natia e del gusto della rima capace di imbrigliare, come per magia anche i ricordi nostalgici di un migrante tra le fitte trame del cuore. L’autore esprime anche il suo attaccamento per la natura e la consapevolezza che tanta bellezza oggi rischia di andare dispersa a causa della cupidigia di pochi. Inoltre affronta i temi sociali, condivide con chi l’ascolta la propria ammirazione per quei valori che sono perenni proprio perché inondano l’anima di certezze, speranza, serenità ancestrale, desiderio illimitato di riconciliarci quotidianamente con noi stessi, gli altri la natura e Dio, per divenire sempre più degni di far parte di quella categoria dello spirito nota come Umanità. La sua poetica trae linfa vitale dalla saggezza “umana” accumulata nel corso di una vita vissuta alla luce del lavoro, della fede, dell’amicizia, dell’esperienza degli anziani, del saper vivere insieme in modo collaborativo e rigorosamente etico che è da lui contrapposto all’attuale crescente carenza di libertà che trova soluzione nelle motivazioni della speranza. Infine si sofferma sulla tenerezza d’ogni mamma, sul coraggio delle mamme argentine, sull’amore per la propria terra e la Patria “che è una sola e per lei si dona la vita per tenerla unita”. Infine il nostro poeta ci parla di una vita in cui è doveroso lavorare e andar a cercare lavoro anche in terra straniera, per garantire un’esistenza migliore all’amata famiglia, ”Anche se la nostalgia attanaglia il cuore”. Poi ci propone versi che rispecchiano paesaggi fiabeschi, storie antiche e recenti di gente che ancor oggi vive ispirandosi ai valori della fede, dell’onore, del lavoro e della famiglia.
Grande merito di Antonio Martino Fumarola è nel voler proiettare il nostro dialetto verso il futuro, nella consapevolezza che esso sia una lingua VIVA e non un oggetto da museo e perciò possa trasformarsi, attualizzarsi, coesistere con termini stranieri ma sempre serbando integra la sua coerenza linguistica, la gradevole forma poetica. Il contenuto valoriale e ricorrendo a riflessioni che possano continuare ad essere puro distillato di saggezza. Ed è questa la mirabile storia di una speciale categoria dello spirito, nota come martinesità, e intessuta da operosità, fede e solidarietà e da quella mirabile dignità che contraddistingue non le persone fragili ma gli eroi del quotidiano.
È una storia che ci comunica emozioni in modo avvolgente e struggente cancellando ogni ombra di quella vera follia di chi oggi si ostina a vivere solo con gli occhi del corpo e non con quelli del cuore, dei ricordi, dei sentimenti veri. Leggendo tale silloge si consolida in noi la consapevolezza che se si affievolirà la vitalità del nostro dialetto, scomparirà con essa tutto un incredibile bagaglio di saggezza unica al mondo e che costituisce la nostra identità culturale e verranno disperse le nostre radici. Ad impedire che ciò avvenga …ben vengano sillogi significative come questa, realizzata dal nostro Antonio Martino Fumarola.
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