Fuochi pirotecnici: l’arte e i segreti

di VITTORIO POLITO – L’uso del fuoco, considerato “promotore della crescita dei raccolti, e del benessere dell’uomo e delle bestie”, è attestato in Europa, sin dall’età precristiana.

La pirotecnia è una scienza che non viene riportata nei libri di scuola, ma rappresenta l’arte della manipolazione della polvere da sparo che è prerogativa solo dei pirotecnici. Gli anziani pirotecnici, forse, non sono riusciti a raggiungere neanche il diploma di scuola elementare, ma il loro bagaglio di conoscenza ed esperienza della polvere pirica è a dir poco oltremodo entusiasmante.

Spesso assistiamo passivamente a questo spettacolo senza renderci conto delle origini e dei trucchi relativi alle miscele di polveri piriche utilizzate nella preparazione. I botti, i fuochi artificiali sono, forse, la parte più spettacolare di quanto accade ad Adelfia (Bari), nelle giornate di novembre, in cui si festeggia San Trifone. Non si tratta di spettacoli di “normale” pirotecnia, qui la tradizione dei maestri pirotecnici è sentitissima, si misurano persone che hanno fatto dell’arte pirotecnica la loro vita, si alternano “bombe” a “controbombe con cannoli”, “bombe stutate” a “controbombe con la croce al centro”; i colori ed i botti sono fantasmagorici, la piazza decreta con competenza ed entusiasmo il migliore.

I fuochi d’artificio si conoscono da oltre un millennio, ma solo nel XIX secolo cominciano a svilupparsi in forma di spettacolo, spesso dovuto proprio alle miscele utilizzate, secondo “ricette” custodite gelosamente e tramandate di padre in figlio.

I fuochi pirotecnici sono stati inventati da un monaco cinese che nell’ottavo secolo realizzò il primo miscuglio di sostanze che, insieme alla presenza di metalli, permette di ottenere fuochi colorati che comunemente conosciamo come “fuochi artificiali”. Il tutto grazie all’esistenza dei razzi e della polvere da sparo. Mentre l’uso della pirotecnica è presente in Cina già nel I secolo. Razzi venivano usati contro i mongoli invasori già nel 1279.

Il filosofo Ruggero Bacone vissuto tra il 1214 e il 1292, ci ha tramandato scritti con la formula della polvere da sparo tuttora utilizzata, mentre fu probabilmente Berthold Schwartz, un monaco tedesco del XVI secolo che per primo la utilizzò per sparare un proiettile.

Sta di fatto che i fuochi d’artificio rappresentano la carta di identità e l’elemento caratterizzante delle feste solenni, ma pochi conoscono regole, rischi e segreti dell’arte. Per rispondere a questi interrogativi ci ha pensato Francesco Nicassio che, nel 1999, pubblicò l’agile volume “Fuochi pirotecnici” (Levante Editori), con il quale svela l’arte e i segreti della pirotecnia e ricorda, (cosa importante), anche le norme di pubblica sicurezza.

L’autore nel suddetto volume illustra materiali, ’ferri del mestiere’, tecniche di confezionamento dei fuochi, le guarnizioni e le miscele utilizzate per i grandi fuochi e quelli minori, ma ricorda anche la figura dello sparafuoco o artigiano del rischio, colui che custodisce i segreti del mestiere che rimangono rigorosamente nel recinto della fabbrica e nella mente, tramandati da padre in figlio.

Infine, Nicassio, riporta la legislazione relativa ai fuochi pirotecnici, finalizzata alla prevenzione di infortuni e disastri, le norme per l’impianto di fabbriche di esplosivi, quelle per il trasporto, le norme relative all’igiene e alla sicurezza degli operai, insomma tutto quello che si deve sapere per impiantare e gestire una fabbrica di fuochi senza arrecare danni a se stessi ed agli altri.

Qualcuno ha scritto che i fuochi d’artificio;

NON SONO BOTTI
NON SONO BOMBE
NON SONO GRANATE,
SONO VERSI.  

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