di FRANCESCO GRECO - Se volete fare un pò di sana ecologia della mente e procurarvi i parametri per smascherare le fake-news, nuvola tossica in cui siamo avvolti. Se quando Barbara D’Urso si definisce “giornalista” e i suoi “giornalisti” annunciano scoop vi viene l’orticaria e pensate a Biagi e Montanelli che si rivoltano nella tomba.
Se in futuro non volete essere schiacciati all’icona dell’uomo che guarda e ascolta ingurgitando reality e soap, talent e porteaporte. Se pensate che la tv spazzatura è stata propedeutica al successo politico di furbastri che prima hanno concimato il terreno con quell’humus tossico e poi sono passati all’incasso, dovete procurarvi “Il sangue e lo schermo” (Lo spettacolo dei delitti e del terrore da Barbara D’Urso all’Isis), di Carmine Castoro, Mimesis, Milano-Udine 2017, pp. 266, euro 22,00 (Collana Eterotopie).
Materia ostica assai, da Mc Luhann a Umberto Eco, da Baudrillard a Ramonet, che ne hanno scritte di belle, ma che Castoro - filosofo della Comunicazione e autore tv per Rai e Sky – tratta con piglio divulgativo, ben sapendo di parlare a un pubblico “fatto” di tv di pessima qualità, teorizzata da autori che sanno di doverla abbassare – anche usando il dolore altrui - per fare audience e vendere magari cibi e prodotti spazzatura. Della serie: il gatto si morde la coda.
Ostaggi della tv, che ormai governa le nostre vite, determina l’estetica e il gusto comune, abbiamo smarrito il libero arbitrio e, da “pecore anarchiche” pensiamo di vivere in democrazia perché abbiamo un telecomando in mano. Castoro ci dice, e ci convince, che è un potere illusorio e falso. Parla subito di “un vero e proprio verminare di detriti visivi e pseudo-informativi ci lasciano nell’incomprensione, in un godimento ottuso, in un precipizio senza appigli, in una paralisi dei legami autentici”.
E scansionando film e serie tv con molto pubblico, ci fornisce di un glossario utile per il tempo che verrà: bullismo mediatico, “tecnica del diluvio” (presa da Noam Chomsky, che nel suo decalogo diceva anche che la tv deve “mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità”), “terrore semantico” e “antilingua” (da Calvino). Di “auto-intossicazione” e “auto-suggestione” (Ramonet).
“Pensiero unico” è abbastanza terrificante come prospettiva lanciata nel futuro, ma anche “telecapitalismo” fa venire i brividi nella schiena: abbiamo smarrito ogni capacità critica e reattiva, formattato il libero arbitrio: se ci chiedono un parere ripetiamo le cose sentite al tg o da Floris e Santoro.
Ce n’è abbastanza per chiudere l’aggeggio e andare all’osteria a ricostruire i rapporti sociali interrotti. Tanti l’hanno già fatto, e son contenti così (ma la tv di questa “fuga” non parla). Alla faccia delle fake-news sulle armi di distruzione di massa di Saddam, inesistenti e delle ragazze tedesche molestate a migliaia dai cattivi arabi la notte di San Silvestro del 2016 e di altro ciarpame preso dalla rete e spacciato per oro colato fresco di giornata da Fede, Mentana & soci.
I molestatori più pericolosi sono dentro la Comunicazione (Vespa è seriale), e le Istituzioni (quelli che per garantirsi il posto fisso in Parlamento si sono inventati il Rosatellum). Castoro ci dice anche che tutto tende alla conservazione, alla mummificazione, masterizzazione del reale: la tecnologia non può mentire e usa una pedagogia da stato etico (per vendere più cibo-spazzatura). Ma noi non lo sappiamo, o non ce ne importa. Allegriaaa…
Se in futuro non volete essere schiacciati all’icona dell’uomo che guarda e ascolta ingurgitando reality e soap, talent e porteaporte. Se pensate che la tv spazzatura è stata propedeutica al successo politico di furbastri che prima hanno concimato il terreno con quell’humus tossico e poi sono passati all’incasso, dovete procurarvi “Il sangue e lo schermo” (Lo spettacolo dei delitti e del terrore da Barbara D’Urso all’Isis), di Carmine Castoro, Mimesis, Milano-Udine 2017, pp. 266, euro 22,00 (Collana Eterotopie).
Materia ostica assai, da Mc Luhann a Umberto Eco, da Baudrillard a Ramonet, che ne hanno scritte di belle, ma che Castoro - filosofo della Comunicazione e autore tv per Rai e Sky – tratta con piglio divulgativo, ben sapendo di parlare a un pubblico “fatto” di tv di pessima qualità, teorizzata da autori che sanno di doverla abbassare – anche usando il dolore altrui - per fare audience e vendere magari cibi e prodotti spazzatura. Della serie: il gatto si morde la coda.
Ostaggi della tv, che ormai governa le nostre vite, determina l’estetica e il gusto comune, abbiamo smarrito il libero arbitrio e, da “pecore anarchiche” pensiamo di vivere in democrazia perché abbiamo un telecomando in mano. Castoro ci dice, e ci convince, che è un potere illusorio e falso. Parla subito di “un vero e proprio verminare di detriti visivi e pseudo-informativi ci lasciano nell’incomprensione, in un godimento ottuso, in un precipizio senza appigli, in una paralisi dei legami autentici”.
E scansionando film e serie tv con molto pubblico, ci fornisce di un glossario utile per il tempo che verrà: bullismo mediatico, “tecnica del diluvio” (presa da Noam Chomsky, che nel suo decalogo diceva anche che la tv deve “mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità”), “terrore semantico” e “antilingua” (da Calvino). Di “auto-intossicazione” e “auto-suggestione” (Ramonet).
“Pensiero unico” è abbastanza terrificante come prospettiva lanciata nel futuro, ma anche “telecapitalismo” fa venire i brividi nella schiena: abbiamo smarrito ogni capacità critica e reattiva, formattato il libero arbitrio: se ci chiedono un parere ripetiamo le cose sentite al tg o da Floris e Santoro.
Ce n’è abbastanza per chiudere l’aggeggio e andare all’osteria a ricostruire i rapporti sociali interrotti. Tanti l’hanno già fatto, e son contenti così (ma la tv di questa “fuga” non parla). Alla faccia delle fake-news sulle armi di distruzione di massa di Saddam, inesistenti e delle ragazze tedesche molestate a migliaia dai cattivi arabi la notte di San Silvestro del 2016 e di altro ciarpame preso dalla rete e spacciato per oro colato fresco di giornata da Fede, Mentana & soci.
I molestatori più pericolosi sono dentro la Comunicazione (Vespa è seriale), e le Istituzioni (quelli che per garantirsi il posto fisso in Parlamento si sono inventati il Rosatellum). Castoro ci dice anche che tutto tende alla conservazione, alla mummificazione, masterizzazione del reale: la tecnologia non può mentire e usa una pedagogia da stato etico (per vendere più cibo-spazzatura). Ma noi non lo sappiamo, o non ce ne importa. Allegriaaa…