Stato-mafia: pm, 15 anni a Mori e 12 a Dell'Utri
PALERMO - Sono molto pesanti le richieste di condanna della Procura di Palermo al processo per la trattativa Stato-mafia. I Pm Nino Di Matteo e Vittorio Teresi hanno sollecitato la condanna a 12 anni per Marcello Dell'Utri, e a 15 anni per il generale Mario Mori, accusati di violenza e minaccia a corpo politico dello Stato.
Chiesta inoltre la condanna a 6 anni di carcere per l'ex ministro dell'Interno ex ex presidente del Senato, Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza. Pena di 5 anni proposta per Massimo Ciancimino, solo per il reato di calunnia, mentre per il concorso esterno in associazione mafiosa è stata chiesta la prescrizione.
"Questo processo - hanno affermato i pubblici ministeri - ha avuto peculiarità rilevanti che lo hanno segnato fin dall'inizio. La storia ha riguardato i rapporti indebiti che ci sono stati tra alcuni esponenti di vertice di Cosa nostra e alcuni esponenti istituzionali dello Stato italiano. Una storia che, al di là della retorica formale secondo cui le istituzioni combattono con fermezza Cosa nostra, ha fatto emersa un'altra verità: una parte importante e trasversale delle istituzioni, spinta da ambizione di potere contrabbandata da ragion di Stato, ha cercato e ottenuto il dialogo e poi il parziale compromesso con l'organizzazione mafiosa", è la tesi dell'accusa.
Chiesta inoltre la condanna a 6 anni di carcere per l'ex ministro dell'Interno ex ex presidente del Senato, Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza. Pena di 5 anni proposta per Massimo Ciancimino, solo per il reato di calunnia, mentre per il concorso esterno in associazione mafiosa è stata chiesta la prescrizione.
"Questo processo - hanno affermato i pubblici ministeri - ha avuto peculiarità rilevanti che lo hanno segnato fin dall'inizio. La storia ha riguardato i rapporti indebiti che ci sono stati tra alcuni esponenti di vertice di Cosa nostra e alcuni esponenti istituzionali dello Stato italiano. Una storia che, al di là della retorica formale secondo cui le istituzioni combattono con fermezza Cosa nostra, ha fatto emersa un'altra verità: una parte importante e trasversale delle istituzioni, spinta da ambizione di potere contrabbandata da ragion di Stato, ha cercato e ottenuto il dialogo e poi il parziale compromesso con l'organizzazione mafiosa", è la tesi dell'accusa.
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