di LIVALCA - Il 4 settembre 1972 era un lunedì - almeno questi sono i ricordi di Livalca - e non potendo puntare sul giornale di Aurelio Papandrea perché il campionato di calcio iniziava a fine settembre (che anno positivo per la Puglia, ad eccezione del Lecce, tutte in B le altre province : il Bari allenato da Regalia con Spimi, Sigarini e Casarza, il Foggia di Toneatto che al termine andrà in A, il Brindisi con alla guida Luis Vinicio che fece più punti del Bari e il Taranto salvo sul filo di lana dopo aver cambiato tre allenatori) cercai un approccio amichevole con il mitico, ostinato e generoso direttore de ‘La città nuova’ Giovanni Modesti, che aveva come redattore capo un giovane intelligente quanto ambizioso di nome Pasquale Cascella. Con Cascella, già allora votato totalmente alla politica attiva, non fu difficile trovare una comune intesa perché l’uomo di cui fra poco vi dirò era nativo di Barletta.
Il giornale di Modesti usciva il martedì, ma io lo convinsi ad anticipare l’uscita perché avrebbe riportato una notizia sensazionale: Pietro Mennea vincitore di una medaglia alle Olimpiadi di Monaco del 1972 (Onestà impone di dire che io avevo scommesso con tutti che fosse oro, fu mio padre che ‘osava solo a cose fatte’… a ribadire che il podio sarebbe stato un trionfo). Il giornale fu approntato - epoca del piombo per coloro che hanno memoria e dimestichezza - lasciando solo la prima e ultima da stampare, con l’articolo redatto da Cascella già impaginato con il titolo che parlava di trionfo storico a dodici anni dal successo romano di Berruti. Ormai avete capito tutti che stiamo parlando dei duecento metri piani specialità dell’atletica leggera: all’epoca Mennea, appena ventenne, aveva stupito il mondo battendo tutti gli avversari negli ultimi 15 mesi con il suo stile potente e sgraziato, che esplodeva al termine di una curva che il leggendario barlettano affrontava con sbandate non sempre controllate.
Cascella fu bravissimo, giornalista grintoso fin da allora, a condensare tutti gli elogi nelle prime 32 righe meccaniche giustezza 9, in modo da sostituire solo quelle in caso di necessità. Io avevo preparato tre titoli di riserva, ma Cascella preferì l’omaggio a Borzov: il russo che vinse. Modesti solo il giorno dopo realizzò - il suo disinteresse per lo sport, calcio in testa, era evidente e non celato - che il suo fu uno ‘scoop’ di bronzo, la medaglia che vinse Mennea. Sei mesi dopo lo stesso direttore - al ritorno da una visita presso l’agenzia Lobuono - mi disse che quella sera gli strilloni ebbene in questi casi si utilizzavano gli ‘strilloni’!) avevano venduto molto copie, stabilendo un record per la testata: immenso Mennea. Cascella fu puntuale nell’articolo e fece presente che il nostro Pietro era andato a Formia per allenarsi perché da noi le strutture erano carenti o inesistenti. Quel Pasquale Cascella era coetaneo di Mennea (1952) e mentre Pietro era del 28 giugno (lo so perché è la stessa data di nascita di mia sorella), Pasquale è senz’altro della prima decade di marzo perché un giorno lo abbiamo festeggiato in azienda (un suo vizio era sedersi su un tagliacarte polar 115, chiaramente spento, e, con le gambe penzoloni, fare domande guardandoti fisso negli occhi… affinchè la risposta fosse quella da lui auspicata). Questi ricordi mi sono tornati in mente perché ‘provocati’ da un gentile e affabile signore di Barletta incontrato presso una casa di cura, dove eravamo ricoverati entrambi perché afflitti dalla stessa patologia. Per la cronaca questo simpatico signore doveva ripetere l’intervento, perché qualcosa era andato storto la prima volta. Molto interessato all’argomento ho cercato di metterlo alle strette, intervallando le mie domande con notizie più personali. Quindi ho sfoderato la carta della conoscenza del primo cittadino di Barletta e come per incanto il mio interlocutore ha detto che conosceva bene il fratello di Cascella. Rotto il ghiaccio mi sono assicurato che conoscesse di nome Michele Cristallo - sapeva fosse un giornalista, ma non pensava fosse nativo di Barletta - e il discorso fatalmente è finito su Ettore Fieramosca e su quel romanzo di Massimo D’Azeglio che pochissimi giovani barlettani hanno letto.
Rientrato a casa martedì sera mi sono imbattuto in una missiva del Sindaco di Barletta Cascella che era lieto di comunicare che il premio ‘Cavaliere della Disfida’ era stato assegnato per il 2017 al giornalista Cristallo. Pur dando ragione alla corrente di pensiero che considera il ‘caso’ figlio del tempo in cui si vive, non ho potuto fare a meno di pensare che da ‘malato fortunato’ mi si presentava una di quelle coincidenze in cui la fortuna ti rammenta che gli amici prima o poi tornano ad arricchire la tua vita (nello specifico anche il tempismo dell’amico che mi ha girato la notizia fa pensare che un ‘romanziere’ non avrebbe potuto partorire una trama più ‘spericolata’). Dal momento che amico e adulatore non possono viaggiare sullo stesso binario mi limito ad osservare che l’evolversi di tutta l’operazione (…la lingua italiana quanti significati attribuisce ad una semplice parola!) conferma che non serve l’aiuto dell’amico, ma basta la loro esistenza…per non farti sentire mai solo. In quel lontano 1972 io avevo garantito a tutti i tifosi di Pietro Mennea che il barlettano più veloce di sempre avrebbe corso un giorno i 200 metri sotto i 20 secondi.
Il 12 settembre del 1979 - mi ero sposato da tre giorni e mi trovavo impegnato in un cortissimo viaggio di nozze - Mennea a Città del Messico corse la distanza in 19,72 (gli stessi numeri, 1972, dell’anno che lo consacrarono uno degli uomini più veloci del mondo): da quella prima lite mia moglie capì che mi avrebbe condiviso con tutti gli avvenimenti sportivi che vedevano impegnato il tricolore.
Cascella ha percorso una carriera esaltante, basti rammentare che l’ultimo incarico ricoperto, prima di essere eletto sindaco della città di Barletta, consisteva nel rivestire il ruolo di ‘capo della comunicazione’ del Presidente della Repubblica Napolitano, mentre Cristallo alla fama di ‘maestro di giornalismo’, unisce quella di scrittore fertile e attivissimo, confermato da prestigiosi premi.
Dalla migliore gioventù di Barletta nessuno pretende che possano sapere che hanno avuto per concittadino un certo Antonio Fugazzola, insigne direttore d’orchestra che spesso sostituiva Toscanini, o Giovanni Leonardo Primavera, madrigalista e maestro di cappella, ma sarebbe bello che riscoprissero la grandezza di un Giuseppe De Nittis o della ‘freccia del Sud’, magari leggendo uno dei tanti libri che scrittori ed editori pugliesi hanno dedicato a questi personaggi. Quando vedo nelle case di alcuni amici barlettani (una mia cognata è di Barletta) librerie con testi nuovi, perfetti, idonei a dimostrare che nessuno ha violato il loro sapere…’ soffro’: noi facciamo libri, forti, capaci di resistere ad ogni ‘violenza’ che la mano dell’uomo sia capace di infliggere alle pagine, perché il sapere in esso contenuto sia un ‘bot’ per le future generazioni. Ora oserei dire amici barlettani tornando stasera a casa prendete un libro a caso dalla vostra biblioteca ed iniziate a sfogliarlo, magari leggerlo, e cercate di ritrovare la vostra storia: quella di Sabino Loffredo, Vecchi, Mennea, Cascella, Cristallo, quella di Varrétte o Barlétte che si estende sul bacino della valle dell’Ofanto. Ofanto? Chi era costui?
Il giornale di Modesti usciva il martedì, ma io lo convinsi ad anticipare l’uscita perché avrebbe riportato una notizia sensazionale: Pietro Mennea vincitore di una medaglia alle Olimpiadi di Monaco del 1972 (Onestà impone di dire che io avevo scommesso con tutti che fosse oro, fu mio padre che ‘osava solo a cose fatte’… a ribadire che il podio sarebbe stato un trionfo). Il giornale fu approntato - epoca del piombo per coloro che hanno memoria e dimestichezza - lasciando solo la prima e ultima da stampare, con l’articolo redatto da Cascella già impaginato con il titolo che parlava di trionfo storico a dodici anni dal successo romano di Berruti. Ormai avete capito tutti che stiamo parlando dei duecento metri piani specialità dell’atletica leggera: all’epoca Mennea, appena ventenne, aveva stupito il mondo battendo tutti gli avversari negli ultimi 15 mesi con il suo stile potente e sgraziato, che esplodeva al termine di una curva che il leggendario barlettano affrontava con sbandate non sempre controllate.
Cascella fu bravissimo, giornalista grintoso fin da allora, a condensare tutti gli elogi nelle prime 32 righe meccaniche giustezza 9, in modo da sostituire solo quelle in caso di necessità. Io avevo preparato tre titoli di riserva, ma Cascella preferì l’omaggio a Borzov: il russo che vinse. Modesti solo il giorno dopo realizzò - il suo disinteresse per lo sport, calcio in testa, era evidente e non celato - che il suo fu uno ‘scoop’ di bronzo, la medaglia che vinse Mennea. Sei mesi dopo lo stesso direttore - al ritorno da una visita presso l’agenzia Lobuono - mi disse che quella sera gli strilloni ebbene in questi casi si utilizzavano gli ‘strilloni’!) avevano venduto molto copie, stabilendo un record per la testata: immenso Mennea. Cascella fu puntuale nell’articolo e fece presente che il nostro Pietro era andato a Formia per allenarsi perché da noi le strutture erano carenti o inesistenti. Quel Pasquale Cascella era coetaneo di Mennea (1952) e mentre Pietro era del 28 giugno (lo so perché è la stessa data di nascita di mia sorella), Pasquale è senz’altro della prima decade di marzo perché un giorno lo abbiamo festeggiato in azienda (un suo vizio era sedersi su un tagliacarte polar 115, chiaramente spento, e, con le gambe penzoloni, fare domande guardandoti fisso negli occhi… affinchè la risposta fosse quella da lui auspicata). Questi ricordi mi sono tornati in mente perché ‘provocati’ da un gentile e affabile signore di Barletta incontrato presso una casa di cura, dove eravamo ricoverati entrambi perché afflitti dalla stessa patologia. Per la cronaca questo simpatico signore doveva ripetere l’intervento, perché qualcosa era andato storto la prima volta. Molto interessato all’argomento ho cercato di metterlo alle strette, intervallando le mie domande con notizie più personali. Quindi ho sfoderato la carta della conoscenza del primo cittadino di Barletta e come per incanto il mio interlocutore ha detto che conosceva bene il fratello di Cascella. Rotto il ghiaccio mi sono assicurato che conoscesse di nome Michele Cristallo - sapeva fosse un giornalista, ma non pensava fosse nativo di Barletta - e il discorso fatalmente è finito su Ettore Fieramosca e su quel romanzo di Massimo D’Azeglio che pochissimi giovani barlettani hanno letto.
Rientrato a casa martedì sera mi sono imbattuto in una missiva del Sindaco di Barletta Cascella che era lieto di comunicare che il premio ‘Cavaliere della Disfida’ era stato assegnato per il 2017 al giornalista Cristallo. Pur dando ragione alla corrente di pensiero che considera il ‘caso’ figlio del tempo in cui si vive, non ho potuto fare a meno di pensare che da ‘malato fortunato’ mi si presentava una di quelle coincidenze in cui la fortuna ti rammenta che gli amici prima o poi tornano ad arricchire la tua vita (nello specifico anche il tempismo dell’amico che mi ha girato la notizia fa pensare che un ‘romanziere’ non avrebbe potuto partorire una trama più ‘spericolata’). Dal momento che amico e adulatore non possono viaggiare sullo stesso binario mi limito ad osservare che l’evolversi di tutta l’operazione (…la lingua italiana quanti significati attribuisce ad una semplice parola!) conferma che non serve l’aiuto dell’amico, ma basta la loro esistenza…per non farti sentire mai solo. In quel lontano 1972 io avevo garantito a tutti i tifosi di Pietro Mennea che il barlettano più veloce di sempre avrebbe corso un giorno i 200 metri sotto i 20 secondi.
Il 12 settembre del 1979 - mi ero sposato da tre giorni e mi trovavo impegnato in un cortissimo viaggio di nozze - Mennea a Città del Messico corse la distanza in 19,72 (gli stessi numeri, 1972, dell’anno che lo consacrarono uno degli uomini più veloci del mondo): da quella prima lite mia moglie capì che mi avrebbe condiviso con tutti gli avvenimenti sportivi che vedevano impegnato il tricolore.
Cascella ha percorso una carriera esaltante, basti rammentare che l’ultimo incarico ricoperto, prima di essere eletto sindaco della città di Barletta, consisteva nel rivestire il ruolo di ‘capo della comunicazione’ del Presidente della Repubblica Napolitano, mentre Cristallo alla fama di ‘maestro di giornalismo’, unisce quella di scrittore fertile e attivissimo, confermato da prestigiosi premi.
Dalla migliore gioventù di Barletta nessuno pretende che possano sapere che hanno avuto per concittadino un certo Antonio Fugazzola, insigne direttore d’orchestra che spesso sostituiva Toscanini, o Giovanni Leonardo Primavera, madrigalista e maestro di cappella, ma sarebbe bello che riscoprissero la grandezza di un Giuseppe De Nittis o della ‘freccia del Sud’, magari leggendo uno dei tanti libri che scrittori ed editori pugliesi hanno dedicato a questi personaggi. Quando vedo nelle case di alcuni amici barlettani (una mia cognata è di Barletta) librerie con testi nuovi, perfetti, idonei a dimostrare che nessuno ha violato il loro sapere…’ soffro’: noi facciamo libri, forti, capaci di resistere ad ogni ‘violenza’ che la mano dell’uomo sia capace di infliggere alle pagine, perché il sapere in esso contenuto sia un ‘bot’ per le future generazioni. Ora oserei dire amici barlettani tornando stasera a casa prendete un libro a caso dalla vostra biblioteca ed iniziate a sfogliarlo, magari leggerlo, e cercate di ritrovare la vostra storia: quella di Sabino Loffredo, Vecchi, Mennea, Cascella, Cristallo, quella di Varrétte o Barlétte che si estende sul bacino della valle dell’Ofanto. Ofanto? Chi era costui?