LECCE - “Alla fine è andata come tutti sapevano che sarebbe andata, a fronte di una legge che sul punto è molto chiara (e di una giurisprudenza inequivocabilmente in linea) e di un verdetto “innovativo” da parte della commissione elettorale”. Il consigliere comunale Paolo Perrone commenta la sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato le decisioni del Tar di Lecce, annullando definitivamente il verbale dell'Ufficio elettorale che aveva assegnato il premio di maggioranza al sindaco Salvemini.
“La vicenda, da un lato, evidenzia una volta di più la debolezza della politica o di una parte di essa, che ha strumentalizzato la situazione facendo intendere all'opinione pubblica che questa legge fosse una legge dalle diverse interpretazioni. Insomma, eludendo surrettiziamente un esito inevitabile. L'onestà intellettuale di Carlo Salvemini avrebbe dovuto suggerirgli di dichiarare ai leccesi sin dal primo giorno di aver ricevuto un mandato a metà . Senza dubbio sindaco di Lecce, ma con una composizione del Consiglio comunale tale da obbligarlo a governare senza poter ignorare il programma del centrodestra. Si è trattato comunque di un colpo inferto alla regolare vita democratica della istituzione comunale leccese, visto che è rimasto in piedi per dieci mesi un Consiglio illegittimo e visto che è servito così tanto tempo per avere giustizia. Cosa sarebbe successo a parti invertite? Salvemini avrebbe accettato il verdetto o avrebbe inscenato il funerale sfilando con la bara della democrazia per le vie della città ?
È chiaro - conclude Paolo Perrone - che si apre adesso una fase delicata per l'ente e per la città . Il pallino è nelle mani di Carlo Salvemini che dovrà rispettare questo verdetto da un punto di vista politico e amministrativo oppure trarre altre conseguenze”.
“La vicenda, da un lato, evidenzia una volta di più la debolezza della politica o di una parte di essa, che ha strumentalizzato la situazione facendo intendere all'opinione pubblica che questa legge fosse una legge dalle diverse interpretazioni. Insomma, eludendo surrettiziamente un esito inevitabile. L'onestà intellettuale di Carlo Salvemini avrebbe dovuto suggerirgli di dichiarare ai leccesi sin dal primo giorno di aver ricevuto un mandato a metà . Senza dubbio sindaco di Lecce, ma con una composizione del Consiglio comunale tale da obbligarlo a governare senza poter ignorare il programma del centrodestra. Si è trattato comunque di un colpo inferto alla regolare vita democratica della istituzione comunale leccese, visto che è rimasto in piedi per dieci mesi un Consiglio illegittimo e visto che è servito così tanto tempo per avere giustizia. Cosa sarebbe successo a parti invertite? Salvemini avrebbe accettato il verdetto o avrebbe inscenato il funerale sfilando con la bara della democrazia per le vie della città ?
È chiaro - conclude Paolo Perrone - che si apre adesso una fase delicata per l'ente e per la città . Il pallino è nelle mani di Carlo Salvemini che dovrà rispettare questo verdetto da un punto di vista politico e amministrativo oppure trarre altre conseguenze”.