BARI - In occasione del Giorno del ricordo, istituito per ricordare la tragedia delle foibe, questa mattina il sindaco di Bari ha deposto una corona commemorativa in via Martiri delle Foibe.
“Di solito i morti e i martiri meritano rispetto e silenzio – ha ricordato il sindaco -. In questo caso invece, e in questo tempo, è nostro dovere parlare. Parlare e farci sentire da più persone possibile affinché il sacrificio di tutti i morti per mano del fanatismo, dell’ideologia, della ferocia degli uomini, abbiano il rispetto che si meritano e soprattutto non si ripropongano più. Anche le foibe e l'esodo forzato furono il frutto avvelenato del nazionalismo esasperato e della ideologia totalitaria che hanno caratterizzato molti decenni nel secolo scorso.
I danni del nazionalismo estremista, dell'odio etnico, razziale e religioso si sono perpetuati, anche in anni a noi molto più vicini, generando guerre fratricide, stragi e violenze disumane.
Noi dobbiamo ricordare per non dimenticare e per contrapporre ai totalitarismi e ai nazionalismi vissuti nel Novecento una prospettiva di pace, di crescita comune, nella democrazia e nella libertà. Perché mentre c’è qualcuno che si diverte a costruire ad arte la paura e l’odio, al Paese tocca raccogliere da terra i proiettili di Macerata. Proiettili sparati in nome di un furore ideologico che noi condanniamo e contrastiamo senza se e senza ma. Io, come sindaco, come padre e come cittadino di un Paese libero oggi, ma che ha vissuto sulla sua pelle le lacerazioni della dittature, sento che è mio dovere essere qui a ricordare i martiri delle foibe, morti ammazzati dal furore ideologico di una dittatura politica che non deve più tornare”.
“Di solito i morti e i martiri meritano rispetto e silenzio – ha ricordato il sindaco -. In questo caso invece, e in questo tempo, è nostro dovere parlare. Parlare e farci sentire da più persone possibile affinché il sacrificio di tutti i morti per mano del fanatismo, dell’ideologia, della ferocia degli uomini, abbiano il rispetto che si meritano e soprattutto non si ripropongano più. Anche le foibe e l'esodo forzato furono il frutto avvelenato del nazionalismo esasperato e della ideologia totalitaria che hanno caratterizzato molti decenni nel secolo scorso.
I danni del nazionalismo estremista, dell'odio etnico, razziale e religioso si sono perpetuati, anche in anni a noi molto più vicini, generando guerre fratricide, stragi e violenze disumane.
Noi dobbiamo ricordare per non dimenticare e per contrapporre ai totalitarismi e ai nazionalismi vissuti nel Novecento una prospettiva di pace, di crescita comune, nella democrazia e nella libertà. Perché mentre c’è qualcuno che si diverte a costruire ad arte la paura e l’odio, al Paese tocca raccogliere da terra i proiettili di Macerata. Proiettili sparati in nome di un furore ideologico che noi condanniamo e contrastiamo senza se e senza ma. Io, come sindaco, come padre e come cittadino di un Paese libero oggi, ma che ha vissuto sulla sua pelle le lacerazioni della dittature, sento che è mio dovere essere qui a ricordare i martiri delle foibe, morti ammazzati dal furore ideologico di una dittatura politica che non deve più tornare”.
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