Crisi Pmi, giovane imprenditore barese a Di Maio: per il bene del Paese ascolti nostro malumore
BARI - Riceviamo e pubblichiamo la lettera del dott.Michele Polieri, giovane imprenditore barese, indirizzata al candidato premier del M5S Luigi Di Maio, in cui denuncia la situazione sempre più difficile vissuta dalle Pmi locali, nonostante la ripresa celebrata in questi ultimi mesi dal Governo.
Egregio Onorevole Luigi Di Maio,
sono Michele Polieri, giovane cittadino barese Suo coetaneo, che richiede la Sua attenzione.
Mio padre ha avviato l’attività di cui è ancora l’attuale amministratore, specializzata nella produzione di macchine ed attrezzature edili, trentacinque anni fa. Ha sempre lavorato sin dalla giovane età, e continua a lavorare e combattere anche all’età di sessantaquattro anni, mandando avanti l’azienda e le persone che ne fanno parte, ogni giorno con la stessa grinta, volontà e amore come se fosse il primo giorno.
Ha sempre affrontato le difficoltà e momenti difficili della vita aziendale con grande spirito e carisma, riuscendo a superarli sempre e solo con le proprie forze. Ed è proprio da queste ultime parole che nasce l’idea e la volontà di scrivere questa lettera, stanchi di tutto il sistema, stanchi di questa corruzione, stanchi di questa classe politica e soprattutto stanchi del fatto che nessuno ci aiuti.
Il tessuto produttivo italiano è formato dal 90% da piccole e medie imprese gestite da persone che ogni giorno si alzano la mattina presto per andare a lavorare e portare il pane a casa, che pagano gli stipendi agli operai e che soprattutto pagano le tasse senza ricevere nulla in cambio, ma solo un pessimo servizio.
Titolari di PMI che si tolgono la vita perché esasperati e disperati, centinaia di PMI che ogni giorno chiudono i battenti, ma soprattutto migliaia di PMI che non crescono. Ma si è mai domandato il perché? Si è mai interessato seriamente al problema?
Mi permetto di darLe dei consigli per rispondere a queste domande:
- Inizi a scendere in campo nel vero senso della parola, andando a visitare le piccole aziende il vero motore economico dell’Italia per capire lo stato d’animo degli imprenditori. Loro sì che potranno insegnarle tanto perché loro sono sul campo di battaglia, loro sanno che significa affrontare le sfide giornaliere per mandare avanti la “barracca”, loro sanno che significa percepire il malumore dei dipendenti, loro sanno che significa essere più competitivi per andare avanti, loro sanno che significa pagare l’IMU, loro sanno che significa pagare le tasse ma soprattutto sanno che significa essere lasciati soli a combattere contro tutto e tutti.
- Inizi ad abbassare le tasse e vedrà come l’evasione inizierà a diminuire drasticamente quasi ad annullarsi. Vedrete che gli imprenditori riprenderanno ad investire in nuove tecnologie e R&S. Si renderà conto di come gli imprenditori riprenderanno ad assumere personale e come le aziende italiane ritorneranno ad essere più competitive. E vedrà anche anche come gli investitori stranieri ritorneranno a reinvestire nel nostro territorio.
- Cerchi di portare la somministrazione di lavoratore disabile quando l’azienda raggiunge la quota di 30 dipendenti e non 15. Senza nulla togliere ad un disabile o portatore di handicap, ma l’azienda quando è piccola ha bisogno di risorse umane efficienti e produttive al 100% per far crescere ancora di più la realtà di cui ne fanno parte. Penso che un lavoratore disabile, invece, posso benissimo essere la giusta alternativa a tutti quei dipendenti pubblici/statali che sono assenteisti, che perdono del tempo prezioso al servizio di tutti noi cittadini italiani, a quei dipendenti statali ineducati e presuntuosi, ma soprattutto non produttivi.
- Elimini l’IMU alle attività produttive. Sono soldi 'rubati' dalle tasche degli imprenditori. Dovrebbe essere, invece, il contrario. Dovrebbe essere lo Stato ad incentivare tutte le PMI a crescere e produrre sempre di più. Tassa senza senso.
- Sarebbe un fallimento reintrodurre l’Art. 18 ovvero “Lo statuto dei Lavoratori” alle aziende, perché sarebbero molto limitate nella crescita se un dipendente fosse inefficiente o non produttivo e non avrebbero il diritto di poterlo licenziare o nel caso in cui dovessero affrontare una crisi o recessione dovrebbero avere tutto il diritto di poter licenziare o mandare in cassa integrazione anche in maniera temporanea per cercare di evitare un tracollo aziendale.
- Ultimo ma non meno importante, la tutela del credito verso clienti. Non è possibile che nel 2018 non ci sia certezza nel recupero dei crediti maturati. Così come hanno la tutela i clienti, a maggior ragione la dovrebbero avere le aziende che rischiano il proprio capitale.
Egregio onorevole Di Maio, non mi vorrei dilungare troppo perché avrei bisogno di pagine e pagine per poter esprimere e raccontare quelli che sono gli umori, gli stati d’animo e le difficoltà che incombono e crescono giorno per giorno nei cittadini e imprenditori italiani.
Io spero e mi auguro fortemente che Lei legga in prima persona questa lettera, affinché possa prendere atto della realtà e di quello che succede nella vita di tutti i giorni.
Colgo l’occasione per invitarLa a venire a trovarci presso il nostro stabilimento, orgogliosi di poter mostrare cosa mio padre è stato in grado di costruire con le sue forze e l’opportunità di poterci confrontare di persona.
Nell’attesa di un Suo gradito riscontro, Le porgo i miei più cordiali saluti.
Michele Polieri
Egregio Onorevole Luigi Di Maio,
sono Michele Polieri, giovane cittadino barese Suo coetaneo, che richiede la Sua attenzione.
Mio padre ha avviato l’attività di cui è ancora l’attuale amministratore, specializzata nella produzione di macchine ed attrezzature edili, trentacinque anni fa. Ha sempre lavorato sin dalla giovane età, e continua a lavorare e combattere anche all’età di sessantaquattro anni, mandando avanti l’azienda e le persone che ne fanno parte, ogni giorno con la stessa grinta, volontà e amore come se fosse il primo giorno.
Ha sempre affrontato le difficoltà e momenti difficili della vita aziendale con grande spirito e carisma, riuscendo a superarli sempre e solo con le proprie forze. Ed è proprio da queste ultime parole che nasce l’idea e la volontà di scrivere questa lettera, stanchi di tutto il sistema, stanchi di questa corruzione, stanchi di questa classe politica e soprattutto stanchi del fatto che nessuno ci aiuti.
Il tessuto produttivo italiano è formato dal 90% da piccole e medie imprese gestite da persone che ogni giorno si alzano la mattina presto per andare a lavorare e portare il pane a casa, che pagano gli stipendi agli operai e che soprattutto pagano le tasse senza ricevere nulla in cambio, ma solo un pessimo servizio.
Titolari di PMI che si tolgono la vita perché esasperati e disperati, centinaia di PMI che ogni giorno chiudono i battenti, ma soprattutto migliaia di PMI che non crescono. Ma si è mai domandato il perché? Si è mai interessato seriamente al problema?
Mi permetto di darLe dei consigli per rispondere a queste domande:
- Inizi a scendere in campo nel vero senso della parola, andando a visitare le piccole aziende il vero motore economico dell’Italia per capire lo stato d’animo degli imprenditori. Loro sì che potranno insegnarle tanto perché loro sono sul campo di battaglia, loro sanno che significa affrontare le sfide giornaliere per mandare avanti la “barracca”, loro sanno che significa percepire il malumore dei dipendenti, loro sanno che significa essere più competitivi per andare avanti, loro sanno che significa pagare l’IMU, loro sanno che significa pagare le tasse ma soprattutto sanno che significa essere lasciati soli a combattere contro tutto e tutti.
- Inizi ad abbassare le tasse e vedrà come l’evasione inizierà a diminuire drasticamente quasi ad annullarsi. Vedrete che gli imprenditori riprenderanno ad investire in nuove tecnologie e R&S. Si renderà conto di come gli imprenditori riprenderanno ad assumere personale e come le aziende italiane ritorneranno ad essere più competitive. E vedrà anche anche come gli investitori stranieri ritorneranno a reinvestire nel nostro territorio.
- Cerchi di portare la somministrazione di lavoratore disabile quando l’azienda raggiunge la quota di 30 dipendenti e non 15. Senza nulla togliere ad un disabile o portatore di handicap, ma l’azienda quando è piccola ha bisogno di risorse umane efficienti e produttive al 100% per far crescere ancora di più la realtà di cui ne fanno parte. Penso che un lavoratore disabile, invece, posso benissimo essere la giusta alternativa a tutti quei dipendenti pubblici/statali che sono assenteisti, che perdono del tempo prezioso al servizio di tutti noi cittadini italiani, a quei dipendenti statali ineducati e presuntuosi, ma soprattutto non produttivi.
- Elimini l’IMU alle attività produttive. Sono soldi 'rubati' dalle tasche degli imprenditori. Dovrebbe essere, invece, il contrario. Dovrebbe essere lo Stato ad incentivare tutte le PMI a crescere e produrre sempre di più. Tassa senza senso.
- Sarebbe un fallimento reintrodurre l’Art. 18 ovvero “Lo statuto dei Lavoratori” alle aziende, perché sarebbero molto limitate nella crescita se un dipendente fosse inefficiente o non produttivo e non avrebbero il diritto di poterlo licenziare o nel caso in cui dovessero affrontare una crisi o recessione dovrebbero avere tutto il diritto di poter licenziare o mandare in cassa integrazione anche in maniera temporanea per cercare di evitare un tracollo aziendale.
- Ultimo ma non meno importante, la tutela del credito verso clienti. Non è possibile che nel 2018 non ci sia certezza nel recupero dei crediti maturati. Così come hanno la tutela i clienti, a maggior ragione la dovrebbero avere le aziende che rischiano il proprio capitale.
Egregio onorevole Di Maio, non mi vorrei dilungare troppo perché avrei bisogno di pagine e pagine per poter esprimere e raccontare quelli che sono gli umori, gli stati d’animo e le difficoltà che incombono e crescono giorno per giorno nei cittadini e imprenditori italiani.
Io spero e mi auguro fortemente che Lei legga in prima persona questa lettera, affinché possa prendere atto della realtà e di quello che succede nella vita di tutti i giorni.
Colgo l’occasione per invitarLa a venire a trovarci presso il nostro stabilimento, orgogliosi di poter mostrare cosa mio padre è stato in grado di costruire con le sue forze e l’opportunità di poterci confrontare di persona.
Nell’attesa di un Suo gradito riscontro, Le porgo i miei più cordiali saluti.
Michele Polieri
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Lettera al direttore