di LUIGI LAGUARAGNELLA - Non è la prima volta di don Luigi Ciotti a Bari, precisamente nel quartiere Libertà. Nel salone della chiesa Redentore il fondatore di Libera venerdì mattina ha parlato a tantissime scolaresche delle scuole Pascoli, Bianchi Dottula, Ungaretti, Amedeo d’Aosta e altre.
Insieme a Mario Dabbicco, coordinatore di Libera per la Puglia, Marco Guida, presidente della seconda sezione penale del Tribunale di Bari, Lilli Arbore, consigliere presso la Corte di Appello del Tribunale di Bari e don Francesco Preite, salesiano e referente della parrocchia Redentore, studenti e docenti hanno potuto ascoltare le parole forti, decise, cariche di esperienze di rispetto per la vita e la dignità dell’uomo di don Ciotti.
Partendo dalle domande di alcuni ragazzi il sacerdote che da oltre venti anni lotta contro le mafie e la corruzione, ha parlato di legalità e responsabilità. Il termine legalità, che proprio Libera nel corso degli anni, ha diffuso riuscendo a formare ed educare i cittadini, rischia di essere una parola-idolo che può essere strumentalizzata. Don Ciotti, perciò, ha ribadito che “la legalità deve essere un mezzo, deve essere parola di vita. Non deve restare soltanto una parola educativa, quasi astratta”. A lungo ha discusso sul senso di responsabilità a cui ogni cittadino, piccolo o grande, deve essere chiamato. Con forza ha condannato l’idea che nel nostro paese si delega troppo, come se ogni aspetto della vita dipenda dagli altri. “Ognuno deve sapersi assumere parte di responsabilità per creare quel cambiamento che desideriamo. Nessuno è indispensabile e nessuno è inutile, ma nessuno può agire al posto nostro”.
Continuando il suo intervento, don Luigi Ciotti vede il cambiamento come qualcosa che inevitabilmente parte dal basso, dalla sete di conoscenza di ogni persona, dalla cura delle relazioni: “Non bisogna restare prigionieri della realtà. Questa, anche se piena di difficoltà, deve essere il nostro piccolo orizzonte. La quotidianità è il nostro orizzonte”. Don Ciotti è uomo che si è fatto carico di numerose sofferenze, ascolta tantissima gente vittima di mafia, eppure esorta a vedere la meraviglia della gente e del loro impegno per il bene comune. Invita a far luce sulle cose belle e riconoscerle. Crede nella forza propositiva. Per questo ha elogiato, oltre che l’impegno dei salesiani nel quartiere Libertà, anche quello di molti insegnanti che svolgono la loro professione per vocazione.
E’ grazie all’impegno soprattutto di Libera che oggi si può parlare di beni confiscati alla mafia e della giornata della memoria e dell’impegno che dà voce, tra le tante, alle famiglie vittime di mafia. Da Libera sono nate tantissime associazioni e cooperativa che dando lavoro (“l’esigenza fondamentale che rende liberi” dice don Ciotti) hanno creato semi di speranza.