ROMA - «La Corte europea per i diritti dell'uomo ha chiesto al governo italiano di chiarire cosa è successo nell'hotspot di Taranto lo scorso luglio. La decisione è molto importante e spero diventi l'occasione, chiesta da tempo, per avviare una discussione critica sulla legittimità delle politiche di ospitalità messe in atto nel complesso nel nostro Paese» ha dichiarato la parlamentare di Liberi e Uguali, Annalisa Pannarale.
Il riferimento è alla vicenda dello scorso luglio, quando 14 minorenni sono stati trattenuti nel centro tarantino in una evidente situazione di violazione delle libertà personali. «Ringrazio innanzitutto gli avvocati Maria Cesarea Angiuli e Dario Belluccio dell'Asgi – spiega Pannarale – per l'immediato e puntuale ricorso presentato alla Cedu con cui hanno denunciato le anomalie riscontrate durante la nostra visita ispettiva all'interno della struttura.Qualche giorno fa la Cedu ha risposto, ritenendo ammissibili i ricorsi presentati ed invitando il governo italiano a fornire chiarimenti entro maggio. Si tratta di un risultato importante, non solo perché servirà a fare luce sulla grave assenza di protezione dei minori non accompagnati riscontrata nell'hotspot tarantino, ma soprattutto perché, speriamo, avvii un dibattito lucido sul reale funzionamento di centri senza una specifica disciplina giuridica come gli hotspot e, in generale, sul sistema di prima accoglienza. Gli hotspot si configurano sempre più come luoghi opachi e privi di legittimità con un approccio puramente detentivo nell'accoglienza degli stranieri».
«In materia di immigrazione – conclude Pannarale – abbiamo bisogno di politiche serie e di un dibattito serio, al di qua di luoghi comuni, leggi pessime e fake news. Immigrare legalmente in Italia è praticamente impossibile: nel 2018 il decreto flussi ha regolarizzato l'ingresso di circa 30 mila ingressi, vincolandoli però ad una chiamata nominativa per un lavoro stagionale, a programmi di formazione o ad una serie di casi particolarissimi. È vero che resta la possibilità di chiedere l'asilo o la protezione umanitaria, ma per potervi accedere bisogna prima venire in Italia illegalmente. Come possiamo gestire i flussi migratori, se non superiamo l'ipocrisia di una politica dell'accoglienza che trasforma in clandestino chiunque arrivi nel nostro Paese, anche se fugge dalla povertà estrema, dalla guerra, dalle desertificazioni ambientali o dalle persecuzioni? Le campagne dell'odio e del razzismo, intanto, continuano ad essere i temi elettorali preferiti di chi sta costruendo ad hoc una propaganda sull'invasione dei migranti. Peccato che gli stranieri rappresentino solo l'8 per cento circa di tutta la popolazione italiana».
Il riferimento è alla vicenda dello scorso luglio, quando 14 minorenni sono stati trattenuti nel centro tarantino in una evidente situazione di violazione delle libertà personali. «Ringrazio innanzitutto gli avvocati Maria Cesarea Angiuli e Dario Belluccio dell'Asgi – spiega Pannarale – per l'immediato e puntuale ricorso presentato alla Cedu con cui hanno denunciato le anomalie riscontrate durante la nostra visita ispettiva all'interno della struttura.Qualche giorno fa la Cedu ha risposto, ritenendo ammissibili i ricorsi presentati ed invitando il governo italiano a fornire chiarimenti entro maggio. Si tratta di un risultato importante, non solo perché servirà a fare luce sulla grave assenza di protezione dei minori non accompagnati riscontrata nell'hotspot tarantino, ma soprattutto perché, speriamo, avvii un dibattito lucido sul reale funzionamento di centri senza una specifica disciplina giuridica come gli hotspot e, in generale, sul sistema di prima accoglienza. Gli hotspot si configurano sempre più come luoghi opachi e privi di legittimità con un approccio puramente detentivo nell'accoglienza degli stranieri».
«In materia di immigrazione – conclude Pannarale – abbiamo bisogno di politiche serie e di un dibattito serio, al di qua di luoghi comuni, leggi pessime e fake news. Immigrare legalmente in Italia è praticamente impossibile: nel 2018 il decreto flussi ha regolarizzato l'ingresso di circa 30 mila ingressi, vincolandoli però ad una chiamata nominativa per un lavoro stagionale, a programmi di formazione o ad una serie di casi particolarissimi. È vero che resta la possibilità di chiedere l'asilo o la protezione umanitaria, ma per potervi accedere bisogna prima venire in Italia illegalmente. Come possiamo gestire i flussi migratori, se non superiamo l'ipocrisia di una politica dell'accoglienza che trasforma in clandestino chiunque arrivi nel nostro Paese, anche se fugge dalla povertà estrema, dalla guerra, dalle desertificazioni ambientali o dalle persecuzioni? Le campagne dell'odio e del razzismo, intanto, continuano ad essere i temi elettorali preferiti di chi sta costruendo ad hoc una propaganda sull'invasione dei migranti. Peccato che gli stranieri rappresentino solo l'8 per cento circa di tutta la popolazione italiana».