(ph: Caroli) |
«Com’è difficile restare padre quando i figli crescono», diceva una vecchia canzone. «Father and Son» è la storia di un padre alle prese con il figlio adolescente, tra slanci e incomprensioni, prove d’affetto e aspri scontri. «Un dialogo con un assente - ha detto Bisio -: un monologo, in effetti. Il padre annaspa, perché è diversamente giovane. Il figlio è sdraiato. Ma d’altronde, con una società come questa con il 46 per cento di disoccupazione giovanile, perché dovrebbe alzarsi?».
Un padre in ansia per un figlio che vede apatico nei confronti della società , della politica e della vita comunitaria, chiuso o meglio perso nel suo cyberspazio fatto di musica, iPod e würstel crudi ormai tutt’uno con il divano. Sul palco, con i due musicisti, c’è solo Bisio con una scenografia essenziale: pochi tavoli, un armadio con uno specchio testimonianza della visione della vita e della verità con ciò che è giusto e sbagliato. In un angolo un contenitore con enormi massi che Bisio sposta e solleva a sottolineare un tentativo di avvicinamento al figlio, alla sua visione della vita. Una gita in montagna potrebbe rappresentare l’opportunità di conoscersi e capirsi, come un viaggio di formazione. «Vedendo il figlio arrivare in cima molto prima di lui - ha raccontato Claudio Bisio -, il padre può finalmente dire a se stesso: finalmente posso diventare vecchio. All’inizio quella frase la dicevo con pathos. Poi ho seguito il consiglio di Serra di pronunciarla sorridendo».
Il linguaggio sempre in bilico tra ironico e tragico, tra satira e lirismo, acquista una forza maggiore grazie all’accompagnamento musicale di Laura Masotto, al violino, e Marco Bianchi alla chitarra. Arricchiscono lo spettacolo le scene di Guido Fiorato e le luci di Aldo Mantovani. La produzione del «Teatro dell’Archivolto», per la regia di Giorgio Gallione, riesce a mettere in evidenza in modo quasi spietato e cinico la società di oggi, tra vecchi che sembrano non voler lasciare spazio ai giovani, e giovani che si rilassano nella loro comfort zone.
Metti, dunque, un padre privo di sicurezza e autorità , in compenso dotato dell’arma dell’ironia e del sarcasmo. Un padre contraddittorio, in bilico tra l’impulso a sgridare e quello a soccorrere, quello che si confronta con un figlio tatuato, avvolto nella sua felpa. Il risultato è un magico incontro tra etica e comicità , come dimostra questo frammento del monologo: «Sei sdraiato sul divano, immerso in un accrocco spiegazzato di cuscini e briciole, il computer acceso appoggiato sulla pancia. Con la mano destra digiti qualcosa sull’iPhone. La sinistra regge con due dita un lacero testo di chimica. La televisione è accesa, a volume altissimo, su una serie americana… Alle orecchie hai le cuffiette collegate all’iPod: è possibile, dunque, che tu stia anche ascoltando musica. Non essendo quadrumane, purtroppo non sei ancora in grado di utilizzare i piedi per altre connessioni; ma si capisce che le tue enormi estremità , abbandonate sul bracciolo, sono un evidente banco di prova per un tuo coetaneo californiano che troverà il modo di trasformare i tuoi alluci in antenne. Ti guardo, stupefatto. Tu mi guardi, stupefatto della mia stupefazione, e commenti: “È l’evoluzione della specie”. Penso che tu abbia ragione. Ma di quale specie, al momento, non ci è dato sapere».
Si comincia alle ore 20.30
Durata spettacolo: un’ora e 25 minuti senza intervallo
Per tutte le informazioni www.nuovoteatroverdi.com
Biglietteria online https://goo.gl/85ysoj
Tel. (0831) 562 554 - 229 230