di FRANCESCO GRECO - I primi tempi furono difficili, la gente non capiva e quelli che capivano fin troppo bene usavano l'ignoranza per la loro lotta politica. E così lei si ritrovò bersaglio di giudizi tranchant, sottili boicottaggi, fino a vere e proprie (fortunatamente innocue) minacce alla sua vita.
Ma se è vero che si vive di “visioni” scagliate nel futuro, che i tempi si annusano e si anticipano, con illuminazioni coraggiose, urla solitarie e fertili “provocazioni”, che per la società hanno la funzione del lievito-madre, si può ben dire che la psicologa e primaria psicoterapeuta Francesca Petracca-Cecere è stata una “pioniera” in tema di diritti delle donne e della condizione femminile nel sud Italia.
Correva l’anno 1975 e chiamata dal sindaco Antonio Lia, aprì a Specchia, nel cuore del sud Salento, l’antica e nobile Messapia, il primo consultorio famigliare (seguì Lecce, Presicce, Taurisano) e fino al 1999 - in un contesto culturalmente arretrato, segnato da antichi pregiudizi e superstizioni, sfatto dall’emigrazione - ha portato avanti un coerente discorso di progresso sociale e civile che ha dato alla donna una coscienza più avanzata.
In 24 anni ha ascoltato, e aiutato, migliaia di donne, di ogni età e ceto sociale. La “Franca” (così la chiamavano con affetto in tutto il territorio) è diventata un’istituzione, un riferimento sicuro di cui tutti, direttamente o meno, hanno avuto bisogno. Ha inoltre salvato tantissimi ragazzi dalla droga (“Mi chiamavano mamma…”, ricorda commossa).
Non è stato facile, le resistenze sono state tante, fra oscurantismi e finti progressismi (“Luogo di prostitute e di aborti” fu definito il consultorio di Specchia), ma il suo lavoro ha lasciato il segno, e tutt’oggi, che la dottoressa si gode la meritata pensione, è ricordata con rispetto e gratitudine.
Per la storia, il consultorio fu pian piano depotenziato smembrandolo dei componenti del gruppo di lavoro, fino alla chiusura perché, dice oggi con amara ironia “lavoravamo troppo…”.
Ma come sono cambiati i tempi, e le donne, in un’epoca virale in cui in una settimana succedono cose che sino a ieri accadevano in un secolo? Per la giornata internazionale della donna, abbiamo ripercorso e rivissuto quegli anni formidabili, densi di coraggio e di passione civile.
DOMANDA: Che contesto sociale e culturale c’era quando in Terra d’Oranto aprì il primo consultorio?
RISPOSTA: “Era un tessuto sociale sfatto dall’emigrazione, le donne lavoravano nell’industria calzaturiera. All’inizio mi sono trovata di fronte a famiglie che presentavano un’apparenza di serenità. Dietro però, c’era una coppia logorata da un’impostazione sbagliata, tanto per la donna che per l’uomo.
Uno degli aspetti più drammatici era quello del rapporto sessuale. Molte donne attendevano con terrore il momento del rapporto. C’era ignoranza sul tema dei contraccettivi. L’uomo era padrone del corpo della donna. E l’unico contraccettivo usato era l’aborto, naturalmente clandestino”.
D. Che tipologia di donna bussava e cosa chiedeva?
R. “La donna dei ceti popolari. In loro, una volta tolte le incrostazioni dei pregiudizi e delle paure, c’era una grossa volontà di cambiare. Fatto curioso: non venivano uomini, giovani o studentesse. Viceversa, si rivolgevano al consultorio coppie giovanissime in seguito a fughe da casa. Ci siamo trovati di fronte ad aborti con i metodi più assurdi”.
D. E’ vero che riusciste a debellare il morbillo?
R. ”Nel 1990 il dottor Michele Grandolfo, dell'Istituto Superiore della Sanità, responsabile nazionale del Progetto Morbillo, individuò per la Puglia, fra le varie ASL, anche l'ASL12, la nostra, comprendente 12 Comuni.
La realizzazione di tale Campagna Vaccinale venne affidata dallo stesso al consultorio familiare di Specchia, alla responsabile, la sottoscritta.
L'intero progetto ebbe la durata di 3 anni, completamente finanziato dall’ISS. L'impegno di lavoro fu massiccio, con la fattiva collaborazione dell'ufficio Igiene e Sanità, dei Corpi d'Istituto delle scuole, i vari uffici anagrafe dei Comuni, dei medici e pediatri di base, elementi essenziali di collegamento tra strutture sanitarie e famiglie.
La vaccinazione ai bambini veniva fatta presso le scuole di tutti e 12 i Comuni dietro autorizzazione dei rispettivi genitori, mentre presso la sede del consultorio era disponibile per gli adulti e spesso anche i genitori ne facevano richiesta.
Si riuscì a raggiungere il 98,4 % di copertura vaccinale, comportando così l'eliminazione della circolazione dell'infezione morbillosa.
Ora io sono in pensione già da 21 anni, e per non rispondere a caso, ho fatto un giro di telefonate ad alcuni pediatri e medici di base dei nostri Comuni per sapere la situazione relativa al morbillo, anche perché si sta parlando di una diffusione a livello nazionale.
Con entusiasmo mi hanno riferito che da noi non ci sono più stati casi di morbillo, anche perché, dopo il lavoro fatto nel 1990-91-92, loro hanno continuato sempre la vaccinazione, addirittura facendo comprare nei primi anni il vaccino ai genitori in quanto allora non rientrava nelle vaccinazioni obbligatorie.
Oggi tutto il merito va dato ai medici e pediatri di base ai quali va il mio sentito grazie per l'amore e l'impegno professionale che hanno verso i propri pazienti”.
D. Oggi i tempi sono profondamente cambiati: si può parlare di evoluzione o involuzione della condizione femminile?
R. “La famiglia è in forte crisi, è evidente la sua perdita di incidenza sul contesto sociale e culturale, la dimensione politica e religiosa. Le costanti sono sempre le stesse: miseria materiale, spirituale, intellettuale, ignoranza sul ruolo di essere donna, sul vero rapporto di coppia, la problematica dei contraccettivi”.
D. Come sono cambiati donne e uomini?
R. “C’è un forte squilibrio sia dentro che fuori della famiglia: mentre la donna si è liberata, ha fatto un cammino meraviglioso, ha acquisito rispetto per la sua identità, ha in mano la sua vita e la gestisce in base a ciò che sente e vive, l’uomo invece è rimasto quel che era, è immaturo, ha smarrito la sua identità, spesso non vuole assumersi le responsabilità. E’ impigliato in schemi da cui non riesce a uscire. Ci vorrebbe una rivoluzione, come ha fatto la donna”.
D. Come vive la sua femminilità e sessualità la donna di oggi, 2018, dopo questa nuova coscienza di se stessa?
R. “Prima il solo contraccettivo era l’aborto, quasi sempre clandestino. Oggi ha cambiato mentalità. Ha imparato l’uso della contraccezione. Gestisce la sua sessualità”.
D. Cosa chiede la donna al consultorio?
R. “Ripeto: i tempi sono cambiati da quando nel 1975 sorsero i Consultori Familiari. La famiglia ha il suo pediatra di fiducia, la gestante la sua ostetrica che la guida durante per tutta la gravidanza, ogni Comune il suo Servizio Sociale per i vari problemi emergenti sul proprio territorio, ecc.
Ma il Consultorio Familiare come centro di consultazione e servizio per la famiglia (sia in riferimento alle varie problematiche interne alla stessa, sia in relazione con il contesto sociale circostante), resta sempre un valido punto di riferimento in cui professionisti socio-sanitari altamente specializzati posso dare sostegno a chi ne fa richiesta.
Anzi, proprio per le sue varie funzioni, il dottor Grandolfo, anche se è in pensione, sta portando avanti dei corsi di aggiornamento agli operatori dei Consultori Familiari della provincia di Lecce.
La donna si è evoluta, ma anche il contesto sociale è cambiato, i problemi sono enormi e il consultorio può essere per lei un valido sostegno sanitario, psicologico e sociale. Ne dovrebbero usufruire non solo le donne, ma ancora di più gli uomini per liberarsi dagli atavici tabù e diventare persone libere e rispettose della libertà altrui”.
D. Cosa pensa del triste fenomeno dei femminicidi?
R. “Lo squilibrio creatosi nel rapporto di coppia provoca una confusione nei rispettivi ruoli, che non seguono più gli stessi schemi che esistevano nelle famiglie tradizionali (l'uomo padrone, direttore d'orchestra e la donna badante, dedita alla casa e alla famiglia).
La base per un rapporto di coppia e la compatibilità di carattere su cui si è inserita la fiducia e il rispetto reciproco. L’amore é la fusione e l’espressione di tutto ciò, ma è anche un sentimento libero che come può nascere da una scintilla, può spegnersi con una goccia d’acqua.
Per affrontare una tale situazione, che diventa sempre più grande, quasi nell'indifferenza dei più, ci vorrebbe un forte impegno da parte di tutti (scuola, famiglia, società) affinché ognuno possa diventare una persona adulta libera e fiduciosa verso l'altra. Spesso, chi di fronte a un rifiuto diventa “femminicida”, è un malato patologico cresciuto sin da piccolo con la convinzione che tutto gli si deve.
Se di fronte a un rimprovero di un insegnante a un bambino il padre va a scuola a massacrare di botte il docente, lo scolaro da adulto potrebbe non esitare a uccidere chi lo rifiuta perché lui si sente onnipotente.
L'uomo non deve avere paura della donna, ma liberarsi dai vecchi schemi per diventare anche lui un essere libero, rispettoso e fiducioso verso la donna che ama.
L'amore può finire, nella vita ci si trova a volte di fronte a situazioni complesse. Occorre trovare in sé la forza di superarle con saggezza e non con la violenza. Sarebbe opportuno fare dei dibattiti su questi temi al fine di arginare un fenomeno così aberrante”.
D. E dello stalking?
R. “Lo stesso dicasi del fenomeno dello stalking, che procura a chi lo riceve una violenza psicologica e se non arginato in tempo, può portare alla morte, come si è visto in alcune persone psicologicamente più fragili”.
Ma se è vero che si vive di “visioni” scagliate nel futuro, che i tempi si annusano e si anticipano, con illuminazioni coraggiose, urla solitarie e fertili “provocazioni”, che per la società hanno la funzione del lievito-madre, si può ben dire che la psicologa e primaria psicoterapeuta Francesca Petracca-Cecere è stata una “pioniera” in tema di diritti delle donne e della condizione femminile nel sud Italia.
Correva l’anno 1975 e chiamata dal sindaco Antonio Lia, aprì a Specchia, nel cuore del sud Salento, l’antica e nobile Messapia, il primo consultorio famigliare (seguì Lecce, Presicce, Taurisano) e fino al 1999 - in un contesto culturalmente arretrato, segnato da antichi pregiudizi e superstizioni, sfatto dall’emigrazione - ha portato avanti un coerente discorso di progresso sociale e civile che ha dato alla donna una coscienza più avanzata.
In 24 anni ha ascoltato, e aiutato, migliaia di donne, di ogni età e ceto sociale. La “Franca” (così la chiamavano con affetto in tutto il territorio) è diventata un’istituzione, un riferimento sicuro di cui tutti, direttamente o meno, hanno avuto bisogno. Ha inoltre salvato tantissimi ragazzi dalla droga (“Mi chiamavano mamma…”, ricorda commossa).
Non è stato facile, le resistenze sono state tante, fra oscurantismi e finti progressismi (“Luogo di prostitute e di aborti” fu definito il consultorio di Specchia), ma il suo lavoro ha lasciato il segno, e tutt’oggi, che la dottoressa si gode la meritata pensione, è ricordata con rispetto e gratitudine.
Per la storia, il consultorio fu pian piano depotenziato smembrandolo dei componenti del gruppo di lavoro, fino alla chiusura perché, dice oggi con amara ironia “lavoravamo troppo…”.
Ma come sono cambiati i tempi, e le donne, in un’epoca virale in cui in una settimana succedono cose che sino a ieri accadevano in un secolo? Per la giornata internazionale della donna, abbiamo ripercorso e rivissuto quegli anni formidabili, densi di coraggio e di passione civile.
DOMANDA: Che contesto sociale e culturale c’era quando in Terra d’Oranto aprì il primo consultorio?
RISPOSTA: “Era un tessuto sociale sfatto dall’emigrazione, le donne lavoravano nell’industria calzaturiera. All’inizio mi sono trovata di fronte a famiglie che presentavano un’apparenza di serenità. Dietro però, c’era una coppia logorata da un’impostazione sbagliata, tanto per la donna che per l’uomo.
Uno degli aspetti più drammatici era quello del rapporto sessuale. Molte donne attendevano con terrore il momento del rapporto. C’era ignoranza sul tema dei contraccettivi. L’uomo era padrone del corpo della donna. E l’unico contraccettivo usato era l’aborto, naturalmente clandestino”.
D. Che tipologia di donna bussava e cosa chiedeva?
R. “La donna dei ceti popolari. In loro, una volta tolte le incrostazioni dei pregiudizi e delle paure, c’era una grossa volontà di cambiare. Fatto curioso: non venivano uomini, giovani o studentesse. Viceversa, si rivolgevano al consultorio coppie giovanissime in seguito a fughe da casa. Ci siamo trovati di fronte ad aborti con i metodi più assurdi”.
D. E’ vero che riusciste a debellare il morbillo?
R. ”Nel 1990 il dottor Michele Grandolfo, dell'Istituto Superiore della Sanità, responsabile nazionale del Progetto Morbillo, individuò per la Puglia, fra le varie ASL, anche l'ASL12, la nostra, comprendente 12 Comuni.
La realizzazione di tale Campagna Vaccinale venne affidata dallo stesso al consultorio familiare di Specchia, alla responsabile, la sottoscritta.
L'intero progetto ebbe la durata di 3 anni, completamente finanziato dall’ISS. L'impegno di lavoro fu massiccio, con la fattiva collaborazione dell'ufficio Igiene e Sanità, dei Corpi d'Istituto delle scuole, i vari uffici anagrafe dei Comuni, dei medici e pediatri di base, elementi essenziali di collegamento tra strutture sanitarie e famiglie.
La vaccinazione ai bambini veniva fatta presso le scuole di tutti e 12 i Comuni dietro autorizzazione dei rispettivi genitori, mentre presso la sede del consultorio era disponibile per gli adulti e spesso anche i genitori ne facevano richiesta.
Si riuscì a raggiungere il 98,4 % di copertura vaccinale, comportando così l'eliminazione della circolazione dell'infezione morbillosa.
Ora io sono in pensione già da 21 anni, e per non rispondere a caso, ho fatto un giro di telefonate ad alcuni pediatri e medici di base dei nostri Comuni per sapere la situazione relativa al morbillo, anche perché si sta parlando di una diffusione a livello nazionale.
Con entusiasmo mi hanno riferito che da noi non ci sono più stati casi di morbillo, anche perché, dopo il lavoro fatto nel 1990-91-92, loro hanno continuato sempre la vaccinazione, addirittura facendo comprare nei primi anni il vaccino ai genitori in quanto allora non rientrava nelle vaccinazioni obbligatorie.
Oggi tutto il merito va dato ai medici e pediatri di base ai quali va il mio sentito grazie per l'amore e l'impegno professionale che hanno verso i propri pazienti”.
D. Oggi i tempi sono profondamente cambiati: si può parlare di evoluzione o involuzione della condizione femminile?
R. “La famiglia è in forte crisi, è evidente la sua perdita di incidenza sul contesto sociale e culturale, la dimensione politica e religiosa. Le costanti sono sempre le stesse: miseria materiale, spirituale, intellettuale, ignoranza sul ruolo di essere donna, sul vero rapporto di coppia, la problematica dei contraccettivi”.
D. Come sono cambiati donne e uomini?
R. “C’è un forte squilibrio sia dentro che fuori della famiglia: mentre la donna si è liberata, ha fatto un cammino meraviglioso, ha acquisito rispetto per la sua identità, ha in mano la sua vita e la gestisce in base a ciò che sente e vive, l’uomo invece è rimasto quel che era, è immaturo, ha smarrito la sua identità, spesso non vuole assumersi le responsabilità. E’ impigliato in schemi da cui non riesce a uscire. Ci vorrebbe una rivoluzione, come ha fatto la donna”.
D. Come vive la sua femminilità e sessualità la donna di oggi, 2018, dopo questa nuova coscienza di se stessa?
R. “Prima il solo contraccettivo era l’aborto, quasi sempre clandestino. Oggi ha cambiato mentalità. Ha imparato l’uso della contraccezione. Gestisce la sua sessualità”.
D. Cosa chiede la donna al consultorio?
R. “Ripeto: i tempi sono cambiati da quando nel 1975 sorsero i Consultori Familiari. La famiglia ha il suo pediatra di fiducia, la gestante la sua ostetrica che la guida durante per tutta la gravidanza, ogni Comune il suo Servizio Sociale per i vari problemi emergenti sul proprio territorio, ecc.
Ma il Consultorio Familiare come centro di consultazione e servizio per la famiglia (sia in riferimento alle varie problematiche interne alla stessa, sia in relazione con il contesto sociale circostante), resta sempre un valido punto di riferimento in cui professionisti socio-sanitari altamente specializzati posso dare sostegno a chi ne fa richiesta.
Anzi, proprio per le sue varie funzioni, il dottor Grandolfo, anche se è in pensione, sta portando avanti dei corsi di aggiornamento agli operatori dei Consultori Familiari della provincia di Lecce.
La donna si è evoluta, ma anche il contesto sociale è cambiato, i problemi sono enormi e il consultorio può essere per lei un valido sostegno sanitario, psicologico e sociale. Ne dovrebbero usufruire non solo le donne, ma ancora di più gli uomini per liberarsi dagli atavici tabù e diventare persone libere e rispettose della libertà altrui”.
D. Cosa pensa del triste fenomeno dei femminicidi?
R. “Lo squilibrio creatosi nel rapporto di coppia provoca una confusione nei rispettivi ruoli, che non seguono più gli stessi schemi che esistevano nelle famiglie tradizionali (l'uomo padrone, direttore d'orchestra e la donna badante, dedita alla casa e alla famiglia).
La base per un rapporto di coppia e la compatibilità di carattere su cui si è inserita la fiducia e il rispetto reciproco. L’amore é la fusione e l’espressione di tutto ciò, ma è anche un sentimento libero che come può nascere da una scintilla, può spegnersi con una goccia d’acqua.
Per affrontare una tale situazione, che diventa sempre più grande, quasi nell'indifferenza dei più, ci vorrebbe un forte impegno da parte di tutti (scuola, famiglia, società) affinché ognuno possa diventare una persona adulta libera e fiduciosa verso l'altra. Spesso, chi di fronte a un rifiuto diventa “femminicida”, è un malato patologico cresciuto sin da piccolo con la convinzione che tutto gli si deve.
Se di fronte a un rimprovero di un insegnante a un bambino il padre va a scuola a massacrare di botte il docente, lo scolaro da adulto potrebbe non esitare a uccidere chi lo rifiuta perché lui si sente onnipotente.
L'uomo non deve avere paura della donna, ma liberarsi dai vecchi schemi per diventare anche lui un essere libero, rispettoso e fiducioso verso la donna che ama.
L'amore può finire, nella vita ci si trova a volte di fronte a situazioni complesse. Occorre trovare in sé la forza di superarle con saggezza e non con la violenza. Sarebbe opportuno fare dei dibattiti su questi temi al fine di arginare un fenomeno così aberrante”.
D. E dello stalking?
R. “Lo stesso dicasi del fenomeno dello stalking, che procura a chi lo riceve una violenza psicologica e se non arginato in tempo, può portare alla morte, come si è visto in alcune persone psicologicamente più fragili”.
Franca Cecere: la migliore interprete della sanità pubblica che ho avuto l'onore di incontrare: ha dimostrato nei fatti la fattibilità dell'offerta attiva, al più alto livello. Prerogative professionali: rispetto, gentilezza, empatia, compassione e umiltà. Le sarò grato per tutta la vita.
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