À moi - même rêvant la nuit… A tu per tu: ‘Eros e Psiche’

di GRAZIA STELLA ELIA - Sfogliando le pagine di questo raffinato libro ci s’imbatte, dopo le premesse analitiche e introduttive dell’autrice e di Giovanni Losito, in quelle straordinariamente dotte e profonde del saggio di Francesco De Martino, dal bellissimo titolo ‘A tu per tu: ‘Eros e Psiche’.

Seguono poesie che si segnalano subito per la innovativa architettura congegnata dall’autrice - la qualificata letterata Santa Fizzarotti Selvaggi ormai in evidente stato di grazia creativa -  impegnata in un difficile equilibrio poetico: una struttura dialogica fra due entità mitologiche qui rappresentative di due persone che si amano.

La poetessa, infatti, chiama in causa Eros e Psiche per affidare loro un lungo, appassionato dialogo amoroso; non è un caso che  il testo sia  pubblicato nella collana denominata ‘Bibliotechina di Tersite’ della Levante editori di Bari : una casa editrice  ritenuta ‘spocchiosa’ da chi si vede respinti i propri lavori e ‘santificata’ da chi pubblicando ritiene di essere approdato nell’olimpo della cultura (Per inciso il monumentale poeta italo-americano Joseph Tusiani  ha dato alle stampe  i suoi ultimi versi latini, quest’anno, nel volume ‘Lux vicit’ proprio con i fratelli Cavalli,  figli di quel Mario fondatore dell’editrice).

Sorge immediato il richiamo a quei lirici greci cantori dell’amore, prima fra tutti Saffo, definita “essere meraviglioso” e “decima Musa”.

Un dialogo asciutto, filosofico e psicologico, condotto in maniera serrata sui binari di versi stringati, brevi, pregnanti, con pochissimi segni di interpunzione a indicare il fluido irrompere della parola. Emergono dubbi, incertezze, interrogativi sull’essere, sull’esistere, sull’amore di coppia e cosmico, sul sogno e sulla realtà…

Colpisce, a pagina 49, ciò che della “luce” dice Eros: “Tra i rami /di un albero / scorgo un piccolo fiore / e dietro / più in là / un palazzo vuoto / pieno di finestre / tutte in fila / per donare luce / al suo interno / ma la luce / decide di non entrare / non abbandona il fiore / non vuole illuminare / chi non vuol vedere.” E Psiche: “Tra gli scogli / e la sabbia / scorgo un piccolo fiore / e oltre l’orizzonte / alla linea del mare / un veliero blu / pieno di ponti / l’uno dietro l’altro / e le porte schiudersi / alla luce / ma la luce / si cela / desidera solo quel fiore / e accarezza di notte / il velluto dei suoi petali”, dove l’espressione linguistica si rivela tanto semplice, quanto metaforica e allusiva. (Prodigio della vera poesia!).

E’ lui, Eros, che si sente assalire da una miriade di domande e le rimanda a Psiche, la quale, intelligente e saggia, non manca mai di dare risposte, spesso a sua volta interrogandosi.

Meraviglioso, a pagina 60, il respiro, quasi umano, sentito emergere dalle piante, dai fiori, i cui “petali nomadi / lentamente / volano nel vento / e incontrano la terra / senza paura.” Leggo, leggo e leggo ancora, con rinnovato godimento dello spirito, apprezzando lo stile poetico caratterizzato dalla magnifica semplicità nuda della parola, che si fa sontuosa mediante la metafora sottesa.

Ora “la campana” che “risuona / in un apparente silenzio”, ora “la magia” di una “giostra lontana”, ora “il canto / insistente / delle tortore” sono elementi che inducono a domandarsi sul mistero e l’arcano dell’esistere. Immensità e plenitudine di orizzonti e sogni, limiti dell’umano e dubbi non sciolti si alternano a considerazioni di ordine religioso con il cuore rivolto al Signore.

Ecco i ricordi della fanciullezza e dell’adolescenza, quando “mani di fata / tessevano il tempo”, mentre “l’atrio delle chianche di pietra / impassibile / nutriva la voglia d’amare” di Psiche. Leggendo gli agili versi delle pagine 104 e 105 si può udire “l’acqua di quel ruscello” che “allegra scorre / saltella / ricade” e canta, ma “di notte / disseta / dolce / l’anima di Psiche, la quale può bagnarsi “nelle acque della libertà / smarrirsi tutta nella gioia”, nonostante “il futuro” ferisca “ogni suo istante”.

Una forte intensità espressiva si coglie nelle pagine 109 e 110, in cui il mare ha più anima che mai e respira all’unisono con Eros, mentre le sue “cosmiche acque” rapiscono Psiche, vestendola di “gocce di luce”. (Bellissima immagine!). Altri versi di alta poesia sono quelli del distico conclusivo di pagina 112, riferiti al padre di Psiche - Santa Fizzarotti: […]  è vivo nel mio cuore / suona le corde della mia anima”. La tessitura psicologica è un certosino lavoro che l’autrice va compiendo nel dualismo - unicità da lei chiamato ‘Eros e Psiche’.

L’amore nelle accezioni di amore di coppia, amore per il creato e il suo Creatore, amore universale rimane il nucleo di base del suo poetare, sapido di filosofia, psicologia, scienze umane… Come potrebbe optare per la superficialità una donna così proclive alla introspezione - analisi di sé, degli altri e del mondo? Santa Fizzarotti Selvaggi detesta pertanto la banalità, optando per la “tenerezza / dell’innocente ingenuità”.

Si giunge alle pagine 156-157 ad incontrare i richiami danteschi relativi all’ora del tramonto, “l’ora che volge il disio”, l’ora più malinconica del giorno, l’ora che segna la fine del mattino e l’attesa della sera, che “tarda a giungere”.

Si susseguono pensieri d’intesa e di aspirazione a “quell’unico Amore che nella dimensione agapica trova la sua essenza” (pag. 160). Importante ed essenziale la funzione della Poesia che, “con l’essenza delle parole”, si fa “Arte capace di inventare nuovi universi”. Magnifica la definizione che di sé dà l’autrice, quando, a pagina 166, conclude il frammento: “Io sono / madre di poesia”. Già, perché la poesia, quale sua creatura, ha espresso “l’indicibile” di lei.

Eccomi giungere alla fine di questo straordinario lavoro poetico punteggiato da lumi di filosofia, psicologia, numerologia, creatività e tanta esperienza; illuminato, cioè, dai molteplici saperi di Santa Fizzarotti che, un po’ alla maniera di Orazio, può dire: ‘Exegi monumentum aere perennius’.

Ritengo opportuno riportare l’intero frammento conclusivo, il frammento 65.

Eros - Lo Spirito / la Materia / dei quali gli uomini / son fatti / non si uniscono / mai / come l’olio / come l’acqua / che si toccano / e vorrebbero mescolarsi / e a volte / sembra quasi che accada / quando qualcosa / li agita con energia / ma alla fine tornano / l’uno sull’altra / per sfiorarsi / e non unirai / mai. Psiche -   Lo Spirito / la Materia / l’inconoscibile / mistero / dell’essere / e del tempo / come la vita / come la morte / insieme / dall’inizio alla fine / in eterna contesa / tra la memoria e l’oblio / nel vento solare / nel vento interstellare/ ma dall’eternità /la Materia si trasforma / insieme allo Spirito / nel vento di Agape / l’unico Immortale.

A sublimare il tutto, a mo’ di suggello, due meravigliose sestine tratte dal Cantico dei Cantici, che esprimono il reciproco chiamarsi, invocandosi, di due innamorati di sé e del “tempo del canto”.

Una nota di ammirazione va espressa al Professor Pietro Magno per il greco antico nel quale ha tradotto alcuni frammenti: un elemento classico, che conferisce al libro lustro e magia.

Questo lavoro costituisce, a mio modesto avviso, una pietra miliare per la ricca produzione letteraria e scientifica di Santa Fizzarotti Selvaggi, donna certamente di grande ingegno e forte personalità. Un lavoro letterario nel quale l’autrice ha profuso pienamente il femminile e il maschile tirati fuori dal suo io, riuscendo a realizzare un effettivo monologo attraverso un dialogo carico di tutte le sfumature psicologiche della persona umana.

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