BARI - La Puglia ha il record italiano per crescita dell’export dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura con il 33% in più nel 2017 rispetto all’anno precedente, è terza regione italiana per quantitativo di catture di specie ittiche nonché, con 145 milioni di euro, seconda per fatturato sul territorio nazionale. La regione si difende bene anche sul versante dell’acquacoltura: è la regione meridionale con il maggior numero di impianti (ben 131 al 31 agosto 2017), seguita da Campania (123) e Sardegna (50), e si piazza all’8° posto nazionale, in costante crescita negli ultimi anni.
Se ne è parlato stamani alla Fiera del Levante nella giornata inaugurale di #IlmarediPuglia, evento dedicato alla blue economy e alle sue tante declinazioni, ospitato nel padiglione della Regione Puglia. Quattro giorni di incontri, fino al 24 marzo, dedicati al mare non solo come risorsa da sfruttare ma soprattutto come fonte di sviluppo sostenibile nella interazione fra produzione, ricerca, innovazione, trasferimento tecnologico e forme di partenariato pubblico-privato.
L’evento è organizzato da Regione Puglia, in collaborazione con la società regionale in house Puglia Sviluppo, Arti - Agenzia regionale per la tecnologia e l'innovazione, Unioncamere Puglia, Fiera del Levante e Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale.
Focus iniziale dunque, su “Il contributo della pesca e dell'acquacoltura alla Blue Economy”, curato da Unioncamere Puglia, partner della rete EEN.
“L’evento #IlmarediPuglia è il primo passo di un cambio di rotta individuato dalla Regione Puglia che ci porterà entro un anno alla realizzazione del Piano Strategico del Mare e all’organizzazione della prima Fiera Campionaria del Mare – ha detto l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Michele Mazzarano. “Con delibera di giunta la Regione Puglia ha individuato la Blue economy o Crescita blu come settore strategico regionale. Questo vuol dire dotarsi finalmente di una strategia comune per sviluppare tutte le attività legate all’economia del mare. Ci stiamo concentrando su questo obiettivo – ha puntualizzato l’assessore – sicuri di trovare nella Puglia un territorio ricettivo e un mercato espansivo. La Puglia ha 865 chilometri di costa ed ha il record italiano delle esportazioni dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura con una crescita nell’intero anno 2017 del 33% rispetto al 2016 contro un aumento a livello nazionale che si attesta sullo 0,9%. Non solo il dato della Puglia è superiore a quello di ogni ripartizione regionale italiana, ma segna il record degli ultimi 10 anni, dal 2008 al 2017. Se poi guardiamo al fatturato export nel settore delle navi e imbarcazioni, a fronte di una riduzione nazionale dello 0,2%, abbiamo una crescita pugliese del 7,7%. Si tratta - ha concluso Mazzarano di indicatori che non consideriamo un punto di arrivo ma un punto di partenza, l’indice di un potenziale da moltiplicare coniugandolo con la sostenibilità dello sviluppo. È questo il senso del nostro impegno”.
Strategie e investimenti di forte impatto sociale e con notevoli ricadute occupazionali, con e oltre il mare, come ha evidenziato Luigi Triggiani, coordinatore di Unioncamere Puglia, che ha introdotto e moderato l’incontro “perché la Puglia non ha tanto altro da offrire, insieme al mare, un’offerta ricca e autentica allo stesso tempo”.
Un mare di opportunità, dunque, che non è solo un gioco di parole, tenendo conto dell’ampiezza e della trasversalità della blue economy, che include la pesca, le attività terziarie del turismo marino, i trasporti marittimi, la ricerca e regolamentazione ambientale, la cantieristica. “Tanto che il sistema camerale regionale - ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio di Bari, Alessandro Ambrosi – da qualche anno dedica il proprio padiglione istituzionale durante la Fiera del Levante all’Economia del Mare. Un comparto che cresce rispetto agli altri settori di circa l’8% e in Puglia vanta 14mila aziende, ma è una ricchezza che nella nostra regione esprime solo in parte le sue notevoli potenzialità. L’incidenza delle imprese pugliesi della blue economy è del 3,7%. In Liguria è invece del 9,1 e nel Lazio del 4,7. Molto c’è da fare per accorciare questi gap. Quindi ben venga una visione strategica di questo settore, in termini di politiche e di impegno istituzionale”.
In ogni caso la parole d’ordine è la sostenibilità delle azioni. Con l’imposizione del “fermo pesca biologico” e degli stock sempre più deficitari nei nostri mari, l’acquacoltura è necessariamente una strada da perseguire con decisione assieme al pescaturismo e all’ittiturismo per dare nuove fonti di reddito al mondo della pesca pugliese.
Uno sviluppo dunque che non può che essere declinato in chiave sostenibile. “Dobbiamo cambiare il paradigma culturale del modo con cui i consumatori interagiscono con i prodotti ittici. Dobbiamo imparare a mangiare pesce di taglia maggiore perché questo significa lasciare che i pesci si riproducano almeno una volta. Questo significa produrre in modo sostenibile”, ha detto Pino Lembo, Coispa Bari, Chiarman Egtop Bruxelles.
E’ stato evidenziato anche come il ruolo della ricerca pubblica e privata nel mondo delle risorse del mare sia fondamentale. “La ricerca porta dei risultati importanti – ha detto Angelo Tursi, professore ordinario di Ecologia - che devono avere una prosecuzione negli organi amministrativi e politici in termini di strategie. La sostenibilità è un’utopia sostenibile, come asserisce Enrico Giovannini. Il mondo della ricerca è stato invitato a fornire indicatori validi e non emotivi della sostenibilità”.
Pesca sostenibile che ha visto sin dal 1997 l’attivismo della marineria di Monopoli quando, come ha ricordato Giancarlo Sardano, presidente della Cooperativa dei pescatori di Monopoli, decise di sospendere la pesca dell’alalunga, per non incorrere nel novellame del pesce spada.
“Noi abbiamo rispetto del mare e lo abbiamo dimostrato - ha detto - ma siamo vessati dalle norme europee”.
Il presidio di Torre Guaceto – area marina protetta di 220 ettari - è diventata una best practice di pesca sperimentale che ha dato vita ad un protocollo condiviso, finalizzato alla rigenerazione della popolazione ittica, come ha raccontato in una bellissima testimonianza Marcello Longo, presidente della cooperativa Emma. Un impegno che ha fatto di Torre Guaceto un’officina di biodiversità e sostenibilità.
Se ne è parlato stamani alla Fiera del Levante nella giornata inaugurale di #IlmarediPuglia, evento dedicato alla blue economy e alle sue tante declinazioni, ospitato nel padiglione della Regione Puglia. Quattro giorni di incontri, fino al 24 marzo, dedicati al mare non solo come risorsa da sfruttare ma soprattutto come fonte di sviluppo sostenibile nella interazione fra produzione, ricerca, innovazione, trasferimento tecnologico e forme di partenariato pubblico-privato.
L’evento è organizzato da Regione Puglia, in collaborazione con la società regionale in house Puglia Sviluppo, Arti - Agenzia regionale per la tecnologia e l'innovazione, Unioncamere Puglia, Fiera del Levante e Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale.
Focus iniziale dunque, su “Il contributo della pesca e dell'acquacoltura alla Blue Economy”, curato da Unioncamere Puglia, partner della rete EEN.
“L’evento #IlmarediPuglia è il primo passo di un cambio di rotta individuato dalla Regione Puglia che ci porterà entro un anno alla realizzazione del Piano Strategico del Mare e all’organizzazione della prima Fiera Campionaria del Mare – ha detto l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Michele Mazzarano. “Con delibera di giunta la Regione Puglia ha individuato la Blue economy o Crescita blu come settore strategico regionale. Questo vuol dire dotarsi finalmente di una strategia comune per sviluppare tutte le attività legate all’economia del mare. Ci stiamo concentrando su questo obiettivo – ha puntualizzato l’assessore – sicuri di trovare nella Puglia un territorio ricettivo e un mercato espansivo. La Puglia ha 865 chilometri di costa ed ha il record italiano delle esportazioni dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura con una crescita nell’intero anno 2017 del 33% rispetto al 2016 contro un aumento a livello nazionale che si attesta sullo 0,9%. Non solo il dato della Puglia è superiore a quello di ogni ripartizione regionale italiana, ma segna il record degli ultimi 10 anni, dal 2008 al 2017. Se poi guardiamo al fatturato export nel settore delle navi e imbarcazioni, a fronte di una riduzione nazionale dello 0,2%, abbiamo una crescita pugliese del 7,7%. Si tratta - ha concluso Mazzarano di indicatori che non consideriamo un punto di arrivo ma un punto di partenza, l’indice di un potenziale da moltiplicare coniugandolo con la sostenibilità dello sviluppo. È questo il senso del nostro impegno”.
Strategie e investimenti di forte impatto sociale e con notevoli ricadute occupazionali, con e oltre il mare, come ha evidenziato Luigi Triggiani, coordinatore di Unioncamere Puglia, che ha introdotto e moderato l’incontro “perché la Puglia non ha tanto altro da offrire, insieme al mare, un’offerta ricca e autentica allo stesso tempo”.
Un mare di opportunità, dunque, che non è solo un gioco di parole, tenendo conto dell’ampiezza e della trasversalità della blue economy, che include la pesca, le attività terziarie del turismo marino, i trasporti marittimi, la ricerca e regolamentazione ambientale, la cantieristica. “Tanto che il sistema camerale regionale - ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio di Bari, Alessandro Ambrosi – da qualche anno dedica il proprio padiglione istituzionale durante la Fiera del Levante all’Economia del Mare. Un comparto che cresce rispetto agli altri settori di circa l’8% e in Puglia vanta 14mila aziende, ma è una ricchezza che nella nostra regione esprime solo in parte le sue notevoli potenzialità. L’incidenza delle imprese pugliesi della blue economy è del 3,7%. In Liguria è invece del 9,1 e nel Lazio del 4,7. Molto c’è da fare per accorciare questi gap. Quindi ben venga una visione strategica di questo settore, in termini di politiche e di impegno istituzionale”.
In ogni caso la parole d’ordine è la sostenibilità delle azioni. Con l’imposizione del “fermo pesca biologico” e degli stock sempre più deficitari nei nostri mari, l’acquacoltura è necessariamente una strada da perseguire con decisione assieme al pescaturismo e all’ittiturismo per dare nuove fonti di reddito al mondo della pesca pugliese.
Uno sviluppo dunque che non può che essere declinato in chiave sostenibile. “Dobbiamo cambiare il paradigma culturale del modo con cui i consumatori interagiscono con i prodotti ittici. Dobbiamo imparare a mangiare pesce di taglia maggiore perché questo significa lasciare che i pesci si riproducano almeno una volta. Questo significa produrre in modo sostenibile”, ha detto Pino Lembo, Coispa Bari, Chiarman Egtop Bruxelles.
E’ stato evidenziato anche come il ruolo della ricerca pubblica e privata nel mondo delle risorse del mare sia fondamentale. “La ricerca porta dei risultati importanti – ha detto Angelo Tursi, professore ordinario di Ecologia - che devono avere una prosecuzione negli organi amministrativi e politici in termini di strategie. La sostenibilità è un’utopia sostenibile, come asserisce Enrico Giovannini. Il mondo della ricerca è stato invitato a fornire indicatori validi e non emotivi della sostenibilità”.
Pesca sostenibile che ha visto sin dal 1997 l’attivismo della marineria di Monopoli quando, come ha ricordato Giancarlo Sardano, presidente della Cooperativa dei pescatori di Monopoli, decise di sospendere la pesca dell’alalunga, per non incorrere nel novellame del pesce spada.
“Noi abbiamo rispetto del mare e lo abbiamo dimostrato - ha detto - ma siamo vessati dalle norme europee”.
Il presidio di Torre Guaceto – area marina protetta di 220 ettari - è diventata una best practice di pesca sperimentale che ha dato vita ad un protocollo condiviso, finalizzato alla rigenerazione della popolazione ittica, come ha raccontato in una bellissima testimonianza Marcello Longo, presidente della cooperativa Emma. Un impegno che ha fatto di Torre Guaceto un’officina di biodiversità e sostenibilità.