ROMA - "L’Italia ora deve riconquistare una visione lunga, a vent’anni. La sfida è cambiare il sistema culturale, il modo di pensare. Siamo rimasti alle idee e alle parole di mezzo secolo fa. Anche i meccanismi di comunicazione, dei media e della gente, sono gli stessi. Penso che dopo quello è successo sia tempo di uscire in mare aperto e di rovesciare gli schemi" ha dichiarato Beppe Grillo in un'intervista a la Repubblica.
"Io non capisco più cosa è vero e cosa finto, se sono ancora il padre spirituale di un movimento oppure no. Non mollo, ma adesso un capo politico c’è e certe risposte deve darle lui e dico che adesso la responsabilità di tutti è dare all’Italia una visione per i prossimi vent’anni. La politica oggi è priva di narrazione, non ha un linguaggio contemporaneo, è noiosa, inconcludente. Tra vent’anni saremo una nazione di vecchi e nessuno ci pensa: tutti a chiedersi chi fa il presidente, chi il ministro, chi il premier. Servono riforme, risorse, a cominciare dalle pensioni. Un anziano ha un costo annuo superiore allo stipendio annuale di suo figlio. Dobbiamo pensare a questo, a cosa fare non alle poltrone. So solo che non assisterete a una mutazione genetica del movimento. L’epoca del vaffa è finita, ma quella degli inciuci non comincerà . La specie che sopravvive, anche in politica, non è la più forte, ma quella che si adatta meglio. Noi siamo un po’ democristiani, un po’ di destra, un po’ di sinistra, un po’ di centro. Possiamo adattarci a qualsiasi cosa. A patto che si affermino le nostre idee. Terrò gli occhi aperti su tutto, anche su di noi: la priorità sono i giovani e gli anziani, chi più è stato lasciato solo. Governare è affrontare il futuro con chi condivide una visione, non dividere le poltrone e poi scoprire di non avere una visione, tantomeno comune".
"Io non capisco più cosa è vero e cosa finto, se sono ancora il padre spirituale di un movimento oppure no. Non mollo, ma adesso un capo politico c’è e certe risposte deve darle lui e dico che adesso la responsabilità di tutti è dare all’Italia una visione per i prossimi vent’anni. La politica oggi è priva di narrazione, non ha un linguaggio contemporaneo, è noiosa, inconcludente. Tra vent’anni saremo una nazione di vecchi e nessuno ci pensa: tutti a chiedersi chi fa il presidente, chi il ministro, chi il premier. Servono riforme, risorse, a cominciare dalle pensioni. Un anziano ha un costo annuo superiore allo stipendio annuale di suo figlio. Dobbiamo pensare a questo, a cosa fare non alle poltrone. So solo che non assisterete a una mutazione genetica del movimento. L’epoca del vaffa è finita, ma quella degli inciuci non comincerà . La specie che sopravvive, anche in politica, non è la più forte, ma quella che si adatta meglio. Noi siamo un po’ democristiani, un po’ di destra, un po’ di sinistra, un po’ di centro. Possiamo adattarci a qualsiasi cosa. A patto che si affermino le nostre idee. Terrò gli occhi aperti su tutto, anche su di noi: la priorità sono i giovani e gli anziani, chi più è stato lasciato solo. Governare è affrontare il futuro con chi condivide una visione, non dividere le poltrone e poi scoprire di non avere una visione, tantomeno comune".
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