di LIVALCA - «Gianni è da mezzo secolo che sono costretto a condividere la scena e la vita con altri soggetti ed ora per questo mio lavoro ‘BRIGANTI E PIEMONTESI’ vuoi inserire anche una prefazione e postfazione…il mio nome ci sarà o viene sacrificato da esigenze editoriali ?». Fui costretto a ricordare a Luigi Angiuli che proprio per questo suo modo particolare di sentirsi sempre ‘vittima’ non aveva trovato ‘spazio’ nel ‘Come eravamo’ di Vito Maurogiovanni nel 2005. Al solito lui precisò che il motivo vero lo sapeva lui ecc. ecc.
Questa piccola discussione avvenne a febbraio del 2011 e si concluse con Luigi che sentenziò: « Va bene, decidi tu». Luigi era fatto così e forse questo suo modo ‘aggressivo-meridionale’ di confrontarsi con la vita può avergli precluso qualche strada che poteva donargli riconoscimenti più consistenti. Io gli avevo solo detto di scegliere il dipinto che avremmo messo in copertina da una rosa in mio possesso e questo servì a riconquistare la sua fiducia, per giunta, quando optò per un lavoro di Carlo Fusca, lo condussi presso lo studio del pittore a pochi passi dalla mia sede e fu davvero contento di vedere le enormi tele che erano in fase di realizzazione. Anche in quella circostanza Carlo e Luigi non erano perfettamente in sintonia sull’importanza di studiare al Dams di Bologna e solo la mia amicizia con entrambi fece in modo che andando via si salutassero con un abbraccio solidale.
Attenzione: Luigi non era non solo quel grande interprete di ruoli in cui era richiesta la totale disponibilità dell’attore e la sua partecipazione emotiva ad entrare fisicamente nel personaggio, ma era anche un finissimo intellettuale che quando lesse quello che avevano scritto Pino Pisicchio («…il monologo di Angiuli porta dentro echi di teatro greco, dell’inermità senza scampo dei poveri ……e la sua suggestione letteraria riporta segnali di stile ed atmosfere care a Raffaele Nigro, con i suoi briganti basentani, o a Bodini con le sue languide ed asciutte parole de ‘ La luna dei barboni’ e perfino Carlo Levi e Tommaso Fiore, con le descrizioni iperrealiste della dignitosa povertà del nostro sud.») e Valentino Romano («…è ciò che il vecchio protagonista della pièce di Angiuli chiede : capitemi, non dimenticatemi, lasciatemi vivere il sogno di ‘volare pure io’….») al suo libretto, analizzò ogni parola e rispose con precise e pertinenti osservazioni, unita a quella gratitudine che pervade lo scrittore che si sente valutato, percepito e stimato.
Quando gli smussai alcune incomprensioni - avevano ragione entrambi - con la Circoscrizione con cui era stato chiamato a collaborare, mi venne a trovare e, senza proferire parola, mi abbracciò commuovendosi : poi mi spiegò e concordammo sul fatto che è una pura idiozia quella che un vero uomo ‘non piange mai’ ( Chiaramente sono parte in causa dal momento che una ‘lacrima sul viso’ non è… Solo un preludio).
Luigi era un uomo buono che sapeva comportarsi con coerenza e dignità in ogni occasione : per il trigesimo di Maurogiovanni nel 2009 lo presentai a padre Damiano Bova e gli chiesi se era in programma un suo intervento e mi rispose in maniera negativa. Al termine della cerimonia religiosa si avviò con passo lento verso il microfono e, passandomi vicino, mi donò uno sguardo severo che io interpretai, sbagliando, come portatore di qualche ‘problema’ ( stessa impressione ebbero i tre comuni amici presenti nel mio banco).
Una voce calda, affettuosa, calorosa, critica e pur gradevolissima iniziò il racconto di una vecchia, leale, litigiosa, coerente amicizia : non stava recitando l’attore Angiuli, ma l’uomo Luigi. Qualora esistesse una registrazione di quella sera mi piacerebbe risentire le sue parole. Quando ci trovammo fuori della chiesa, scandendo bene i vocaboli, con quella voce che sembrava impastata nella barba, mi disse: «Ricordati che mi so comportare con contegno e fierezza in ogni circostanza, vengo dal teatro classico». Riuscii solo a dirgli : « Vito sarà contento», mentre scompariva, avvolto in una sciarpa lunghissima, e il suo passo, sempre lento, mi parve più leggero o…’lieve’ (come avrebbe detto Maurogiovanni.) Volevo offrirgli un passaggio in macchina, ma non mi rispose e probabilmente vi era qualcuno ad attenderlo da qualche parte.
Ci siamo visti materialmente - siamo rimasti in contatto per telefono e mail - per l’ultima volta nel marzo del 2016, eravamo afflitti entrambi da quel malanno tipico degli uomini anta, e ci siamo lasciati andare parlando delle rispettive famiglie, cosa che gli uomini, a differenza delle donne, sono restii a fare. Ho scoperto in quella circostanza che aveva un figlio di nome Giovanni Battista, oltre Cristina e Monica. Gli uomini, a differenza delle donne, quando raccontano non ‘ricamano’ e sono sinceri, quasi disarmanti nella loro totale spontaneità e semplicità.
Luigi era convinto che forse per ‘aiutare’, ma non è il termine adatto, le figlie era rimasto un poco con le mani legate: «La nostra professione non è solo difficile, ma spesso incostante».
Io mi limitai a fargli presente che poteva anche essere che le figlie per non lasciarlo solitario artisticamente, e non solo, potevano aver fatto anche loro importanti sacrifici. Si limitò a ribattere che quello era il modo di interpretare la vita di ‘don Mario’: «...per cui sto dando ragione a lui, non a te». In effetti aveva ragione : la forza di mio padre era sempre quella di mettersi sempre nei panni di entrambi i contendenti ‘aver ragione non significa automaticamente essere ragionevole’.
Carissimo amico Luigi non ho potuto esserci al tuo commiato da questa vita, ma la spiegazione - che tu saprai a tempo debito e che non ritengo giusto mettere in piazza o portare…a teatro - sarà mia cura fartela comunicare dagli amici che ti hanno preceduto e con cui sono in continuo contatto.
Questi amici da domani ti daranno sempre ragione e ti accompagneranno nella tua abitazione dove è già pronta una targa: Luigi Angiuli, scrittore, regista, attore. Diplomato in Arte della Recitazione. Dottore in Scienze e Tecniche delle Arti, della Musica, della Moda e dello Spettacolo. Laurea H.C. in Entertainment Science. Premio Mediterraneo 2006 per l’impegno nel teatro pugliese. In arte dal 1956.
Col tempo capirai che dalle tue parti tutti hanno ragione, per cui rimpiangerai i momenti in cui dovevi cimentarti con tutti coloro che volevano darti torto, e scusa il bisticcio di parole…’te ne farai una ragione’.
Come hanno dovuto farsene una ragione presidenti, re, imperatori, papi, attori, scrittori, registi e gente comune, anche tu hai potuto appurare che, la ‘signora’ che ti ha preso, non fa sconti o condoni a nessuno... lei recita a soggetto unico. Di una cosa sono certo: i tuoi nuovi compagni di avventura ti faranno replicare all’infinito il ruolo di Creonte, da te magistralmente interpretato verso la fine dello scorso anno. La vera arte ha un premio che si chiama eternità.
Questa piccola discussione avvenne a febbraio del 2011 e si concluse con Luigi che sentenziò: « Va bene, decidi tu». Luigi era fatto così e forse questo suo modo ‘aggressivo-meridionale’ di confrontarsi con la vita può avergli precluso qualche strada che poteva donargli riconoscimenti più consistenti. Io gli avevo solo detto di scegliere il dipinto che avremmo messo in copertina da una rosa in mio possesso e questo servì a riconquistare la sua fiducia, per giunta, quando optò per un lavoro di Carlo Fusca, lo condussi presso lo studio del pittore a pochi passi dalla mia sede e fu davvero contento di vedere le enormi tele che erano in fase di realizzazione. Anche in quella circostanza Carlo e Luigi non erano perfettamente in sintonia sull’importanza di studiare al Dams di Bologna e solo la mia amicizia con entrambi fece in modo che andando via si salutassero con un abbraccio solidale.
Attenzione: Luigi non era non solo quel grande interprete di ruoli in cui era richiesta la totale disponibilità dell’attore e la sua partecipazione emotiva ad entrare fisicamente nel personaggio, ma era anche un finissimo intellettuale che quando lesse quello che avevano scritto Pino Pisicchio («…il monologo di Angiuli porta dentro echi di teatro greco, dell’inermità senza scampo dei poveri ……e la sua suggestione letteraria riporta segnali di stile ed atmosfere care a Raffaele Nigro, con i suoi briganti basentani, o a Bodini con le sue languide ed asciutte parole de ‘ La luna dei barboni’ e perfino Carlo Levi e Tommaso Fiore, con le descrizioni iperrealiste della dignitosa povertà del nostro sud.») e Valentino Romano («…è ciò che il vecchio protagonista della pièce di Angiuli chiede : capitemi, non dimenticatemi, lasciatemi vivere il sogno di ‘volare pure io’….») al suo libretto, analizzò ogni parola e rispose con precise e pertinenti osservazioni, unita a quella gratitudine che pervade lo scrittore che si sente valutato, percepito e stimato.
Quando gli smussai alcune incomprensioni - avevano ragione entrambi - con la Circoscrizione con cui era stato chiamato a collaborare, mi venne a trovare e, senza proferire parola, mi abbracciò commuovendosi : poi mi spiegò e concordammo sul fatto che è una pura idiozia quella che un vero uomo ‘non piange mai’ ( Chiaramente sono parte in causa dal momento che una ‘lacrima sul viso’ non è… Solo un preludio).
Luigi era un uomo buono che sapeva comportarsi con coerenza e dignità in ogni occasione : per il trigesimo di Maurogiovanni nel 2009 lo presentai a padre Damiano Bova e gli chiesi se era in programma un suo intervento e mi rispose in maniera negativa. Al termine della cerimonia religiosa si avviò con passo lento verso il microfono e, passandomi vicino, mi donò uno sguardo severo che io interpretai, sbagliando, come portatore di qualche ‘problema’ ( stessa impressione ebbero i tre comuni amici presenti nel mio banco).
Una voce calda, affettuosa, calorosa, critica e pur gradevolissima iniziò il racconto di una vecchia, leale, litigiosa, coerente amicizia : non stava recitando l’attore Angiuli, ma l’uomo Luigi. Qualora esistesse una registrazione di quella sera mi piacerebbe risentire le sue parole. Quando ci trovammo fuori della chiesa, scandendo bene i vocaboli, con quella voce che sembrava impastata nella barba, mi disse: «Ricordati che mi so comportare con contegno e fierezza in ogni circostanza, vengo dal teatro classico». Riuscii solo a dirgli : « Vito sarà contento», mentre scompariva, avvolto in una sciarpa lunghissima, e il suo passo, sempre lento, mi parve più leggero o…’lieve’ (come avrebbe detto Maurogiovanni.) Volevo offrirgli un passaggio in macchina, ma non mi rispose e probabilmente vi era qualcuno ad attenderlo da qualche parte.
Ci siamo visti materialmente - siamo rimasti in contatto per telefono e mail - per l’ultima volta nel marzo del 2016, eravamo afflitti entrambi da quel malanno tipico degli uomini anta, e ci siamo lasciati andare parlando delle rispettive famiglie, cosa che gli uomini, a differenza delle donne, sono restii a fare. Ho scoperto in quella circostanza che aveva un figlio di nome Giovanni Battista, oltre Cristina e Monica. Gli uomini, a differenza delle donne, quando raccontano non ‘ricamano’ e sono sinceri, quasi disarmanti nella loro totale spontaneità e semplicità.
Luigi era convinto che forse per ‘aiutare’, ma non è il termine adatto, le figlie era rimasto un poco con le mani legate: «La nostra professione non è solo difficile, ma spesso incostante».
Io mi limitai a fargli presente che poteva anche essere che le figlie per non lasciarlo solitario artisticamente, e non solo, potevano aver fatto anche loro importanti sacrifici. Si limitò a ribattere che quello era il modo di interpretare la vita di ‘don Mario’: «...per cui sto dando ragione a lui, non a te». In effetti aveva ragione : la forza di mio padre era sempre quella di mettersi sempre nei panni di entrambi i contendenti ‘aver ragione non significa automaticamente essere ragionevole’.
Carissimo amico Luigi non ho potuto esserci al tuo commiato da questa vita, ma la spiegazione - che tu saprai a tempo debito e che non ritengo giusto mettere in piazza o portare…a teatro - sarà mia cura fartela comunicare dagli amici che ti hanno preceduto e con cui sono in continuo contatto.
Questi amici da domani ti daranno sempre ragione e ti accompagneranno nella tua abitazione dove è già pronta una targa: Luigi Angiuli, scrittore, regista, attore. Diplomato in Arte della Recitazione. Dottore in Scienze e Tecniche delle Arti, della Musica, della Moda e dello Spettacolo. Laurea H.C. in Entertainment Science. Premio Mediterraneo 2006 per l’impegno nel teatro pugliese. In arte dal 1956.
Col tempo capirai che dalle tue parti tutti hanno ragione, per cui rimpiangerai i momenti in cui dovevi cimentarti con tutti coloro che volevano darti torto, e scusa il bisticcio di parole…’te ne farai una ragione’.
Come hanno dovuto farsene una ragione presidenti, re, imperatori, papi, attori, scrittori, registi e gente comune, anche tu hai potuto appurare che, la ‘signora’ che ti ha preso, non fa sconti o condoni a nessuno... lei recita a soggetto unico. Di una cosa sono certo: i tuoi nuovi compagni di avventura ti faranno replicare all’infinito il ruolo di Creonte, da te magistralmente interpretato verso la fine dello scorso anno. La vera arte ha un premio che si chiama eternità.