Trony è fallita, lavoratori a rischio in Puglia

LECCE - È ufficialmente fallita la società DPS che gestisce “Trony”, uno dei marchi più famosi in Italia per la vendita al dettaglio di elettrodomestici, hi-fi e prodotti di telefonia. A livello nazionale 500 famiglie, fino ad oggi appese a un filo di speranza, saranno costrette a fare i conti con la dura realtà di un’azienda che non c'è più. Nel Salento, sono a rischio 50 posti di lavoro, tra Gallipoli, Casarano, Presicce e San Cesario. Da sabato scorso, tutti i negozi della catena, sono chiusi.

In Puglia, solo uno dei tredici punti vendita Trony è rimasto aperto, grazie al fatto che la sua proprietà è rimasta a Vertex. Per queste ragioni, domani, martedì 20 marzo, alle ore 10.30, la Uiltucs di Lecce ha organizzato un sit-in di protesta a Gallipoli, presso il punto vendita Trony nella Galleria Famila (ingresso della statale 101 Gallipoli-Lecce).

“La situazione attuale è che i lavoratori stanno comunque maturando la retribuzione non avendo ricevuto ad oggi la lettera di licenziamento. Pertanto, a livello nazionale, verrà chiesto un incontro con il curatore fallimentare, ma in parallelo noi sollecitiamo un incontro con le istituzioni regionali”, spiegano Antonella Perrone, segretario generale Uiltucs Lecce e Antonio Palermo, componente della segreteria del sindacato. La speranza è che ci siano nuovi imprenditori che possano subentrare alla Dps, riaprire i negozi e rilanciare il marchio Trony.

“Trony è la prima vittima – sottolineano Perrone e Palermo – ma questa è una crisi di settore acuita dall’arrivo del commercio on-line. Una crisi che parte dal 2015, quando le vendite retail di elettronica hanno iniziato a calare come il fatturato di Dps Group che, dopo aver toccato l’apice di 237 milioni solo due anni prima, è sceso di 40 milioni. Quindi via a riduzione di personale e razionalizzazione delle vendite fino al punto di essere costretta, nel luglio 2017, a far scattare la procedura di liquidazione e la cessazione in affitto dei negozi alla Vertex di Aldo Piccinno, figlio di Antonio, che operava nello stesso settore e che aveva chiuso il 2016 con ricavi per oltre 17 milioni. Ma in ottobre anche Vertex è stata costretta a limitare il proprio raggio d’azione”.

L’auspicio della Uiltucs è che “le istituzioni regionali convochino al più presto un incontro per capire quali scenari potranno presentarsi, nella speranza che si possano trovare soluzioni occupazionali per i lavoratori salentini e pugliesi e non la semplice trafila burocratica per il recupero delle spettanze”.

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